Il Novecento in campo
teatrale si apre con due rivoluzioni: quella dell’attore e
quella del regista. Fino al XX secolo il teatro era stato
il campo degli autori, mentre l’attore era, di volta in volta,
secondo la soggettività dell’interprete.
Il teatro
della parola trova adesso la centralità dell'attore, strumento
della comunicazione tra autore e spettatore, trasformandosi
nel teatro dell'azione fisica, del gesto, dell'emozione
interpretativa dell'attore. Con
l’inizio del secolo si aprono vere e proprie scuole di teatro.
con il lavoro teorico di Adolphe Appia, Gordon Craig,
Erwin Piscator e Kostantin Sergeevič Stanislavskij e dei suoi
allievi Vsevolod Emil'evic Mejerchol'd. Poiché le capacità
interpretative dell’attore vengono esaltate, ne nasce una
figura che ne fa da contrappeso: quella del regista. Tra i
primi registi a trovare notorietà vi sono: l'austriaco Max
Reinhardt, fondatore del Deutscher Theater e inventore del
teatro da camera; il francese Jacques Copeau e l'italiano
Anton Giulio Bragaglia.
Lo spettacolo teatrale
all’inizio del ’900 si divide in messa in scena,
interpretazione (la forma) e opera drammatica (il contenuto).
La messa in scena trova tutti i suoi protagonisti: la regia,
l'interpretazione dell’attore, la scenografia,
l'illuminotecnica, la musica. Contemporaneamente, se il teatro
si arricchisce di nuove qualità artistiche, salgono alla
ribalta operatori come il minimalista Gordon Craig che nega
apporti dalla letteratura, dalla pittura e dalla musica,
basando il proprio teatro sull'"anima delle parole", e cioè
parola, gesto, linee e colori e nient’altro.
Le
avanguardie storiche, come il Futurismo, il Dadaismo e il
Surrealismo, producono nuove forme di teatro, dove l’autore
artista modella l’opera ma anche la sua messa in scena. Tra
tutti citiamo: il teatro della crudeltà di Antonin Artaud e la
drammaturgia epica, politica e didattica di Piscator
(direttore del Teatro Proletario di Berlino) e Bertolt
Brecht. Proprio in Germania, durante la Repubblica di Weimar,
sulla base degli ideali comunisti e dei riferimenti
bolscevichi (basta pensare al poeta rivoluzionario russo
Vladimir Majakovskij), ebbe molta libertà la sperimentazione.
Tra gli autori, oltre i già citati Piscator e Brecht, va
sottolineato Ernst Toller esponente di spicco del teatro
espressionista tedesco. Nel teatro spagnolo del primo
dopoguerra emerge il poeta drammatico Federico Garcia Lorca
(1898-1936) con
“La casa di Bernarda Alba”, di ampia risonanza. Nel 1933 fece
rappresentare la sua tragedia
Bodas de sangre
(Nozze di sangue), ma non andò molto oltre perché trovò la
morte a Granada ad opera delle milizie franchiste.
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