Dopo la caduta dell'Impero Romano gli spettacoli
teatrali furono vietati dalla Chiesa, giudicati licenziosi e
corruttori Solo dopo l’anno mille timidamente si tornò alle
rappresentazioni. Queste erano di carattere sacro: durante la
Settimana Santa, nelle chiese veniva messa in scena la
Passione di Cristo. Come memoria del recitante, furono
poeticamente messi in musica e cantati brani del Vangelo. Le
strofe finirono per creare piccoli drammi liturgici. Nacque la
liturgia drammatica e il dramma liturgico, quindi i Miracoli e
i Misteri, fino agli " autos sacramentales" (il portoghese Gil
Vincente e successivamente Calderon de la Barca). Iniziarono
ad operare varie confraternite recitanti, dapprima nelle
chiese e poi sugli spazi esterni antistanti la chiesa stessa.
Messi al bando dalla chiesa, prima del 1000 d. C., gli
attori scomparvero (furono scomunicati gli attori, le loro
famiglie e i loro discendenti). Rimase ad operare qualche mimo
o saltimbanco. Con la timida rinascita del teatro riapparvero
per le strade giullari e mimi (d'antica origine atellana). Non
basandosi su dei testi, questi cantastorie improvvisavano, e
questa forma di teatro fu chiamata "all'improvviso". Con la
pratica e la sua diffusione nelle corti e nelle piazze, in
Italia si arrivò dalle Atellane alla vera Commedia dell’Arte.
Quest’ultima, varcando ogni confine, si diffuse in tutta
Europa, ottenendo un grande successo perdurante per diversi
secoli.
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