Dai sogni di Icaro ai cieli d’Europa: l’epopea dei dirigibili e l’ascesa del volo moderno si fanno strada, ma sarà la Prima guerra mondiale Il vero banco di prova
Per millenni il desiderio di volare ha agitato l’immaginazione dell’uomo. Dai miti greci agli studi di Leonardo da Vinci, passando per le prime osservazioni sul volo degli uccelli, l’idea di librarsi in aria sembrava relegata a un sogno romantico, se non irrealizzabile. A cambiare il corso della storia fu però un’invenzione ottocentesca all’apparenza rudimentale: un pallone gonfiato con aria calda. A realizzarlo furono, nel 1783, i fratelli Montgolfier, che per primi riuscirono a sollevarsi dal suolo, segnando l’alba di una nuova era. Quel primo pallone, del tutto privo di controllo e in balia dei venti, rappresentava più un prodigio che una soluzione tecnica. Eppure fu la scintilla che avrebbe acceso l’ingegno di una generazione di pionieri.
Nel secolo successivo, gli esperimenti si moltiplicarono in Europa, dall’Italia alla Francia, fino alla svolta decisiva impressa nel 1900 da Ferdinand Graf von Zeppelin, ufficiale tedesco e instancabile innovatore. Il 2 luglio di quell’anno, sul Lago di Costanza, il suo dirigibile a struttura rigida — l’LZ 1 — compì il primo volo. Era nato il dirigibile moderno, con una solida intelaiatura metallica e motori in grado di garantire una certa direzionalità. L’evento non passò inosservato: fu l’inizio dell’epopea Zeppelin, che avrebbe segnato la prima fase della conquista del cielo.
Un impero nei cieli
Il volo inaugurale dell’LZ 1 fu solo il preludio a un’avventura che presto divenne nazionale. Dopo il disastro dell’LZ 4 nel 1908, precipitato vicino a Echterdingen, la risposta popolare fu impressionante: una sottoscrizione pubblica raccolse fondi in tutta la Germania, dando vita alla cosiddetta “Donazione Zeppelin”. L’Impero tedesco, galvanizzato dal patriottismo e dalla fiducia nella tecnologia, trasformò i dirigibili in un simbolo del progresso.
Nel 1910, a Baden-Oos, fu costruito il primo aeroporto passeggeri tedesco, mentre a Potsdam, due anni dopo, sorse il più grande hangar per dirigibili del Paese. I viaggi in dirigibile divennero una realtà: il 21 agosto dello stesso anno, l’LZ 6 raggiunse Baden-Baden e, due giorni dopo, partì il primo volo passeggeri ufficiale. Dodici persone vi presero parte, pagando 200 marchi ciascuno per un’esperienza di due ore. La regolarità dei voli fu breve: il 14 settembre, l’LZ 6 venne distrutto in un incidente, ma il fervore per l’impresa non diminuì.
I dirigibili tedeschi cominciarono a solcare il continente con i nomi altisonanti di “Graf Zeppelin” (LZ 127) e “Hindenburg” (LZ 129), incarnando l’ambizione di trasformare i cieli in rotte commerciali, come un tempo lo erano state le vie marittime. L’immaginario collettivo li celebrava come “transatlantici dell’aria”.
Tra scienza e propaganda
Parallelamente all’impresa di Zeppelin, si svilupparono anche altre iniziative meno note, ma significative. I dirigibili Parseval, costruiti tra il 1909 e il 1919, conobbero un certo successo, anche all’estero, pur restando nell’ombra del colosso Zeppelin. Vi furono anche esperimenti militari: i dirigibili semirigidi Groß-Basenach, realizzati dal maggiore Hans Groß e dall’ingegnere Nikolaus Basenach, furono testati dall’esercito tedesco a Berlino, sul sito dove oggi sorge l’aeroporto di Tegel.
Anche sul fronte tecnologico si fecero grandi passi avanti. A partire dal 1908, Francia, Germania e Belgio sperimentarono con successo l’uso di apparecchiature radio a bordo dei dirigibili. La comunicazione tra aria e terra divenne più affidabile, aprendo nuove possibilità operative.
La Germania ospitò anche importanti esposizioni aeronautiche. La più celebre fu l’Esposizione Internazionale dei Dirigibili, tenutasi a Francoforte sul Meno nel 1909. Accanto ai giganti del settore, come Zeppelin e Parseval, si fece notare anche Franz Clouth, costruttore di palloni aerostatici a Colonia, con il suo “Clouth I”. Questo piccolo dirigibile riuscì a compiere un volo di oltre 200 chilometri fino a Bruxelles, dopo aver sorvolato più volte la Renania.
Il dirigibile in guerra
Il vero banco di prova per queste macchine fu però la Prima guerra mondiale. I dirigibili furono usati in particolare per operazioni di bombardamento, come quelle su Londra. In risposta, gli inglesi schierarono palloni frenati per creare una barriera aerea difensiva. Tuttavia, già durante il conflitto cominciarono a emergere i limiti di queste gigantesche navi volanti: lente, vulnerabili e dipendenti dalle condizioni meteorologiche.
Mentre i dirigibili dimostravano tutta la loro fragilità, un’altra invenzione stava per rivoluzionare in modo definitivo il volo: l’aeroplano. Più veloce, più maneggevole, più efficiente. L’aviazione moderna affondava le sue radici negli esperimenti ottocenteschi di George Cayley e nei prototipi a motore dei fratelli Wright, che nel 1903 riuscirono a sollevarsi da terra con il “Flyer 1”. Da lì in poi, lo sviluppo fu rapidissimo.
Il declino dei giganti
Dopo la guerra, nonostante gli sforzi per rilanciare il dirigibile come mezzo di trasporto d’élite o per scopi scientifici, la parabola era ormai tracciata. Zeppelin tentò di rilanciare la propria creatura con spettacolari viaggi intercontinentali, come il celebre giro del mondo del Graf Zeppelin, o le missioni esplorative in Africa e in Asia. Ma la concorrenza dell’aeroplano, sempre più performante e sicuro, e soprattutto una lunga serie di incidenti — tra cui il disastro dell’Hindenburg nel 1937 — minarono la fiducia del pubblico. L’ingegneria aeronautica, nel frattempo, correva veloce verso il futuro.
Il dirigibile, da simbolo della modernità e dell’ingegno umano, divenne presto una reliquia di un’altra epoca. La sua storia, tuttavia, rimane un capitolo affascinante della lunga e accidentata conquista dell’aria. Un’avventura sospesa tra scienza e sogno, tra ambizione e tragedia, che ancora oggi affascina studiosi, appassionati e artisti.

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