Se agli inizi
dell’Ottocento inglese sulla letteratura teatrale operano
autori come Shelley, John Keats, Byron ed altri,
i loro testi, a causa del grande successo della letteratura e
del romanzo in Inghilterra, furono relegati alla lettura più
che alla messa in scena. A partire della seconda metà del
secolo, in età vittoriana, con gli impetuosi venti del
romanticismo e l’apertura ai nuovi ideali del neoclassicismo,
il teatro inglese riprende vigore, anche grazie ad autori
come, ad esempio, Oscar Wilde. Nato in Irlanda, quest’ultimo
ottenne il successo proprio lavorando a Londra. Le sue opere
fanno scandalo, colpiscono il mondo borghese nelle sue
espressioni più intime. Oscar Wilde introduce in Inghilterra
il society drama, già affrontato in Europa da Henrik
Ibsen, trattandolo con leggerezza nel mondo austero del
periodo vittoriano. Tra le sue commedie più importanti vi
sono: L'importanza di chiamarsi Ernesto, Il
ventaglio di Lady Windermere del 1892, Una donna senza
importanza del 1894, Un marito ideale del 1895 e il
dramma Salomè del 1891, dai molteplici significati
religiosi. Il society drama o dramma sociale,
ottiene in Inghilterra un certo successo sul finire del
secolo, trovando diversi autori, anche se non dell’importanza
di Wilde. Tra questi rileviamo Arthur Wing Pinero, autore di
farse ma anche di drammi sulla società contemporanea di allora
(The Second Mrs Tanqueray del 1893 o His House in
Order del 1906), e Henry Arthur Jones, suo concorrente,
che iniziata la sua carriera con i melodrammi, finirà per
interessarsi anche del dramma borghese. Numerosissimi gli
autori teatrali inglesi di minor successo, che attestano,
comunque, la rapida diffusione del genere teatrale, come:
Harley Granville Barker, il premio Nobel John Galsworthy,
William Stanley Houghton e Harold Brighouse. Da citare in
particolare abbiamo, naturalmente, il genio dell'irlandese
George Bernard Shaw. Nato come critico teatrale, affrontò il
mestiere d’autore impegnandosi in diversi generi. Scrisse ben
sessantasei drammi, più o meno mescolati delle sue idee
socialiste, trattando dai temi religiosi e politici fino alla
satira sociale ( Candida, La professione della signora Warren,
Cesare e Cleopatra e Il maggiore Barbara). La sua opera più
famosa è, e rimane, Pigmalione
(ispirato ad
Orazio), da cui fu tratto il celebre musical, e,
successivamente il film My Fair Lady.
Collateralmente si ha il risveglio della coscienza
nazionale in Irlanda. Con autori quali Synge, Yeats, O'Casey,
comincia il lungo cammino verso l’indipendenza. Ad essi fanno
seguito Noel Coward (Cavalcade), Fry, Osborne (A lei,
Wellington) e, soprattutto, Thomas Eliot con il suo
“Assassinio nella cattedrale” (a memoria dell’assassinio di
Tommaso Moro, Arcivescovo di Chanterbury). Essi danno il via
ad una nuova tipologia drammatica e lirica, che si rifà al
teatro antico.
Nonostante, le caratteristiche
architettoniche del teatro elisabettiano, nell’Ottocento si
diffonde in Inghilterra il
teatro all'italiana. La scenotecnica fa grandi passi in
avanti. Semplificati molti marchingegni scenografici, è
l’illuminotecnica teatrale a rinnovarsi totalmente: vengono
introdotte le lampade a petrolio (nel 1817), che, pur nel
costo elevato e il cattivo odore, permette una regia
centralizzata delle luci, Nasce così il buio totale a comando,
prima impossibile, e il limelight, l’antenato dell’occhio di
bue (il singolo fascio di luce direzionabile) e dei riflettori
in generale. Nel 1843, con il Theatre Regulation Act,
che sostanzialmente abrogava il
divieto di costruire edifici ad uso spettacolo in
città, si iniziò ad edificare a Londra molte sedi teatrali,
tanto che dalle dieci sale presenti nel 1800 si passò alle 45
nel 1900. Per invogliare la frequentazione del teatro da parte
delle classi agiate, i teatri si abbellirono di interni di
lusso raffinatissimo (come l'Haymarket, il Lyceum o il Prince
of Wales Theatre). Si definisce, inoltre, la figura dell'attore-capocomico-impresario
teatrale, ambitissima dai lavoranti del teatro. Molti di
questi “superuomini” ottennero titoli regali come Sir o
Dame.
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