Cefalù: Convegno nazionale “La campagna di Sicilia del 1943”

Se ne è discusso tanto, ma non ancora a sufficienza. L’intento del Convegno nazionale “La campagna di Sicilia del 1943” è quello di riesaminare criticamente quanto si è scritto sui trentotto giorni che separano il 10 luglio di quell’anno – data dello sbarco in Sicilia – dal 17 agosto, data in cui l’esercito italo-tedesco attraversò lo Stretto di Messina, evacuando l’isola. La revisione della storia di quei trentotto giorni viene proposta in un’ottica che non è solo regionale, ma nazionale e internazionale, e alla luce della documentazione nuova che gli storici vanno rintracciando negli archivi istituzionali e negli archivi della memoria.

Il Convegno “La campagna di Sicilia del 1943” promosso dalla Società italiana di storia militare, si terrà presso la Base Logistico-Addestrativa dell’Esercito Italiano di Cefalù, nei giorni di giovedì 29 e venerdì 30 settembre 2022.

L’incontro storico-scientifico sarà accompagnato dalla mostra fotografica “Foto inedite dello sbarco americano in Sicilia” curata dal Dott. Armando Donato, dal Ten. Col. Ciro Settecasi, dal C.le Magg. Ca. Sc. QS Giuseppe Sferruzza e dal Cav. Sandro Varzi.

Tematiche e problematiche sono state predisposte dal Comitato scientifico, presieduto dal Prof. Virgilio Ilari, presidente della Società italiana di storia militare, e composto dai Dott. Marco Maria Aterrano, Gen. C.A. Carmelo Burgio, Dott. Mirko Campochiari, Prof. Piero Cimbolli Spagnesi, Gen. Isp. Capo Basilio Di Martino, Dott. Armando Donato, Prof. Elina Gugliuzzo, Dott. Francesco Pellegrini, Prof. Giuseppe Restifo, Dott.ssa Mariagrazia Rossi, Amm. Sq. Ferdinando Sanfelice di Monteforte, C.te BLA Cefalù e Siracusa Ten. Col. Ciro Settecasi, Dott. Antonino Teramo e Dott. Fulvio Torrisi.

L’organizzazione del Convegno è il frutto del felice incontro fra competenze e provenienze diverse: non solo, ovviamente, il mondo militare, ma anche quello universitario, quello degli esperti cultori e quello degli abili ricercatori, che si muovono alla esplorazione di nuove fonti e nuovi documenti.

Ai convegnisti del 29 e 30 settembre perverrà l’augurio di buon lavoro da parte del Presidente della Repubblica, on. Sergio Mattarella.

Ai firmatari dell’Appello per un “Protocollo per il ripudio sovrano della guerra e la difesa dell’integrità della Terra”

Cari Amici,

mentre l’Italia sta rotolando verso le elezioni del 25 settembre i maggiori protagonisti della vita internazionale stanno prendendo le loro posizioni in vista del grande confronto planetario che stanno predisponendo per i prossimi decenni. E mentre Putin enuncia a Vladivostok la banale regola dell’economia di mercato secondo la quale senza pagarne il prezzo non si può acquistare un prodotto, e perciò se l’Occidente non vuole pagare il gas russo, di quel gas deve fare a meno, l’ineffabile Ursula Von Der Leyen Presidente della Commissione Europea grida al ricatto e dice che Putin ci ha abituato alle sue sfide e quindi non bisogna neanche starlo a sentire, come se Putin non fosse il capo di un Paese che si estende dalle frontiere occidentali a Vladivostok, ma un capitano reggente della repubblica di San Marino. Intanto la Russia perfeziona le sue alleanze con la Cina e le potenze asiatiche, gli Stati Uniti stringono i legami atlantici con l’Europa e il Giappone, e la Turchia rivendica un’improbabile funzione demiurgica di arbitro tra le due orripilanti fazioni.

Dovremo impiegare le migliori energie per capire il senso di tutto ciò, per estrarne la residua eventuale razionalità, per capire la logica rovesciata di chi programma una lunga guerra mondiale con l’idea insensata secondo cui le armi nucleari rimarranno chiuse nei loro arsenali e non verranno a inquinare le carneficine diversamente prodotte in tutto il mondo per dominare sulle superstiti rovine.

Sembrano anni luce da quando la guerra fredda finì, e dobbiamo perfino rimpiangerla guardando i geni da cui oggi il mondo è governato. Ha il sapore di una nemesi doverlo fare nel momento in cui muore Michail Gorbaciov, che fu l’ultimo Capo dell’Unione Sovietica, la grande antagonista di allora. Si temeva l’apocalisse nucleare che avrebbe concluso quel conflitto, e invece venne fuori la proposta da lui formulata insieme al premier indiano Rajiv Gandhi a Nuova Delhi, di “un mondo libero dalle armi nucleari e nonviolento”. Era il 27 novembre 1986 e i due leader rivendicando di rappresentare oltre un miliardo di uomini, donne e bambini dei loro due Paesi,  “che insieme fanno un quinto dell’umanità intera”, scrissero che “la vita umana è il valore supremo”, che “il mondo è uno e la sua sicurezza indivisibile” e che “Est ed Ovest, Nord e Sud, indipendentemente dai sistemi sociali, dalle ideologie, dalle religioni e dalle razze” dovevano “essere uniti nella fedeltà al disarmo e allo sviluppo”,  garantire  giustizia economica e rinunciare  agli stereotipi “di chi vede un nemico in altri Paesi e popoli”.: una proposta politica di una lungimiranza senza precedenti, che però non fu degnata nemmeno di una informazione dai grandi giornali d’Occidente (fu pubblicata invece dalla rivista “Bozze 87”).

Tre anni dopo, a conferma di questa dichiarazione, Gorbaciov fece aprire il muro di Berlino, che non cadde per nessuna insurrezione popolare ma per una decisione politica che il leader sovietico, interpellato dai dirigenti tedeschi, comunicò loro per telefono, mentre Andreotti salutava l’evento con la celebre battuta secondo cui amava tanto la Germania da preferire che ce ne fossero due invece di una sola felicemente riunificata.

Inutilmente Gorbaciov tentò di negoziare con l’Occidente una transizione pacifica a un mondo ricostruito sulle basi di un’altra etica e di un’opposta cultura politica. I grandi principi di democrazia, di libertà, di rispetto di tutti i Paesi, “grandi e piccoli” in nome dei quali si era giocata la grande partita ideologica della guerra fredda furono traditi, e Gorbaciov commise l’errore di fidarsi dell’Occidente che gli aveva anche assicurato che, sciolto il Patto di Varsavia, la NATO non si sarebbe allargata ad Est “neanche di un pollice” per tener conto degli interessi di sicurezza russi. Tutte le delegazioni occidentali reduci dai negoziati con Gorbaciov registrarono nei loro resoconti questo impegno di cui però si trascurò di dare atto per iscritto in un documento formale.

Gorbaciov pagò il suo errore con la sua sconfitta personale e con la dissoluzione dell’URSS, la quale non fu l’inizio di un mondo nuovo dove trionfasse il bene. Papa Giovanni Paolo II ne fu molto deluso, mentre l’Occidente (in Italia toccò al ministro degli esteri De Michelis) gridò ai quattro venti che la guerra fredda era finita e che l’Occidente l’aveva vinta.

Per questo siamo oggi qui a contemplare le rovine di questo mondo nuovo, e non possiamo che tornare alla lotta politica per un’alternativa reale. Perciò abbiamo lanciato l’iniziativa di un Protocollo da allegare ai trattati internazionali esistenti e allo Statuto dell’ONU perché il ripudio italiano della guerra e la difesa dell’integrità della Terra siano fatti propri da tutti i Paesi, cominciando dal superamento delle alleanze militari e dalla riduzione delle spese per gli armamenti.

Siamo grati a tutti gli elettori, Associazioni e gruppi che hanno sottoscritto questo appello e ai candidati che si sono impegnati, se eletti, a promuovere questa iniziativa nel futuro Parlamento;  siamo grati in particolare a Luigi de Magistris e ai maggiori esponenti della lista “Unione Popolare con De Magistris”, a partire da Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista e a molti candidati dell’Alleanza Sinistra-Verdi per avere tra i primi preso questo impegno, ed esortiamo tutti gli altri a farlo, in vista di ulteriori azioni popolari da compiere.

Con i più cordiali saluti,
Raniero La Valle,
Felice Scalia,
Giuliana Martirani,
Nino Mantineo,
“Costituente della Terra”,
“Laudatosì”, 
“Chiesa di tutti chiesa dei poveri”, 
“Rete per la pace e il disarmo”,
“Sbilanciamoci”,
“Noi siamo Chiesa”,
“Pax Christi”,
Comitati Dossetti per la Costituzione,
ACLI,
Piccola Comunità Nuovi Orizzonti,
Tenda della Pace,
ANPI,
Messina Accomuna,
CGIL,
CISL,
UIL.