ZONA ECONOMICA SPECIALE:
una occasione irripetibile

MICHELE BISIGNANO

Il Governo Gentiloni ha varato un decreto, poi convertito in legge, riguardante “disposizioni urgenti per la crescita economica del Mezzogiorno”, definito in maniera più diretta “decreto per il Sud”, che fa seguito ai patti per il Sud, sottoscritti con le Regioni e le Città Metropolitane. Nell’ambito di tale legge viene inserita, per la prima volta in Italia, una parte che riguarda il riconoscimento delle zone economiche speciali, già sperimentate da diversi anni in altri paesi europei e non. Ma il provvedimento di legge ha correlato la realizzazione delle Zes ai sistemi portuali logistici che fanno parte a loro volta del Piano Nazionale della Portualità e della Logistica. Da tale assunto ne deriva che le Zes, a differenza di quelle realizzate negli altri paesi, debbono necessariamente essere collegate ad un sistema di trasporti intermodale che vede come elemento centrale una infrastruttura portuale inserita nella cosiddetta Rete Ten T che comprende i porti “core” ed i porti “comprehensive”. Ma un altro aspetto fondamentale della legge sulle Zes riguarda le condizioni richieste per la loro istituzione che, per evitare la eccessiva proliferazione di tali organismi di sviluppo in tutto il territorio nazionale, sono ben definite e circoscritte.

Difatti la legge prevede che le zone economiche speciali possono essere realizzate solo nelle regioni meno sviluppate ed in transizione come individuate dalla normativa europea, e cioè quelle inserite nell’obiettivo convergenza, fra le quali la Sicilia. Inoltre, viene limitata la possibilità di istituzione su iniziativa della regione interessata, al massimo a due proposte. Proposte che debbono contenere la localizzazione delle aree aventi specifiche tipologie, ed essere accompagnate da un piano di sviluppo strategico, anche se non è ben specificato quale soggetto istituzionale dovrebbe elaborare tale piano. Anche se c’è da osservare che la stessa legge rimanda a momenti successivi quali i decreti attuativi per la delimitazione delle Zes e per il regolamento di funzionamento, una serie di aspetti che vanno meglio approfonditi. A partire dalla Governance che non prevede un soggetto di gestione mista pubblico-privato, ma un Comitato di indirizzo di natura pubblica in cui assume il ruolo di dominus il Segretario Generale del Sistema Portuale, nel cui ambito viene localizzata la Zes. La quale Zes non è altro che un’area specifica in cui una Autorità Governativa offre incentivi a beneficio delle aziende che vi operano mediante strumenti ed agevolazioni che agiscono in un regime derogatorio, rispetto a quelli vigenti per le ordinarie politiche nazionali. Le Zes difatti hanno degli obiettivi fondamentali quali: l’aumento della competitività delle imprese insediate, l’attrazione di investimenti soprattutto da parte di soggetti stranieri, l’incremento delle esportazioni, la creazione di nuovi posti di lavoro ed il rafforzamento del tessuto produttivo attraverso stimoli alla crescita industriale ed alla innovazione, tale da essere definite dagli studiosi “poli di crescita”. È evidente quindi, che per quanto riguarda il territorio provinciale di Messina, tale meccanismo costituirebbe una importantissima occasione di sviluppo, purché formulata in maniera coerente ed organica partendo da quanto è stato già ipotizzato, in una proposta specifica ed articolata, presentata al Senato ed alla Camera dei deputati dai parlamentari Mancuso e Garofalo per la realizzazione di una Zes nell’area ex ASI di Giammoro ed in altre aree dei Comuni limitrofi. Una proposta in piena sintonia con accordi sottoscritti fra Autorità Portuale di Messina e Comuni della zona interessati, che è stata, negli ultimi anni, oggetto di interlocuzione fra la stessa Autorità Portuale ed il Governo Regionale. Anche se c’è da dire che ultimamente su questo argomento si sono riscontrate una serie di prese di posizioni parziali e, talvolta, caratterizzate da disinformazione, probabilmente dovute al particolare contesto pre elettorale, con cui venivano anche stigmatizzati inesistenti interventi finanziari da parte del Governo Nazionale o ipotizzava la trasformazione dell’intera Regione Sicilia in una unica Zes, senza tenere conto che per la istituzione delle Zes dovranno rispettare la normativa comunitaria doganale e sugli “aiuti di Stato”. Mentre qualsiasi proposta deve attenersi ai paletti fissati dalla legge. Per questo realisticamente, per quanto riguarda la possibile istituzione di una Zes nel territorio provinciale di Messina, tenendo conto che già le Città Metropolitane di Palermo e di Catania hanno annunciato la presentazione di proposte per il loro territorio, bisognerebbe porre in evidenza la presenza in Sicilia di tre Aree Metropolitane che potrebbero essere tutte e tre sedi di Zes. In subordine si potrebbe fare riferimento ad una Zes interregionale prevista dalla normativa, alla luce anche della presenza del Sistema Portuale Messina-Milazzo nel più ampio Sistema Portuale Logistico del Mar Tirreno Meridionale e dello Stretto.

Michele Bisignano è componente del Comitato Tecnico Conferenza dello Stretto; già componente Comitato Portuale e già Assessore Provinciale Pianificazione Strategica.

 

 


Importante è evidenziare che per la prima volta è stata istituita dal Consiglio Regionale della Calabria e dall’ARS la Conferenza Interregionale Permanente per il coordinamento delle Politiche per lArea dello Stretto, e che come elemento di supporto è stato nominato in Comitato tecnico scientifico che ha già avviato la sua attività, e di cui fanno parte qualificato docenti universitari dei due Atenei dello Stretto ed esperti di settore di livello nazionale
Così come. fino a qualche anno fa, gli Enti Intermedi di Messina e di Reggio Calabria partecipavano attivamente ad un network europeo definito Rete ESI, che tendeva a realizzare un Sistema sinergico dei territori anche trans-nazionali che si affacciavano sugli stretti , esaltandone le specificità, così come è stato sottoscritto un protocollo di intesa per avviare politiche di coordinamento in vari settori, fra le Province di Messina e Reggio Calabria ,a cui non è stato dato seguito nonostante le due Realtà territoriali abbiano ottenuto lo status di Città Metropolitana. Tutto ciò nell’indifferenza se non addirittura nell’avversione di buona parte della realtà messinese, che, caratterizzata da un provincialismo atavico, si esalta quando viene celebrata una autoreferenzialità nomi nominalistics che ha portato ai risultati che abbiamo sotto gli occhi.
M.B.

 

L’ARTICOLO È PUBBLICATO NEL PRIMO NUMERO DI ESPERIENZE MEDITERRANEE