Il seicento è considerato il secolo del teatro. Abbiamo
visto quello spagnolo, fondato sull'asserzione di valori
etici, che non si basava sulle regole aristoteliche. Al
contrario quello francese di Corneille, Racine e Molière. In
Inghilterra vediamo fiorire il teatro chiamato “elisabettiano”
di Marlowe e Shakespeare.
In Inghilterra, vengono
adibiti i primi spazi pubblici per il teatro. Inizialmente
sono dei semplici saloni adattati, ma viene segnato il punto
per la recitazione degli attori con una banchina e un tetto
sorretto da due colonne. Il fondo del tetto veniva dipinto di
celeste, che veniva chiamato, perciò, "cielo" (questo termine
viene ancora utilizzato per indicare i teloni alti che
riquadrano la scena). Dal cielo venivano calate alcuni tipi di
attrezzature, mentre altre venivano portate in scena dalle
quinte o dalle aperture laterali, utilizzando delle rotelle.
Non esisteva il sipario. Shakespeare fondò il teatro
“Globo”, una struttura, però, ancora in legno e a cielo
aperto. Nel XVII secolo, invece, in Italia vengono
costruiti i primi due teatri che faranno poi da modello a
quelli europei: il Teatro della Fenice a Venezia e quello
Farnese a Parma (1618-19).
Christopher Marlowe
(Ospringe, febbraio 1564 – Londra, 30 maggio 1593) visse
soltanto 29 anni, ma nella sua pur breve vita, riuscì a
lasciare traccia di se stesso nel teatro e nella poesia. Morto
in circostanze misteriose, il suo contributo maggiore fu quel
blank verse, che sviluppò nella misura tale da essere, poi,
adottato dallo stesso Shakespeare. Il suo carattere estremo e
straripante, lo portò a comporre opere in cui i personaggi
vivevano dirompenti sentimenti e bramosie: di potere (come nel
Tamerlano il grande I e II, e nel Faustus), o di
una eccessiva sensualità (Edoardo II).
Tutto il genio del
teatro di tutti i tempi sembra concentrarsi in William
Shakespeare (Stratford-upon-Avon,
battezzato il 26 aprile 1564 – Stratford-upon-Avon, 23 aprile
1616), autore dall’immane capacità di sovvertire le regole del
tempo, e contemporaneamente, come un faro, segnare il percorso
per i posteri. Di lui si sa poco, ma la sua opera segna un
crinale che cambia la storia del teatro. La sua opera e i suoi
personaggi. E’ stato rilevato come nessuno dei suoi personaggi
sia trascurato nell’approfondimento caratteriale. In realtà ci
troviamo davanti a uomini studiati e approfonditi con capacità
camaleontiche. Shakespeare si cala nella psicologia di ogni
suo elemento, la studia, la plasma, e ne dà un profilo
assolutamente veritiero. Questo è dimostrato dal fatto che,
nelle sue tragedie, non vi è mai una figura così astratta da
non avere un punto debole, un difetto o un lato sbagliato, al
contrario un ladro cosi' cattivo da non poter addurre a
propria discolpa qualche positività, qualche diritto alla
comprensione da parte del pubblico. E la realtà è che egli non
forgia manichini o maschere, ma, come abbiamo detto, esseri
umani, che espongono il proprio mondo interiore affollato di
sentimenti, pensieri ed emozioni, a volte anche
contraddittori, inspiegabili al personaggio stesso. Egli fu
un genio per molti aspetti: il lessico, l' oratoria, gli
spunti vitali nelle discussioni, l’intensita' poetica,
creatore di trame ed azioni, la teatralita' dei testi.
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