Foto dall’archivio personale Eleonora Coloretti (Perito-restauratore)
per gentile concessione da parte della proprietà del dipinto: Nicola Piegaja, Royal Victoria Hotel, Lungarno Pacinotti, Pisa

Eleonora Coloretti, restauratrice

Eleonora Coloretti nasce a Firenze. Restauratrice qualificata, laureata in conservazione e restauro del patrimonio storico artistico, completati gli studi universitari entra a far parte dei restauratori specializzati dell’Opera Primaziale Pisana, ente preposto alla tutela, al restauro e alla valorizzazione di Piazza dei Miracoli a Pisa (patrimonio UNESCO). Lavora sotto direzione tecnica di Gianni Caponi, Carlo Giantomassi e Donatella Zari, Gianluigi Colalucci, con supervisione scientifica di Antonio Paolucci. Perito esperto e consulente tecnico d’ufficio presso il tribunale di Massa, esegue attribuzioni, perizie, stime, valutazioni e certificazioni di opere d’arte.

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Il libro “Guardare il restauro”
di Eleonora Coloretti

  • Collana Storia dell’arte
  • Anno 2023
  • Pagine 84, con oltre 30 illustrazioni a colori e in b/n
  • Formato 21 x 27 cm, brossura
  • ISBN978-12-80956-10-1

Edoardo Gelli nacque da genitori lucchesi il 4 settembre 1852 a Savona, dove il padre per ragioni di lavoro si era trasferito. Alla sua morte, il giovane Gelli tornò dunque con la madre a Lucca. Qui frequentò l’Accademia e successivamente a Firenze si perfezionò presso la scuola di Antonio Ciseri, grazie ad una borsa di studio di cento lire assegnatagli dalla provincia. Poiché la somma non bastava al mantenimento, il giovane si inventò due lavori. Il primo, mattutino, se lo guadagnò presso un litografo, convincendolo ad assumerlo mentre ne schizzava il ritratto sulla pietra. Per il secondo sfruttò la sua debolezza di accanito fumatore, raccogliendo scatole vuote di sigari toscani dipingendovi «uomini d’armi segaligni e frati rubicondi», ricavando da dieci a quindici lire a scatola.

Così fra scuola e lavoro entrò in una sua personale dimensione che tendeva ad escludere altri interessi che non fossero legati alla pittura e alla vita artistica. Una vita inquieta che colmò, ed in parte realizzò, con la creazione di uno scenografico atelier nel cuore pulsante di Firenze.

Interno dell’atelier fiorentino di Edoardo Gelli
Foto storica dall’archivio della famiglia Piegaja

Un gesto creativo comune a tanti colleghi che in città non avevano “botteghe” ma veri e propri studi, arredati con oggetti diversi a seconda delle scuole di appartenenza e dell’orientamento seguito. Ma l’atelier di Gelli superava tutti per estro, eleganza e ricercatezza.

In questo mondo parallelo e sognante il pittore si ispirava, creava, dipingeva, vendeva moltissimo ai mercanti d’arte, soprattutto all’estero, litigava e discuteva se qualcuno osava contraddire la corretta esecuzione di un suo lavoro, come accadde col principe di Manganelli per il famigerato ritratto della sua consorte, la principessa Angela Torresi. Gelli venne infatti criticato e citato in tribunale con l’accusa di averla ritratta poco somigliante al vero: Edoardo non cedette mai, e non ritoccò il dipinto, certo e sicuro della sua arte e grandezza, sostenendo che il ritratto da lui eseguito fosse perfettamente somigliante e conforme alle richieste ricevute dalla committenza.

Un angolo dell’atelier fiorentino di Edoardo Gelli
Foto storica dall’archivio della famiglia Piegaja.

Il 1886 fu l’anno della svolta. Dietro suggerimento di un amico, espose alcuni quadri alla mostra di cultura moderna nella Kustlerhaus di Vienna. I dipinti furono apprezzati moltissimo dal pubblico e dalla critica viennese ma, soprattutto, piacquero all’imperatore che volle farsi ritrarre in quello che il famoso critico d’arte Warsbach ritenne il miglior ritratto di Francesco Giuseppe.

Edoardo Gelli, Ritratto dell’imperatore Francesco Giuseppe

Gelli aveva una mano veloce ed un colpo d’occhio formidabile: gli furono sufficienti cinque sedute di due ore ciascuna, in conversazione con l’Imperatore, per avere fama assicurata e numerose commissioni, ma non la gloria nella storia della pittura. Fra il 1889 e il 1890 ritrasse i sovrani d’Italia di cui fu ospite ripetute volte al Quirinale e alla villa reale di Monza. Continuò dunque a coltivare questo genere, che lo portò ad eseguire a Roma il ritratto di Umberto I (1889-91) e, a Firenze, quello della Famiglia Reale del Siam (1899).

La famiglia reale del Siam
ritratta nello Studio fotografico di Robert Lenz
Robert Lenz’s Studio, The Siamese Royal Family, 1896. Courtesy of National Archives of Thailand.

Il re del Siam era appassionato di cultura europea, avendo avuto come istitutrice Anna Leonowens, scrittrice ed educatrice britannica, meglio conosciuta per il film “Anna and the king”. Quando egli si trovò a viaggiare in Europa restò molto tempo nella città di Firenze, godendo delle bellezze del capoluogo toscano, e cogliendo l’occasione per commissionare varie opere d’arte per il suo palazzo reale di Bangkok.

Edoardo Gelli, Ritratto della famiglia del re del Siam
Edoardo Gelli, The Siamese Royal Family, 1897-98, oil on canvas, 312 × 374 cm. Amphorn Sathan Residential Hall, Dusit Palace, Bangkok. Courtesy of Bureau of the Royal Household, Kingdom of Thailand, 2003-15.

Gelli ebbe così l’occasione di dipingere un grande quadro che venne collocato nel salone delle udienze diplomatiche e che ritraeva l’intera famiglia reale: il re apprezzò talmente tanto l’operato del pittore che lo insignì dell’alta onorificenza dell’Ordine dell’Elefante Bianco, oltre a regalargli una pelle di leone asiatico, ottenuta come trofeo di caccia, che si trova attualmente presso il museo di storia naturale di Calci.

A tutto ciò seguirono poi una serie di riconoscimenti ufficiali, tra cui la nomina, nel 1888, ad Accademico residente dell’accademia di Belle Arti di Firenze.

A un amico che lo poneva dinanzi al bivio «O rinnovarsi o perire», Gelli rispose: «È meglio morire che schiaffeggiare la vecchia fedele e bella arte mia con lo stile nuovo, il quale a me pare contrario al buon senso».

Lo “stile nuovo” era quello nato alla fine degli anni Cinquanta dell’Ottocento attorno ai tavoli del caffè Michelangelo a Firenze. In contrasto con il mondo accademico, di cui rifiutava le scelte dei contenuti e le tecniche pittoriche, un gruppo di giovani pittori, con sprezzo definiti Macchiaioli, gettò le basi per la nascita della pittura moderna. A differenza di altri colleghi, usciti come lui dalla scuola di Ciseri, egli rimase tuttavia sempre fedele ai vecchi insegnamenti, ritenendo prioritaria la stesura di un disegno nitido, e ben definito nei particolari, rispetto all’elemento cromatico che sarebbe stato il naturale complemento dell’idea grafica. Nel mondo che lui stesso si era creato in studio, c’erano tutti gli elementi di corredo per la pittura di genere, per la ritrattistica o per la pittura storica, così disprezzate dai macchiaioli. Fra quelle pareti egli aveva personalizzato l’ambiente chiuso delle accademie dove si insegnava la scrupolosa osservanza delle forme e delle norme, per cui il pennello doveva scorrere lento e indugiare nella definizione dei dettagli. Morì a Firenze il 30 Marzo 1933, ed il suo autoritratto è conservato presso la Galleria degli Uffizi, a Firenze.

Bibliografia:
Accadeva una volta a Catania, lite tra il Principe di Manganelli e Edoardo Gelli per la non verosimiglianza di due ritratti”, Elio Miccichè, direttore editoriale di Incontri, anno II, num 5 ott/dic 2013. edizioni incontri.it

Edoardo Gelli fotografato nel suo studio all’apice del successo

Il bellissimo e misterioso dipinto è collocato nella sala principale del primo piano dell’Hotel Royal Victoria di Pisa. Il ritratto eseguito da Edoardo Gelli, bisnonno dei fratelli Piegaja, attuali proprietari dello storico albergo, rappresenta una donna della famiglia Piegaja: Mary Marchesini, madre di Odoardo Spadaro, noto compositore fiorentino. Affermata concertista d’ arpa, appartenente a un’agiata famiglia, si sposò appena sedicenne e rimase vedova a diciannove anni col figlio Odoardo di soli quattro.

Il pittore coglie la donna nel momento in cui impugna il suo strumento nell’attimo prima di iniziare a suonare: ci troviamo di fronte ad una delicata visione in cui Mary, elegantemente abbigliata con una veste bianca, eterea e leggerissima, quasi come una moderna ninfa, si appresta a suonare la chitarra. Con uno sguardo sognante l’artista caratterizza il volto della giovane, accarezzata dalla luce del sole, che accentua la sua capigliatura bionda, raccolta dietro la nuca. Un piede poggia delicatamente sulla dettagliata testa di leone posta come tappeto: il famigerato dono del re del Siam ad Edoardo che fu ritrovata in un baule, fatta restaurare e donata al museo di storia naturale di Calci.

Il dipinto, olio su tela, mostrava evidenti strati di sporcizia depositata e vernice deteriorata, e presentava pericolosi tagli sulla tela con evidenti rattoppi eseguiti durante i restauri precedenti.

La patina del tempo aveva reso i colori sordi e poco vividi, impedendo la corretta lettura estetica dell’opera e avvolgendo il dipinto in una sorta di aura giallastra che appiattiva in modo evidente le luci e i volumi.

Particolare del volto di Mary Marchesini dopo il restauro
(archivio personale Eleonora Coloretti, Perito-restauratore)

L’accurato restauro condotto in modo filologico ha permesso il totale recupero dell’opera sia sul piano conservativo che estetico: la rimozione della vernice deteriorata e la pulitura della superficie pittorica hanno consentito di ritrovare la totale nitidezza del colore ed il tratto rapido, veloce e leggero di Edoardo Gelli, con tutte le sue sfumature e sfaccettature conferendo degno riconoscimento ad un grande pittore, per troppo tempo sottovalutato.