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Sommario

 
 

 BREVE STORIA DEL TEATRO

Introduzione e
definizioni di Teatro

La rappresentazione del divino nei riti primitivi
Ai primordi del Teatro Greco
Nascita della terminologia teatrale
Costumi e maschere del teatro greco
I protagonisti del Teatro greco
…e la Commedia?
Il Teatro romano
Autori romani
Il Teatro medievale
Il Teatro rinascimentale
Altri autori rinascimentali
La commedia degli Zanni
Il Teatro seicentesco spagnolo
Il Teatro elisabettiano
Il Teatro classico francese
Il Teatro del Settecento in Italia
Il Teatro del Settecento in Germania
Il Teatro dell’Ottocento in Francia
Il Teatro dell’Ottocento in Inghilterra
Il Teatro dell’Ottocento in Italia
Tra Ottocento e Novecento in Italia
L’alba del XX secolo in Italia
Il teatro contemporaneo del Novecento
Nella seconda metà del Novecento

 
 
 
 

 

 

 
 
 
 
   

 

 
  Breve Storia del Teatro
Autori romani
 
9/25
 


Giunto a Roma dall’Umbria, Tito Maccio Plauto (in latino: Titus Maccius Plautus o Titus Maccus Plautus - Sarsina, 250 a.C. circa – 184 a.C.), si impegnò, almeno inizialmente,  nella rappresentazione delle Atellane. Si narra che abbia composto centotrenta commedie, ma di esse sono in nostro possesso solo ventuno. Egli era solito visitare spesso i mercati, dove incontrava gente del popolo, come gli schiavi, i soldati, le prostitute, conoscendone il carattere e i problemi degli stessi. Facendo base su questi risultava più veritiero e accattivante per gli spettatori. I suoi lunghissimi prologhi, sul tema della commedia, erano vere e proprie conferenze indirizzate alla plebe romana.
Plauto, pur nella grande capacita' di dipingere i personaggi, s’interessava, soprattutto, dell’intreccio, dei colpi di scena, i qui pro quo, della storia stessa, cercando, oltre che divertire, di catturare l’interesse e l’attenzione costante degli spettatori.
I dialoghi erano esposti con termini di autentica origine latina; musica e canto erano piacevolmente inseriti.

Publio Terenzio Afro (in latino: Publius Terentius Afer - Cartagine, 190-185 a.C. circa – 159 a.C.) nacque a Cartagine ed arrivò a Roma come schiavo del senatore Terenzio Lucano. Successivamente affrancato per la sua intelligenza e la sua “bellezza”, assunse il nome di Publio Terenzio Afro.
Autore latino fra i primi ad introdurre il concetto di humanitas, (distintivo del Circolo degli Scipioni), Terenzio scrisse sei commedie (Andria, Hecyra, Heautontimorumenos, Eunuchus, Phormio, Adelphoe), che vennero rappresentate a Roma dal 166 a. C. al 160 a. C. Morì a 26 anni, nel 159 a.C., in un viaggio verso la Grecia e il Medio-oriente.
Tenendo conto che
il mestiere del teatro era ritenuto indecente per un civis romano, a differenza di Plauto, sostenuto principalmente dalla plebe, Terenzio era maggiormente gradito all’alta nobiltà romana. Ovviamente, dato, l’esiguo numero di nobili, Terenzio non godè mai di un vasto successo. Dimenticato per molto tempo, fu riscoperto nel Rinascimento. Fu preso a modello da autori quali Racine e da Diderot.

Tra gli autori romani ricordiamo Seneca (266 d. C.), tragediografo. Le sue opere differenziavano da quelle ispiratrici greche per la struttura piuttosto complicata, forse caratteristica della tragedia romana. Tra le sue opere vi sono: Ercole, Agamennone, Tieste. Medea ed Edipo. Stranezza storica, nessuna delle sue tragedie fu mai rappresentata a Roma.

   
 
   
   
 
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