

Visto il grande successo di pubblico e di critica, la mostra “VALERIO BERRUTI. More than kids”, ospitata a Palazzo Reale di Milano, viene prorogata fino al 30 novembre 2025.
| Proroga fino al 30 novembre la mostra “VALERIO BERRUTI. More than kids”- Palazzo Reale, Milano |
L’esposizione, che segna la prima grande mostra personale di Valerio Berruti a Milano, ha conquistato migliaia di visitatori grazie alla forza poetica e universale del suo linguaggio artistico, capace di parlare a grandi e piccoli attraverso la meraviglia dell’infanzia, intesa come luogo simbolico di libertà, sogno e possibilità.
Promossa da Comune di Milano – Cultura e prodotta da Arthemisia, in collaborazione con Piuma e con il fondamentale sostegno della Fondazione Ferrero, la mostra è curata da Nicolas Ballario e rappresenta un percorso immersivo attraverso le opere più iconiche e significative dell’artista piemontese.

In occasione della proroga della mostra, giovedì 13 novembre 2025 alle 16.00 arte e scrittura si incontrano nel Cortile d’Onore di Palazzo Reale: Fondazione Amplifone il Centro Studi “Beppe Fenoglio” organizzano una speciale Maratona Fenogliana, ispirata al tradizionale appuntamento albese che ogni anno riunisce lettori e appassionati dello scrittore piemontese.
L’evento si inserisce nel palinsesto di BookCity Milano 2025, come occasione di incontro e condivisione per dare voce ai racconti e ai romanzi di uno dei più grandi autori del Novecento italiano, in dialogo con la poetica visiva di Valerio Berruti, artista da sempre vicino alla sensibilità fenogliana.
Durante l’incontro sarà letta l’opera “Pioggia e la Sposa”, accanto alla grande scultura di Berruti esposta nel cortile di Palazzo Reale.
Parteciperanno alla lettura gli ospiti speciali l’artista Valerio Berruti, il Presidente di Fondazione BookCity Milano Luca Formenton insieme alla figlia dello scrittore Margherita Fenoglio.
L’evento è gratuito, e la mostra resterà aperta fino alle ore 22.30.

Valerio Berruti – Profilo
Nato ad Alba nel 1977, nel 2009 partecipa alla 53a Biennale di Venezia dove ha presentato un video, con la musica di Paolo Conte, composto da 600 disegni affrescati. Nel 2011 il suo video Kizuna, esposto al Pola Museum di Tokyo con la colonna sonora appositamente scritta da Ryuichi Sakamoto, è diventato un progetto benefico per la ricostruzione del Giappone dopo la devastazione dal terremoto. L’anno successivo ha vinto il premio internazionale Luci d’artista di Torino e ha realizzato un’opera permanente di land art alla Nirox Foundation di Johannesburg. Nel 2018 inizia a lavorare al cortometraggio animato, coprodotto da Sky Arte, La giostra di Nina con la colonna sonora di Ludovico Einaudi. La grande giostra viene esposta nell’autunno del 2018 nella Chiesa di San Domenico di Alba e successivamente al MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo e alla Reggia di Venaria. Nel 2022 è stata inaugurata la sua opera monumentale Alba, una scultura in acciaio inox bronzato altra oltre 12 metri donata dalla famiglia Ferrero alla Città di Alba, posizionata nella centrale piazza Michele Ferrero, dedicata all’imprenditore albese. A maggio 2024 ha inaugurato Circulating sketch, una personale in Cina nel prestigioso Teagan Space di Youyi Bay, nel distretto di Pechino.

LE OPERE IN MOSTRA
A safe place
Il salvagente è un oggetto che, pur essendo nello stesso mare, può avere significati diversi. Nelle “nostre” coste è un gioco colorato, una ciambella spesso decorata con personaggi dei cartoni animati che in acqua tiene compagnia ai bambini. Basta spostarsi di qualche decina di miglia ed ecco che invece assume un altro ruolo: quello di ultima speranza, di sopravvivenza per chi decide di attraversare il Mediterraneo in cerca di una vita migliore, più felice. In italiano con l’espressione “mischiare le acque” indichiamo qualcosa che ha creato confusione, scompiglio. In questa sala è successo. Qualcosa di inaspettato ha spinto esseri umani nati dalla parte più fortunata del mondo in mezzo al mare. Valerio Berruti ci spinge a diventare naufraghi, a immedesimarci, a capire che solo il caso ha “mischiato le acque” a nostro favore. La colonna sonora della sala è stata composta appositamente da Lucio Disarò, che collabora con Berruti da oltre vent’anni.
Un mondo nuovo
Come nel mito della caverna di Platone, le ombre possono diventare più reali della realtà. E allora il bambino è quello proiettato, che si completa idealmente con l’affresco sul muro, che diventa un vestito? L’arte di Berruti ha quindi la capacità di diventare dinamica grazie alla luce, di abbandonare la bidimensionalità grazie a un’illusione. Questo bambino sembra in attesa di qualcosa, come se gli avessero fatto una promessa. Verrà mantenuta? L’ombra è associata alla dualità tra bene e male, tra ciò che è palese e ciò che è nascosto, tra ciò che mostriamo di noi e ciò che celiamo. Qui questo concetto viene ribaltato: questo bambino ci invita a liberarci delle nostre paure? Ci dice che le nostre ombre sono parte di noi e che un nuovo mondo è possibile se impariamo ad accettarci? Un lavoro monumentale e leggero allo stesso tempo che ricorda Alba, la grande opera permanente installata da Berruti nella sua città.
L’abbraccio più forte
Questa sala è forse un momento di decompressione per la mostra: l’unico dove vediamo un contatto tra i soggetti di Berruti. Questo progetto si chiama L’abbraccio più forte, decine di disegni realizzati nel 2020 e venduti per finanziare l’ospedale di Verduno, che faticava ad aprire i battenti durante il Covid. Grazie a questa operazione, che raccoglie oltre 140.000 euro, Berruti non solo aiuta l’ospedale ad aprire il reparto per i malati di Covid, ma finanzia anche un poliambulatorio mobile, utilizzato ancora oggi per servizi sanitari degli abitanti della zona. Da quelle tavole sono nate due ulteriori opere: una scultura inedita e una video animazione per la quale è stata fatta una open call per musicisti: hanno risposto in più di 100, da ogni parte del mondo. L’abbraccio, come l’arte, è un segno universale. E allora i visitatori di More Than Kids decideranno chi sono questi bambini. Siamo noi? Chi è la persona che vorremmo abbracciare in questo momento?
Nel silenzio
Il grande compositore Karlheinz Stockhausen disse sull’attentato alle Torri Gemelle che si trattava della “più grande opera d’arte possibile”. Naturalmente il suo era un giudizio lontano da ogni avallo a quella cieca violenza, ma riguardava invece la capacità di quel momento di entrare nella mente di ognuno di noi, di diventare un immaginario dal quale nessuno riusciva ad allontanare lo sguardo. Dei calchi dei corpi delle persone morte durante l’eruzione di Pompei del 79 d.C. forse si può dire la stessa cosa. È la bellezza della tragedia. Con queste opere Berruti mette in guardia sull’indifferenza della società verso i cambiamenti climatici, mostrando due bambine in una sorta di ritrovamento archeologico del futuro, due corpi che rappresentano l’umanità arsa dal sole. A Pompei, d’altronde morirono solo le persone che non scapparono, rifiutando di credere a chi cercava di metterle al corrente dell’imminente eruzione. Sta succedendo la stessa cosa? Abbiamo smesso di credere alla scienza? Al centro, la stessa bambina rievoca invece lo spirito di Lilith, demone ribelle e inquieto, cacciata dal paradiso perché si rifiutava di sottostare a un’autorità ingiusta. Qui Berruti sembra raffigurarla in un incubo continuo, che non si può più evitare. La musica che accompagna l’installazione è stata realizzata appositamente dal maestro e polistrumentista Rodrigo D’Erasmo.
Aurora
Ci sono materiali che parlano. Non a voce alta, ma con il tono dolce di chi è sempre stato lì, in disparte, osservando il tempo passare. Il pizzo è uno di questi. Fatto di vuoti e pieni, di fili intrecciati con pazienza, è un tessuto che sa attendere. E nell’attesa, custodisce. Custodisce ricordi che non sapevamo di avere. Basta toccarlo, o anche solo vederlo, per essere catapultati in un’altra epoca, per vederlo indossato o usato dalle nostre nonne. Eppure, a guardarle da vicino queste trame offrono un effetto ottico estraniante, molto moderno, quasi psichedelico. E questa apparente – solo apparente – scelta decorativa viene esaltata dalla semplicità dell’affresco realizzato da Berruti su sacchi di juta. Una tecnica rinascimentale, utilizzata pochissimo ormai, su un materiale apparentemente povero, ma che appartiene alla memoria dell’artista, perché quei sacchi sono quelli delle nocciole che caratterizzano la produzione agricola delle Langhe, la terra in cui Berruti è nato e dove ha scelto di tornare a vivere dopo aver girato il mondo. Entrambe le opere parlano di infanzia: la dolce benevolenza nella prima, il rifiuto dell’autorità in
questo bambino che non vuole stare sull’attenti nella seconda. Entrambe sono parti essenziali dell’infanzia, ma anche dell’età adulta, di ognuno di noi.
Three (parts of) me
Ancora una volta lo stesso soggetto, la stessa bimba, ma con tre acconciature diverse, tre “maschere”, come la tradizione giapponese intende il modo di vivere di ognuno. Il primo volto è quello che mostriamo al mondo, la parte pubblica della nostra personalità: educata, controllata, conforme alle norme sociali. Il secondo volto è quello più privato, che mostriamo alle persone a cui vogliamo bene e che ci vogliono bene, agli amici e alla famiglia. È la nostra parte più autentica, ma ancora moderata. Qui si vedono emozioni più vere, ma con qualche filtro. Il terzo volto è quello che non mostriamo a nessuno. È la parte profonda, spesso nascosta persino a sé stessi. Questa è la vera essenza. I pensieri più segreti, i desideri e le paure, l’identità pura sono dietro questa maschera. Un’installazione che va vista girando intorno a essa. Berruti ci spinge a chiederci quali di questi aspetti della nostra personalità ci influenzino di più.
Out of your own
Questa installazione circolare raccoglie una serie di opere che raccontano un momento semplice e potente: un bambino che scopre la propria ombra. È un incontro silenzioso, quasi magico. All’inizio è stupore: l’ombra lo segue, lo imita, sembra voler giocare. In quel gesto nasce una consapevolezza nuova: non siamo mai davvero soli? Ci sono aspetti che sembrano altro da noi ma che allo stesso tempo non ci abbandoneranno mai? Ma c’è anche un altro svelamento: ogni cosa illuminata dalla luce proietta un lato oscuro. Scoprire l’ombra significa entrare in contatto con ciò che non si vede subito, ciò che è nascosto, profondo, a volte inquietante. Dove c’è luce c’è ombra, dove c’è il bene c’è anche il male. Questa dualità non è una condanna, ma una verità che ci riguarda tutti. Accettare l’ombra – in noi, negli altri, nel mondo – è forse il primo passo verso una forma più autentica di crescita. Come il bambino che, giocando con la propria sagoma, inizia a conoscere davvero sé stesso.
Nel nome del padre
Tutti questi bambini hanno lo stesso volto, ma acconciature diverse. Ognuno di loro rappresenta uno dei conflitti in corso in questo momento nel mondo. Tutti guardano verso la stessa direzione. Chi è la figura che sta evitando gli sguardi e che tutti stanno fissando? È il mondo ormai indifferente a queste guerre, così invaso da immagini di violenza da non far più caso alle atrocità quotidiane? Forse è così che vediamo le guerre. La stessa faccia per ognuna di loro, lo stesso destino. Cambiano solo alcuni futili connotati. La bambina sembra quasi a capo di un esercito stanco al quale lei, affranta, rifiuta di dare ordini. In tutto i soggetti sono 42, come la risposta alla “domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto”, concetto espresso nella serie di romanzi di fantascienza umoristica di Douglas Adams. È come una formula magica, ma nessuno ne capisce il significato: “Ho controllato molto approfonditamente,” dice il super computer chiamato Pensiero Profondo, “e questa è sicuramente la risposta. Ad essere sinceri, penso che il problema sia che voi non abbiate mai saputo veramente qual è la domanda.” E forse in questo periodo buio per l’umanità, più che cercare risposte dovremmo cominciare a porci domande.
La giostra di Nina
Con La Giostra di Nina esplode la naturale predisposizione di Berruti a trasportarci in territori che sono allo stesso tempo memoria e proiezione futura, nella consapevolezza che l’arte è cultura e che questa è attraversamento delle esperienze e della storia di ognuno di noi, che può essere allo stesso tempo orto che germoglia e ghetto che soffoca. Ancora una volta la dualità, dunque. Berruti usa anzitutto passerotti, e non cavalli, dicendoci che è assurdo che persino nelle giostre limitiamo la nostra fantasia cercando di attenerci alla realtà. Perché non possiamo cavalcare degli uccellini? In questa opera, forse la più nota di tutta la carriera di Berruti ed esposta in importantissimi musei, l’artista ci parla dell’infanzia non mostrando i bambini per la prima volta. Sarà il pubblico a completarla. Anche se, guardando la sala da un altro punto di vista, gli uccellini sono scappati. Si sono liberati e decideranno loro se e quando tornare. Il cortometraggio ispirato a La Giostra di Nina vede la partecipazione straordinaria di Ludovico
Einaudi, che ha firmato la colonna sonora originale di questo enorme carillon che parla di libertà, sogni, fantasia.
Don’t let me be wrong
I busti nella storia dell’arte sono un momento di celebrazione, spesso eroica e gloriosa. Ritratti di famiglia esposti a commemorare le gesta di uomini valorosi. Qui Berruti riesce in un cortocircuito: questo enorme busto di una bambina non vuole esaltare una figura o un momento vittorioso, ma l’attimo prima del disastro. Questa figura infatti guarda lontano, verso l’alto. Come se stesse assistendo all’arrivo di una tempesta. Ormai è troppo tardi, non c’è più nulla da fare. Ed ecco che Berruti allora riesce a fissare questo momento tragico, come a dirci che siamo quasi a un punto di non ritorno: se non ci fideremo della scienza, molto presto catastrofi climatiche, che siano esondazioni o siccità, cambieranno la società come la conosciamo. All’interno di questo busto, dentro il quale vorremmo proteggerci, un cortometraggio inedito ci racconta il futuro?
La colonna sonora è firmata da Daddy G (fondatore della band di culto Massive Attack) insieme al suo storico produttore Stew Jackson.
Videoanimazioni
Le videoanimazioni di Valerio Berruti sono opere solo in apparenza semplici, ma in realtà frutto di un processo meticoloso e interamente manuale, realizzate senza l’uso di tecnologie digitali. Ogni animazione nasce da centinaia di disegni eseguiti a pastello a olio e affresco su carta o cartoncino, fotografati uno a uno e montati in sequenza per dar vita al movimento. In mostra cinque fotogrammi originali per ogni video, da Golgota (2005), con la musica di Lucio Disarò, seguito da E più non dimandare (2007), con le note di Joanna Newsom, La figlia di Isacco (2009), esposto al Padiglione Italia della Biennale di Venezia con la colonna sonora originale di Paolo Conte. Seguono Kizuna, con una composizione appositamente realizzata da Ryuichi Sakamoto, Fermati o sole! (2014), con musica di K- Conjog, e Out of your own (2016), musicato da Joan As Police Woman. The singer (2019) è interpretato dalla voce della piccola Nina Berruti, mentre l’opera più recente, Cercare silenzio (2023), è accompagnata da una composizione originale di Samuel Romano ed è stata realizzata per Open Arms.
| Informazioni e prenotazioni T +39 02 892 99 21 www.palazzorealemilano.it www.arthemisia.it Hashtag ufficiale BerrutiMilano Morethankids Biglietti Open € 17,00 Intero € 15,00 Ridotto € 10,00 – € 13,00 Uffici Stampa Arthemisia Salvatore Macaluso sam@arthemisia.it press@arthemisia.it | T +39 06 69380306 Relazioni esterne e Ufficio stampa Arthemisia Camilla Talfani | ct@arthemisia.it Ufficio Stampa Comune di Milano comunicazione.ufficiostampa@comune.milano.it T. +39 02 88450150 |
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