Una mostra che rappresenta il risultato di un ambizioso progetto di diplomazia culturale

La più grande esposizione di antichità egizie degli ultimi vent’anni apre a Roma. Tesori dei Faraoni, alle Scuderie del Quirinale fino al 3 maggio 2026, racconta il mistero e lo splendore della civiltà del Nilo attraverso oltre centotrenta capolavori, molti dei quali mai usciti dall’Egitto. È il risultato di un ambizioso progetto di diplomazia culturale che rinnova il dialogo millenario tra Italia ed Egitto.

Un ponte tra due civiltà

All’inaugurazione del 23 ottobre, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il segretario generale delle Antichità Egizie Mohamed Ismail Khaled e il direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco hanno illustrato il percorso espositivo, accompagnati dal ministro della Cultura Alessandro Giuli e dal direttore delle Scuderie Matteo Lafranconi.
L’evento segna un momento di rilievo nella cooperazione culturale tra Roma e Il Cairo: un incontro tra due tradizioni che, pur lontane nel tempo, condividono una profonda vocazione alla monumentalità, al simbolismo e alla memoria.

La mostra, curata da Tarek El Awady e prodotta da ALES in collaborazione con MondoMostre e il Supreme Council of Antiquities of Egypt, è sostenuta dal Ministero della Cultura e dal Ministero degli Affari Esteri italiani, con la partecipazione del Museo Egizio di Torino. Si inserisce nel quadro del Piano Mattei per l’Africa, che promuove formazione, cooperazione e valorizzazione del patrimonio culturale come strumenti di dialogo fra i popoli mediterranei.

Una civiltà che ancora parla

L’esposizione raccoglie 130 opere straordinarie, provenienti dal Museo Egizio del Cairo e dal Museo di Luxor: statue monumentali, sarcofagi, gioielli e reperti che attraversano quattromila anni di storia, dalle origini della civiltà faraonica al Terzo Periodo Intermedio.
Tra i prestiti più prestigiosi figura la Triade di Micerino, un capolavoro dell’Antico Regno che raffigura il sovrano affiancato dalla dea Hathor e dalla divinità della regione tebana: un simbolo potente della sacralità del potere.

Il percorso prosegue con il sarcofago d’oro della regina Ahhotep, ornato con la celebre Collana delle Mosche d’Oro, onorificenza militare destinata ai più valorosi guerrieri d’Egitto, e con la maschera funeraria d’oro di Amenemope, esempio mirabile di oreficeria regale del Nuovo Regno. Accanto a questi, il sarcofago di Thuya, nonna di Akhenaton, e la copertura funeraria di Psusennes I testimoniano il raffinato sincretismo di arte, fede e politica che caratterizzò l’Antico Egitto nei secoli della sua massima espansione.

Una sezione speciale è dedicata alla Città d’Oro, la sorprendente scoperta archeologica che ha riportato alla luce un insediamento urbano del regno di Amenhotep III e di Akhenaton. Gli oggetti rinvenuti – utensili, amuleti, ceramiche – restituiscono il volto quotidiano di un popolo che trasformò la vita terrena in un riflesso dell’eternità.

Le sezioni della mostra

Il percorso espositivo si articola in sei sezioni tematiche: il potere divino dei faraoni, la società e la vita quotidiana, la religione, le pratiche funerarie, le scoperte archeologiche più recenti e la rinascita della memoria egizia attraverso la ricerca contemporanea.
Dalle statue di Sennefer, Ramses VI e Thutmose III ai gioielli in oro cesellato, ogni opera evoca la tensione spirituale che ha reso l’Antico Egitto una delle civiltà più durature e complesse della storia umana.

Come in un viaggio nel tempo, il visitatore attraversa il deserto e le necropoli, le corti dei sovrani e i laboratori degli artigiani, fino ai templi dove l’arte e la religione si confondono in un linguaggio comune: la ricerca dell’immortalità.

Roma e il fascino dell’Egitto

Il legame tra Italia ed Egitto affonda le radici nell’antichità. Dopo la conquista di Alessandro Magno e il regno dei Tolomei, la cultura egizia influenzò profondamente l’arte romana: obelischi, sfingi e iscrizioni geroglifiche punteggiano ancora oggi la capitale come echi di un passato condiviso.
In età moderna, l’Egittologia divenne una delle discipline più amate dagli studiosi italiani, culminando nella fondazione del Museo Egizio di Torino nel 1824, secondo per importanza solo a quello del Cairo.

Questa mostra ne rinnova l’eredità, riaffermando la funzione delle Scuderie del Quirinale come spazio di incontro tra culture. Dal Rinascimento a oggi, il palazzo – progettato da Carlo Fontana e affacciato sul colle più alto di Roma – è divenuto un laboratorio permanente di diplomazia culturale.

Un progetto di conoscenza condivisa

Tesori dei Faraoni non è soltanto un evento espositivo: è un vasto progetto educativo e scientifico. Il catalogo, curato dal celebre archeologo Zahi Hawass, accompagna il pubblico in un racconto avvincente che unisce rigore accademico e divulgazione.
La mostra è affiancata da laboratori didattici, visite guidate e percorsi per le scuole, realizzati con il Museo Egizio di Torino, e da un programma di conferenze promosso con il Dipartimento SARAS della Sapienza di Roma, che coinvolge studiosi, archeologi e studenti.
L’obiettivo è costruire un dialogo tra ricerca e pubblico, mostrando come il patrimonio antico possa ancora parlare al presente e diventare strumento di identità condivisa.

Cultura come linguaggio universale

L’ambasciatore d’Italia in Egitto, Michele Quaroni, ha definito l’iniziativa «un esempio concreto di diplomazia culturale capace di superare i confini e unire le persone».
Mohamed Ismail Khaled ha sottolineato che le mostre archeologiche all’estero «sono ponti fondamentali che permettono di valorizzare la creatività e l’ingegno degli antichi Egizi», mentre Fabio Tagliaferri, presidente di ALES, ha ricordato che Tesori dei Faraoni rappresenta uno degli obiettivi più ambiziosi nella gestione delle Scuderie: costruire relazioni internazionali attraverso la bellezza e la conoscenza.

Infine, Matteo Lafranconi ha ribadito il senso profondo dell’iniziativa: «presentare un progetto di massimo prestigio, capace di incarnare i valori universali che da sempre definiscono l’immaginario quirinalizio, frutto dell’incontro tra le grandi civiltà nate sulle sponde del Mediterraneo».

Un dialogo che guarda al futuro

Nell’epoca in cui la geopolitica tende a irrigidire le frontiere, Tesori dei Faraoni riafferma la forza della cultura come spazio di incontro e di conoscenza reciproca.
Tra ori, pietre incise e sguardi scolpiti nella pietra, la mostra racconta una civiltà che non ha mai smesso di parlare. L’Egitto dei Faraoni torna così a Roma, non come eco di un passato remoto, ma come promessa di un dialogo ancora vivo: quello tra l’uomo e la sua eterna aspirazione all’eternità.


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