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Sommario

 
 

 BREVE STORIA DEL TEATRO

Introduzione e
definizioni di Teatro

La rappresentazione del divino nei riti primitivi
Ai primordi del Teatro Greco
Nascita della terminologia teatrale
Costumi e maschere del teatro greco
I protagonisti del Teatro greco
…e la Commedia?
Il Teatro romano
Autori romani
Il Teatro medievale
Il Teatro rinascimentale
Altri autori rinascimentali
La commedia degli Zanni
Il Teatro seicentesco spagnolo
Il Teatro elisabettiano
Il Teatro classico francese
Il Teatro del Settecento in Italia
Il Teatro del Settecento in Germania
Il Teatro dell’Ottocento in Francia
Il Teatro dell’Ottocento in Inghilterra
Il Teatro dell’Ottocento in Italia
Tra Ottocento e Novecento in Italia
L’alba del XX secolo in Italia
Il teatro contemporaneo del Novecento
Nella seconda metà del Novecento

 
 
 
 

 

 

 
 
 
 
   

 

 
  Breve Storia del Teatro
L’alba del XX secolo in Italia
 
23/25
 


Il teatro, per lo più, era presente solo nelle grandi città, dove attori importanti come Zacconi e la Duse portavano al pubblico italiano Ibsen e Tolstoi.
Appaiono autori come il poliedrico Gabriele D'annunzio ( La figlia di Jorio, La citta' morta, Francesca da Rimini), dove il teatro, come altre sue forme espressive, si colora di decadentismo e contemporaneamente si collega al gusto liberty che domina i suoi tempi. Tra i contemporanei citiamo Chiarelli (La maschera e il volto), Rosso di San Secondo, Niccodemi e Fraccaroli. Il panorama dell’offerta teatrale diventa sempre più vasto. Si passa dal Feyedeau ( Una dozzina di rose scarlatte, Da giovedì a giovedì, e altre) di Aldo de Benedetti, alla ricerca futurista e d’avanguardia di Marinetti e Anton Giulio Bragaglia. Ricordiamo anche Diego Fabbri e Ugo Betti (Corruzione a Palazzo di Giustizia).

E poi Pirandello, con cui il dramma borghese diventa dramma psicologico.
Luigi Pirandello (Agrigento, 28 giugno 1867 – Roma, 10 dicembre 1936) diventa conosciuto in tutto il mondo proprio grazie al teatro. In esso travasa tutta la sua visione morale della società. Lo chiama il teatro dello specchio. Egli lo costruisce affinchè lo spettatore, come in uno specchio, si riconosca all’interno dell’azione, nei personaggi e nell’ipocrisia propria della società borghese d’inizio secolo. E’ considerato come uno dei grandi drammaturghi del XX secolo. Ha vinto il Nobel per la letteratura nel 1934. La motivazione recita: “
Per il suo coraggio e l'ingegnosa ripresentazione dell'arte drammatica e teatrale”.

La sua opera può essere divisa in tre fasi:
Prima fase - Il teatro siciliano
Seconda fase - Il teatro umoristico
Terza fase - Il teatro nel teatro

Prima fase - In questa fase Pirandello, ancora alle prime armi nel teatro, crea delle opere in dialetto siciliano, che egli ritiene più vivo ed immediato della lingua italiana.
Seconda fase - Crescendo, l’autore si allontana sempre più dal verismo per approdare al decadentismo. E’ il teatro dei paradossi (se vogliamo umoristici) in cui egli frantuma le certezze e le ipocrisie della società, per approdare alla sua visione relativistica della realtà, dove scoprire la dimensione vera della vita, superando ogni maschera sociale.
Il “Teatro dello specchio”, fa riflettere, e ci spoglia di ogni consuetudine, denudandoci da ogni maschera che nasconde l'ipocrisia.

Terza fase - Riprendendo una tecnica teatrale di Shakespeare, il palcoscenico multiplo, egli vuole sorprenderci, sovvertendo ogni regola di messa in scena. Con il suo “teatro nel teatro”, egli parla alle orecchie ma anche agli occhi. Il teatro pirandelliano si fa vita davanti allo spettatore coinvolto dall’azione scenica. Crolla, così, il concetto della “quarta parete”, che divide l’attore dal pubblico. Quest’ultimo, nel teatro, non è più passivo: la sua vita e quella degli attori si fondono, facendo diventare scena anche la platea del teatro.

Se il teatro dannunziano e pirandelliano furono ambedue legittimati dal fascismo, durante il ventennio non si sviluppò un teatro di regime significativo dell’ideologia stessa del fascismo. Due sono, concretamente, le nuove espressioni dell’epoca: il teatro dei telefoni bianchi di di Aldo De Benedetti e il teatro di varietà, ambedue di svago e divertimento per il pubblico. Se il ceto medio borghese preferiva assistere alle rappresentazioni della commedia di costume, quella che fu poi denominata «delle rose scarlatte», o del teatro dei «telefoni bianchi», basato più che altro su trame costruite sul classico triangolo amoroso, il vero teatro delle masse fu il varietà, che ebbe vita anche oltre la stessa seconda guerra mondiale e confluirà nel cinema e, soprattutto negli spettacoli televisivi. Con le sue sfarzose scene, le musiche, la bellezza delle ballerine, ma, soprattutto, le impertinenti battute degli attori comici, praticamente impossibili da mettere sotto censura, e che trattavano argomenti su spunti derivanti dalla cronaca e dall’attualità, il varietà si impose proprio come fenomeno di massa, dando, se vogliamo, una imprevedibile versione della commedia e del teatro dell’Arte. D’altra parte, contemporaneamente, trionfavano il teatro dialettale e le farse alla De Filippo, sostanzialmente sul modello del vaudeville e della pochade francese.

   
 
   
   
 
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