di Paolo Pantani
Purtroppo, nella vita di un essere umano può capitare di essere colpito da una tragedia. Non ho scritto più articoli da diversi anni, ho preferito dedicarmi agli affari correnti, come conquistare risorse, costruire partenariati, mettere in campo strategie vincenti in ambito strategico Mediterraneo e partecipare agli incontri nelle aule parlamentari per alleviare il divario Nord Sud e mostrare i risultati raggiunti, una piccola pietra è stata posta. È stato un ottimo lavoro. La situazione politica, nel frattempo, si è evoluta verso la cupa prospettiva di una autonomia differenziata per le regioni del Centro Nord. Sarebbe una vera e propria catastrofe definitiva per il Sud del nostro paese. Chi scrive ha condotto una battaglia per stabilire la verità incontrovertibile sulla vicenda del Banco di Napoli, il quale è stato ingiustamente affossato e distrutto. Volevamo una commissione parlamentare di inchiesta monotematica sul Banco di Napoli, la commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario, presieduta da Pier Ferdinando Casini ha chiuso i suoi lavori con l’accordo tacito di tutti di non parlare affatto. Silenzio fragoroso da parte di tutti, partiti, giornali, media, sindacati, associazioni di categoria. Quale è la conclusione? Ho riflettuto molto. È già successo per l’azzeramento produttivo di quasi tutto il tessuto industriale delle nostre regioni, come l’ Ansaldo, la Italtubi di Torre Annunziata, la Italsider di Bagnoli, la Dalmine, la Alfa Sud, la Fiat di Termini Imerese, la Italtrafo, la Mecfond, l’ATI, la Whirpool, per non parlare delle eterne incompiute, come il completamento del Centro Direzionale di Napoli, della rete metropolitana di Napoli, dell’aeroporto internazionale di Grazzanise, della realizzazione del Ponte di Messina, il mancato polo aeronautico, malgrado il clima favorevole e la storia del Sud, eccetera, eccetera. Neanche una sede dell’ICE, Istituto Italiano per il Commercio Estero, è stata concessa al Sud, solo Roma e Milano, altra battaglia seguita da me e persa, malgrado la presenza opportuna di un Ministro degli Esteri napoletano Luigi di Maio, ho preferito chiedere al Caro Amico Stani Napolano di intervenire lui al convegno in una aula parlamentare della Camera dei Deputati con i rappresentanti delle piccole e medie imprese del Mezzogiorno. Così era testimone anche lui del blocco istituzionale e politico di ogni provvedimento a favore del Sud, il Ministro degli Esteri Di Maio non partecipò nemmeno, era troppo impegnato. Questo è lo stato dell’arte, ho preferito, come dicevo, dedicarmi agli affari correnti, almeno si lavora sugli obiettivi intermedi, concreti, misurabili e immediati, “primum vivere deinde philosophari”. Naturalmente sempre attinenti alla traccia delle strategie macroregionali mediterranee, l’esatto opposto delle autonomie differenziate.
Questo è lo stato dell’arte, adesso incombe il tema politico della autonomia differenziata, CHE FARE? Eterna domanda. Ho riflettuto molto, è di poco tempo un video di Corrado Augias che fa l’elogio all’oblio della Questione Meridionale, finalmente qualcuno che dice qualcosa e che dice? Visto che è irrisolvibile, dimentichiamola, non ne parliamo più, ”scurdammece ‘o passato”. E che facciamo? Dice Augias, guardiamo al futuro, ma quale futuro c’è riservato per noi? Non è data risposta. È stata una “lectio magistralis” molto significativa.
Anche Leòn Gambetta, statista francese, di padre genovese, diceva quasi la stessa cosa: ”pensarci sempre, non parlarne mai”. Diceva sempre questa frase in seguito alla catastrofica sconfitta di Sedan dell’esercito francese nella guerra franco-prussiana del 1870. Sconfitta che aprì per noi la presa di Roma dei bersaglieri. Con questo aforisma, Gambetta intendeva dire pensare alla rivincita doveva essere un impegno costante di ogni francese ma essere inserito in profondità nei loro cuori, per farlo sedimentare meglio, per poter poi essere tirato fuori al momento giusto, che per la Francia verrà l’11 novembre 1918 con la vittoria sull’impero germanico e il disfacimento di quest’ultimo. Il “non parlarne mai” è altrettanto importante, perché in tal modo si riesce a dare al nemico il senso che certe offese incredibili siano state dimenticate o comunque, in qualche modo attenuate nella memoria collettiva, affinché si possa indurre il nemico ad abbassare le proprie difese e renderlo più vulnerabile. Il “pensarci sempre” è fonte di continui spunti e suggestioni nuove. Care Amiche e Amici questa è una guerra, la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi, diceva Von Klausewitz.
Perciò bisogna essere attenti, misurati, calmi e determinati. I rapporti di forze sono favorevoli, hanno solo l’8% dell’elettorato, come ricorda giustamente Mara Carfagna.
Tutto quello che si può fare, come ad esempio la raccolta di firme per la difesa della costituzione, si farà.
Una cosa non si può fare, negoziare con il ministro delle riforme Calderoli una resa senza condizioni, come vuole Putin dall’Ucraina. Nel frattempo, in attesa del nostro riscatto, continuiamo con strategie macroregionali e mediterranee, che sono esattamente l’opposto delle autonomie differenziate regionali.