
Con la sua ricerca innovativa sugli scimpanzé nel Parco nazionale del Gombe, Jane Goodall ha sfidato nozioni consolidate sulla natura umana, rivelando capacità cognitive, affettive e sociali negli animali che erano considerate prerogative esclusivamente umane. La sua carriera – iniziata senza formazione accademica formale – ha lasciato un’impronta indelebile nella scienza e nella coscienza ambientale contemporanea.
Nel panorama del Novecento scientifico, Jane Goodall spicca come figura singolare: una “disruptor gentile”, capace non con urla o ribellioni, ma con una paziente insistenza, di alterare i confini della nostra comprensione del mondo animale. Il suo approccio – immersivo, rispettoso, sensibile alle relazioni con la natura – ha riscritto le relazioni fra specie e ha contribuito a una ridefinizione del “noi” umano.
Origini e stratagemmi del percorso
Valerie Jane Morris-Goodall nacque il 3 aprile 1934 a Londra. Fin da bambina, il suo amore per gli animali l’accompagnò in un mondo che stava ancora rigidamente separando l’uomo dal resto del regno animale. Pur senza una formazione scientifica formale, coltivò una passione che divenne missione.
La svolta giunse grazie all’incontro con il paleoantropologo Louis Leakey, che intuì che la chiave per capire l’evoluzione umana poteva passare proprio dallo studio dei primati viventi. “Studia gli scimpanzé per me”, le disse, affidandole un compito inedito: penetrare i comportamenti segreti di esseri apparentemente “vicini” a noi.
Nel 1960, Goodall si trasferì in Tanzania, nella riserva del fiume Gombe (oggi Parco nazionale di Gombe Stream), dove avviò uno degli studi più importanti della primatologia moderna.
Rivoluzioni silenziose: cosa cambiò la scienza
Le sue osservazioni sul comportamento degli scimpanzé sovvertirono due assunti dominanti: che gli animali non avessero cultura propria e che l’uso di strumenti fosse prerogativa esclusiva dell’uomo.
- Durante le sue sessioni sul campo, Goodall vide uno scimpanzé impiegare steli di erba per estrarre termiti dal nido: un vero e proprio uso di utensili.
- Introdusse la pratica di dare nomi agli animali anziché etichettarli secondo codici numerici: una decisione che potenziava, anziché negare, la relazione affettiva e l’intelligenza sociale.
- Monitoring a lungo termine le permise di documentare comportamenti come la caccia cooperativa, conflitti intergruppo, aggressività interna e strategie sociali complesse che hanno posto in luce analogie profondissime con la natura umana.
- Scoprì inoltre che gli scimpanzé non erano esclusivamente vegetariani: mangiavano altri primati, compivano atti di aggressione e sviluppavano conflitti organizzati.
Queste scoperte cominciarono a smuovere le barriere disciplinari: l’etologia, l’antropologia e la filosofia si intersecarono, mettendo in crisi la separazione rigida fra uomo e animale.
Verso l’attivismo: le metamorfosi di una carriera
Negli anni ’80, Goodall prese consapevolezza dell’urgenza ambientale; la tutela degli habitat divenne parte integrante della sua missione. Un evento emblema fu la conferenza Understanding Chimpanzees nel 1986, che la spinse oltre la mera osservazione, verso un coinvolgimento attivo nella salvaguardia della fauna e dell’ecosistema.
Nel 1977 fondò il Jane Goodall Institute, con sede negli Stati Uniti, per sostenere il lavoro sul campo e promuovere programmi educativi.
Nel 1991 nacque il programma educativo Roots & Shoots (Radici & Germogli), pensato per coinvolgere giovani in attività concrete di conservazione e sensibilizzazione ambientale.
Negli ultimi decenni, la sua voce è diventata ambasciatrice globale per temi quali la crisi climatica, l’etica animale e la biodiversità. Iter trasversali di ricerca, comunicazione e impegno pubblico intrecciarono la sua identità di scienziata e di attivista, in una figura che ha incarnato la connessione fra sapere e responsabilità.
Sempre al margine — eppure al centro
Il percorso di Goodall non fu privo di resistenze. Inizialmente criticata per il suo stile “troppo umano” di osservazione (l’uso di nomi, l’attenzione affettiva), fu accusata di antropomorfismo — un’accusa che rifletteva ansie epistemologiche più che reali limiti.
Eppure, nel corso degli anni, le sue intuizioni si affermarono come pietre miliari della scienza moderna. Ha saputo costruire ponti fra discipline, scuole, generazioni: una presenza “lieve” ma costante, che ha modificato il paradigma con coerenza più che con clamore.
La sua morte, avvenuta il 1° ottobre 2025 a Los Angeles all’età di 91 anni mentre era in tournée per conferenze, segna la fine di un’epoca ma anche l’accensione di una memoria attiva.
L’eredità che si estende
Jane Goodall lascia un’eredità complessa e potenzialmente trasformativa:
- Cambiamento epistemico: ha contribuito a dissolvere confini rigidi tra uomo e animale, proponendo una visione di continuità biologica con diversità invece che con discontinuità.
- Metodologia relazionale: il suo approccio sul campo ha ispirato molte discipline (etologia, antropologia, ecologia) a rivedere le pratiche di osservazione e l’oggettivazione.
- Mobilitazione sociale: radici e germogli hanno formato migliaia di gruppi giovanili in tutto il mondo, facendo di ogni studente un potenziale agente di cambiamento.
- Voce ambientale: il suo richiamo morale all’equilibrio della Terra e alla responsabilità collettiva ha rafforzato narrazioni che vedono la scienza come spazio di cura, affinché la conoscenza non diventi aliena rispetto al mondo vivente.
In definitiva, parlare oggi di Jane Goodall significa riconoscere che la scienza non è neutralità astratta, ma possibilità di relazione con la vita. La sua “disgregazione gentile” ci invita a riconsiderare l’etica e la potenza del silenzio scientifico, come spazio di ascolto e attiva testimonianza.
Approfondimenti recenti
A chiarimento delle problematiche relative al copyright delle immagini.
Le immagini eventualmente riprodotte in pagina sono coperte da copyright (diritto d’autore). Tali immagini non possono essere acquisite in alcun modo, come ad esempio download o screenshot. Qualunque indebito utilizzo è perseguibile ai sensi di Legge, per iniziativa di ogni avente diritto, e pertanto Experiences S.r.l. è sollevata da qualsiasi tipo di responsabilità.







