“America”, il ritratto ironico di un’epoca che confonde valore e prezzo

Il celebre water d’oro di Maurizio Cattelan, icona di sarcasmo e di riflessione sul potere e sul denaro, torna protagonista del mercato dell’arte. “America”, il sanitario interamente realizzato in oro a 18 carati, sarà battuto all’asta il 18 novembre da Sotheby’s a New York con una stima iniziale di 10 milioni di dollari.

Quando fu installata nel 2016 al Guggenheim Museum di New York, l’opera di Cattelan fece scandalo e sorridere allo stesso tempo: un oggetto quotidiano, in cui chiunque poteva realmente sedersi, trasformato in simbolo universale della disuguaglianza e del lusso ostentato. Tre anni dopo, il 14 settembre 2019, venne rubata dal Blenheim Palace, la residenza natale di Winston Churchill, dove era esposta in occasione di una retrospettiva dedicata all’artista italiano. Il furto – rimasto in parte irrisolto – contribuì a consolidarne la fama di oggetto-mito, sospeso tra arte concettuale e farsa contemporanea.

Un’opera-specchio dei nostri tempi

Con i suoi 101,2 chili di oro massiccio, “America” non è solo una provocazione scintillante: è una riflessione corrosiva sul potere del denaro e sulla confusione tra valore e prezzo che caratterizza la società contemporanea. “Tutto è cominciato da qualcosa di pratico – ha raccontato Cattelan –: in un museo ci sono molti spazi sacri e solo uno che non lo è mai: il bagno. Ho preso un water vero, l’abbiamo fuso in oro e reinstallato nello stesso posto. Lo ha montato un idraulico, non un curatore. E si puliva con guanti di gomma, non con guanti bianchi di cotone.”

La toilette era perfettamente funzionante, e il Guggenheim invitò i visitatori a usarla come qualsiasi altro bagno del museo: oltre centomila persone si misero in coda per vivere quella che la curatrice Nancy Spector definì “un’intimità senza precedenti con un’opera d’arte”.

Dalla “Fountain” di Duchamp a Cattelan

Per David Galperin, responsabile del dipartimento di arte contemporanea di Sotheby’s a New York, “Cattelan è un consumato provocatore globale” e l’erede ideale di Marcel Duchamp, che nel 1917 aveva esposto un orinatoio come opera d’arte. “America” prosegue quel gesto iconoclasta, portando il cortocircuito fra alto e basso al suo estremo: l’oggetto più banale diventa una reliquia dorata del consumismo, specchio della nostra ossessione per l’apparenza.

Cattelan, nato a Padova nel 1960 e oggi considerato uno dei più noti artisti italiani viventi, ha costruito la propria carriera su opere ironiche e disturbanti. Dalla figura inginocchiata di Hitler in “Him” (2001) – venduta all’asta per oltre 17 milioni di dollari – alla banana attaccata al muro con il nastro adesivo, “Comedian” (2019), che nel 2024 ha raggiunto 6,24 milioni di dollari, fino al celebre “La nona ora” (1999), in cui Papa Giovanni Paolo II è colpito da un meteorite. In ogni caso, Cattelan obbliga il pubblico a confrontarsi con il lato grottesco e fragile del potere, della fede o del denaro.

“Lì siamo tutti uguali”

Dietro l’ironia, “America” è anche un gesto di uguaglianza universale. “Alla fine siamo tutti uguali – spiega l’artista – e lo ricordiamo proprio lì, nel luogo meno nobile e più necessario. Che tu abbia mangiato un hamburger del McDonald’s o una cena stellata Michelin, il risultato non cambia.” È un monito sorridente ma tagliente: nel bagno, simbolo del bisogno elementare, l’uomo ricco e quello povero si incontrano sullo stesso piano.

La coincidenza con l’epoca di Donald Trump – che Cattelan ha sempre considerato un puro caso – ha aggiunto un ulteriore strato di significato: l’oro come linguaggio del potere, la vanità come estetica dominante. L’artista stesso riconobbe le affinità fra il sanitario dorato e gli interni sfarzosi della Trump Tower o i rubinetti placcati d’oro del jet presidenziale.

Un ritorno sul mercato

L’asta di Sotheby’s, parte della “The Now and Contemporary Evening Auction”, segna il ritorno trionfale dell’opera sul mercato dell’arte, dove l’ironia di Cattelan continua a valere cifre da capogiro. Il prezzo di partenza di 10 milioni di dollari, pagabili anche in criptovalute, conferma il ruolo di “America” come icona di un’epoca che misura tutto in termini di mercato, persino la satira sul denaro stesso.

Con questo lavoro, Cattelan non offre una morale, ma un riflesso: una superficie dorata in cui la nostra società, affascinata dallo splendore, finisce per riconoscere se stessa.


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