Il Centro Studi e l’Osservatorio Mediterraneo

L’Associazione scientifico-culturale denominata “CENTRO STUDI REGIONE MEZZOGIORNO MEDITERRANEO”, identificata con l’acronimo “EU-MED ”, ha per oggetto lo sviluppo, l’integrazione e la divulgazione della cultura economico-giuridica, nonché la promozione anche nel sociale del Mezzogiorno Mediterraneo. L’associazione “Centro Studi Regione Mezzogiorno Mediterraneo – EU-MED”, che non ha scopo di lucro, è stata costituita proprio per promuovere un diverso sviluppo del Mezzogiorno d’Italia nel Mediterraneo, attraverso il perseguimento di attività scientifiche, culturali, di promozione sociale e di diffondere nonché rafforzare la cultura manageriale del fare impresa, del commercio, dell’economia, della finanzae di sostenere il potenziamento organizzativo e operativo, nella sanità, nella scuola, nell’Università, di favorire e promuovere la ricerca nei vari campi, da quelli scientifici a quelli manageriali dell’area.

L’obbiettivo è finalizzare il sostegno alle giovani generazioni del Mediterraneo, in particolare quelle delle aree sociali più deboli e svantaggiate, attraverso percorsi culturali e di inserimento in iniziative tese alla conoscenza del sapere, della legalità e del mondo del lavoro, con l’obiettivo di rafforzare i Paesi dell’area, dando delle priorità di intervento.
Il “Centro Studi Regione Mezzogiorno Mediterraneo – EU-MED” si prefigge di svolgere, insieme agli altri partner analisi, studi, ricerche, corsi seminari, convegni, workshop e altre iniziative culturali d’aggiornamento e altresì prevista la produzione di pubblicazioni/o materiali didattici tradizionali e/o innovativi su temi economici, scientifici, culturali e sociali. Per tutti i temi d’interesse per il Mezzogiorno ed il Mediterraneo verrà dato ampio risalto attraverso un sito web.

Il piano di lavoro

L’emendamento alla finanziaria 2021 per l’anno 2023 prevede appunto un contributo allo sviluppo delle attività relative “all’Osservatorio” nel Mediterraneo e Mar Nero. I tre punti principali che affronteremo sono:

1) Efficientamento nei processi di utilizzo delle risorse idriche: Il cambiamento climatico produce rischi crescenti alle infrastrutture collegate alle acque e impongono la necessità di ricorrere a interventi crescenti e costosi per il risanamento dei sistemi idrici danneggiati e il ricorso a fonti alternative o il riutilizzo di fonti inutilizzate. Questo è particolarmente vero per alcune grandi città del Mediterraneo che subirà un forte impatto dall’innalzamento delle temperature e un innalzamento dei mari e il corrispondente inquinamento delle falde acquifere dolci. Vanno elaborati progetti di riqualificazione e riammodernamento di strutture idriche ormai datate e inadeguate alle nuove esigenze;

2) La digitalizzazione per incrociare la via della seta con la via del cotone: L’Europa e il suo Mezzogiorno devono attivarsi per essere interlocutori ascoltati nel Mediterraneo in particolare dai Paesi rivieraschi, accanto alla via della seta che è fatta da infrastrutture fisiche occorre che sia sviluppata la digitalizzazione. Il punto è posizionare i Paesi dell’Europa del Sud, in particolare l’Italia nel Mediterraneo, attraverso un progetto di interventi che sia capace di coniugare gli interessi dei popoli. La prima leva è culturale il che può essere avviata in questa fase attraverso un progetto di digitalizzazione del settore energetico e alimentare;

3) La connettività delle reti e la geografia funzionale: Le infrastrutture funzionali superano gli ostacoli della geografia naturale e di quella politica, e la loro mappatura rivela che l’età dell’organizzazione del mondo secondo lo spazio politico, il modo in cui legalmente suddividiamo il globo, sta cedendo il passo alla sua organizzazione secondo lo spazio funzionale, cioè il modo in cui lo usiamo e le infrastrutture ci raccontano chi è connesso a chi dalla geografia funzionale. Connettività e geografia funzionale non sono opposti ma spesso si sostengono a vicenda ma la loro sempre più solida connessione trasforma la loro divisione politica in uno spazio mutualmente strutturato. Dunque, la connettività permette un uso migliore della geografia, in quanto le sue diramazioni rappresentano linee più valide rispetto a quelle tracciate in passato.

Saranno realizzati i Focus che riguardano i paesi del Mediterraneo e del Mar Nero che si interfacciano direttamente con il Mezzogiorno D’Italia.

In particolare, saranno approfonditi i temi del mezzogiorno europeo al fine della ripresa economica e della resilienza integrata, puntando soprattutto sui giovani e le donne che rappresentano il futuro del Paese.Cambiamento generazionale, progresso tecnologico e pandemia da Covid-19 hanno avuto un impatto significativo sul mondo del lavoro nel settore della logistica.
Entro il 2030 si stima che il 30-35% delle attività sarà automatizzato: cambieranno i ruoli, ma il lavoro resterà.

Covid 19 ha introdotto cambiamenti significativi e ha spinto molte aziende ad abbracciare nuovi metodi di lavoro e tecnologie di smartworking: sei persone su dieci vorrebbero lavorare da remoto almeno una volta a settimana.

ILLUSTRAZIONE di Gerd Altmann da Pixabay 

Macroregioni Europee del Mediterraneo: prospettive di sviluppo, migranti e la pace” in video conferenza

LAiccre Puglia – Associazione  Italiana  Consigli  Comuni  e  Regioni d’Europa- l’ AEMAssociazione Europa Mediterraneo, aps- l ’AITEF Associazione Italiana Tutela Emigranti e Famiglie – e l’MFE Puglia  Movimento Federalista Europeoorganizzano un convegno il 18 Gennaio ore 10,00 sul tema: “Macroregioni Europee del Mediterraneo: prospettive di sviluppo, migranti e la pacein video conferenza per impegnare il Parlamento, il Governo e le Regioni a  chiedere  al  Consiglio Europeo di attuarle per  garantire  la  pace,  nuovi  posti  di  lavoro  e investimenti!

Quattro delle cinque Macroregioni, approvate nel 2012 dal Parlamento Europeo, operano bene da tanti anni!

Sono indispensabili quelle del Mediterraneo per fermare il grande esodo degli immigrati e la fuga dei giovani dal Sud!

Le Macroregioni Europee del Mediterraneo sono fondamentali per:

  • essere protagonisti nel Mediterraneo,
  • ridurre i flussi migratori e la fuga dei giovani,
  • il rilancio dell’Italia,
  • spostare il baricentro dell’Europa,
  • usufruire delle grandi risorse dell’Africa
  • attrarre i traffici che giungono nel Mediterraneo e investimenti!

Sarà possibile avvalersi dei finanziamenti Europei per realizzare progetti strategici: i collegamenti stabili tra l’Italia e la Sicilia, la Puglia e l’Albania e tra la Sicilia e la Tunisia, visto che è in corso avanzato la progettazione del tunnel che collegherà il Marocco e la Spagna.

Per partecipare ai lavori del convegno questo è il Link per il collegamento alla videoconferenza
(Link scaduto)

“Macroregioni Europee del Mediterraneo: prospettive di sviluppo, migranti e la pace”

Mercoledì 18 gennaio 2023 – Convegno web

Relazioni

LOCANDINA

Il divario Nord Sud e la saggezza di Leon Gambetta

Paolo Pantani sempre in sella per le sue battaglie meridionaliste

 di Paolo Pantani

Purtroppo, nella vita di un essere umano può capitare di essere colpito da una tragedia. Non ho scritto più articoli da diversi anni, ho preferito dedicarmi agli affari correnti, come conquistare risorse, costruire partenariati, mettere in campo strategie vincenti in ambito strategico Mediterraneo e partecipare agli incontri nelle aule parlamentari per alleviare il divario Nord Sud e mostrare i risultati raggiunti, una piccola pietra è stata posta. È stato un ottimo lavoro. La situazione politica, nel frattempo, si è evoluta verso la cupa prospettiva di una autonomia differenziata per le regioni del Centro Nord. Sarebbe una vera e propria catastrofe definitiva per il Sud del nostro paese.  Chi scrive ha condotto una battaglia per stabilire la verità incontrovertibile sulla vicenda del Banco di Napoli, il quale è stato ingiustamente affossato e distrutto. Volevamo una commissione parlamentare di inchiesta monotematica sul Banco di Napoli, la commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario, presieduta da Pier Ferdinando Casini ha chiuso i suoi lavori con l’accordo tacito di tutti di non parlare affatto.  Silenzio fragoroso da parte di tutti, partiti, giornali, media, sindacati, associazioni di categoria. Quale è la conclusione? Ho riflettuto molto. È già successo per l’azzeramento produttivo di quasi tutto il tessuto industriale delle nostre regioni, come l’ Ansaldo, la Italtubi di Torre Annunziata, la Italsider di Bagnoli, la Dalmine, la Alfa Sud, la Fiat di Termini Imerese, la Italtrafo, la Mecfond, l’ATI, la Whirpool, per non parlare delle eterne incompiute, come il completamento del Centro Direzionale di Napoli, della rete metropolitana di Napoli, dell’aeroporto internazionale di Grazzanise, della realizzazione del Ponte di Messina, il mancato polo aeronautico, malgrado il clima favorevole e la storia del Sud, eccetera, eccetera. Neanche una sede dell’ICE, Istituto Italiano per il Commercio Estero, è stata concessa al Sud, solo Roma e Milano, altra battaglia seguita da me e persa, malgrado la presenza opportuna di un Ministro degli Esteri napoletano Luigi di Maio, ho preferito chiedere al Caro Amico Stani Napolano di intervenire lui al convegno in una aula parlamentare della Camera dei Deputati con i rappresentanti delle piccole e medie imprese del Mezzogiorno. Così era testimone anche lui del blocco istituzionale e politico di ogni provvedimento a favore del Sud, il Ministro degli Esteri Di Maio non partecipò nemmeno, era troppo impegnato. Questo è lo stato dell’arte, ho preferito, come dicevo, dedicarmi agli affari correnti, almeno si lavora sugli obiettivi intermedi, concreti, misurabili e immediati, “primum vivere deinde philosophari”. Naturalmente sempre attinenti alla traccia delle strategie macroregionali mediterranee, l’esatto opposto delle autonomie differenziate.

Questo è lo stato dell’arte, adesso incombe il tema politico della autonomia differenziata, CHE FARE? Eterna domanda. Ho riflettuto molto, è di poco tempo un video di Corrado Augias che fa l’elogio all’oblio della Questione Meridionale, finalmente qualcuno che dice qualcosa e che dice? Visto che è irrisolvibile, dimentichiamola, non ne parliamo più, ”scurdammece ‘o passato”. E che facciamo? Dice Augias, guardiamo al futuro, ma quale futuro c’è riservato per noi? Non è data risposta.  È stata una “lectio magistralis” molto significativa.

Anche Leòn Gambetta, statista francese, di padre genovese, diceva quasi la stessa cosa: ”pensarci sempre, non parlarne mai”. Diceva sempre questa frase in seguito alla catastrofica sconfitta di Sedan dell’esercito francese nella guerra franco-prussiana del 1870. Sconfitta che aprì per noi la presa di Roma dei bersaglieri. Con questo aforisma, Gambetta intendeva dire pensare alla rivincita doveva essere un impegno costante di ogni francese ma essere inserito in profondità nei loro cuori, per farlo sedimentare meglio, per poter poi essere tirato fuori al momento giusto, che per la Francia verrà l’11 novembre 1918 con la vittoria sull’impero germanico e il disfacimento di quest’ultimo. Il “non parlarne mai” è altrettanto importante, perché in tal modo si riesce a dare al nemico il senso che certe offese incredibili siano state dimenticate o comunque, in qualche modo attenuate nella memoria collettiva, affinché si possa indurre il nemico ad abbassare le proprie difese e renderlo più vulnerabile. Il “pensarci sempre” è fonte di continui spunti e suggestioni nuove. Care Amiche e Amici questa è una guerra, la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi, diceva Von Klausewitz.

Perciò bisogna essere attenti, misurati, calmi e determinati. I rapporti di forze sono favorevoli, hanno solo l’8% dell’elettorato, come ricorda giustamente Mara Carfagna.
Tutto quello che si può fare, come ad esempio la raccolta di firme per la difesa della costituzione, si farà.
Una cosa non si può fare, negoziare con il ministro delle riforme Calderoli una resa senza condizioni, come vuole Putin dall’Ucraina. Nel frattempo, in attesa del nostro riscatto, continuiamo con strategie macroregionali e mediterranee, che sono esattamente l’opposto delle autonomie differenziate regionali.