La storia del telefono attraverso le sue tappe fondamentali

La storia delle telecomunicazioni si configura come una vicenda di invenzioni parallele, brevetti contesi e scoperte che hanno mutato radicalmente il modo in cui l’umanità comunica. Tra il XIX e il XX secolo, l’evoluzione tecnologica che condurrà alla nascita del telefono e delle sue successive declinazioni attraversa un periodo denso di sperimentazioni, successi e rivalità scientifiche. È in questo contesto che il telefono emerge come simbolo di una nuova era, anticipando il mondo iperconnesso che conosciamo oggi.

Gli esperimenti precoci e la corsa al brevetto

La trasmissione vocale a distanza, ancor prima dell’elettricità, aveva stimolato la curiosità di inventori e scienziati. Già nel XVII secolo, Samuel Morland a Londra sperimentava strumenti simili a trombe acustiche per convogliare la voce su lunghe distanze, idea ripresa e rielaborata nel secolo successivo anche dal filosofo Johann Heinrich Lambert. Tuttavia, si trattava ancora di rudimentali dispositivi meccanici, il cui utilizzo rimase confinato per decenni a situazioni particolari come la comunicazione tra ponte di comando e sala macchine nei piroscafi.

Con l’arrivo del telegrafo elettrico nel 1837, realizzato da Samuel Morse, si aprì una nuova frontiera: la trasmissione di segnali attraverso un cavo. Il telegrafo, fondamentale per ferrovie, marina e stampa, rappresentava il primo grande passo verso la comunicazione moderna. Ma il sogno di trasmettere non solo segnali codificati, ma la voce stessa, restava ancora da realizzare.

Nel 1854, Charles Bourseul, impiegato del servizio telegrafico francese, formulò per primo un’ipotesi tecnica di trasmissione vocale su base elettrica. Nei decenni seguenti, numerosi inventori si cimentarono nell’impresa: Innocenzo Manzetti, Antonio Meucci, Tivadar Puskás, Philipp Reis, Elisha Gray e Alexander Graham Bell, ognuno contribuendo in modo diverso al progresso della tecnologia telefonica.

Il 14 febbraio 1876, Bell ed Elisha Gray presentarono quasi simultaneamente – a distanza di poche ore – una richiesta di brevetto per dispositivi simili. Fu Bell, grazie a una più efficace strategia legale e industriale, a ottenere il primo brevetto ufficiale, sancendo un primato che sarebbe stato contestato a lungo, soprattutto da Antonio Meucci, che già nel 1872 aveva depositato un caveat (una sorta di richiesta preliminare di brevetto) senza però riuscire a sostenerne il rinnovo. Solo nel 1886 la Corte Suprema statunitense riconobbe i meriti del lavoro di Meucci, pur senza intaccare la validità commerciale e storica dell’invenzione di Bell.

Il telefono prende voce

Il primo telefono di Bell funzionava grazie al principio elettromagnetico: la voce faceva vibrare una sottile membrana metallica collegata a una bobina e a un magnete. Le vibrazioni generavano correnti elettriche alternate che, percorrendo un filo, arrivavano al ricevitore dove, in un processo inverso, si ricreava il suono. Era un dispositivo semplice, ma rivoluzionario.

Nel 1877, in Germania, Heinrich von Stephan e il direttore dei telegrafi Budde supervisionarono i primi test pratici sul campo, verificando la trasmissione telefonica su distanze crescenti: 6, poi 26 e infine 61 chilometri. I risultati convinsero Stephan a commissionare alla Siemens & Halske la produzione dei primi apparecchi per uso operativo. L’era della telefonia era ufficialmente iniziata.

I successivi miglioramenti tecnici non tardarono. Intorno al 1878, l’invenzione indipendente del microfono a carbone – ad opera di Thomas Edison, Emil Berliner e David Edward Hughes – permise di amplificare significativamente il segnale vocale. In parallelo, Werner von Siemens perfezionava l’auricolare, aumentando la qualità della trasmissione. Alla grande Esposizione Internazionale di Elettricità del 1883, le conversazioni a lunga distanza erano ormai una realtà.

Dal centralino all’automatizzazione

Nelle prime reti telefoniche, per effettuare una chiamata era necessario passare attraverso un centralino gestito manualmente da un operatore. La connessione tra due utenti veniva stabilita fisicamente collegando i rispettivi cavi in una centrale. Fu Almon Strowger, impresario di pompe funebri americano, a rivoluzionare questo sistema. Convinto che gli operatori locali favorissero i suoi concorrenti, ideò un sistema di commutazione automatica. Il 10 marzo 1891 brevettò il primo centralino automatico (Automatic Telephone Exchange), segnando la nascita della selezione diretta.

Il sistema iniziale era laborioso: l’utente doveva premere un tasto tante volte quanto era il valore della cifra da comporre, ma nel 1898 fu brevettato il selettore a rotella Strowger, che semplificò il meccanismo riducendo il numero di fili necessari per le operazioni di selezione. Un’ulteriore innovazione arrivò nel 1913, quando Siemens & Halske brevettarono il tastierino numerico con composizione a impulsi, già diffuso in Germania dal 1908 e negli Stati Uniti almeno dal 1907.

Marconi e la magia dell’etere

Parallelamente alla telefonia via cavo, prendeva forma un’altra straordinaria rivoluzione: la comunicazione senza fili. Nel 1895, Guglielmo Marconi mise a punto il primo sistema radio, basandosi sugli studi di Heinrich Hertz sulle onde elettromagnetiche. Solo pochi anni dopo, nel 1909, avrebbe ricevuto il Nobel per la Fisica grazie al suo “telegrafo senza fili”. L’episodio più celebre, tuttavia, risale a poco tempo dopo: da un laboratorio a Londra, Marconi riuscì a inviare un impulso radio che accese le luci in una città americana. Il pubblico parlò di magia, e Marconi fu presto soprannominato “il mago dell’etere”.

Le sue invenzioni, però, faticarono a entrare nell’uso quotidiano. Durante la Prima guerra mondiale, infatti, le comunicazioni militari si affidavano ancora largamente al vecchio telegrafo Morse. Tuttavia, la strada era tracciata: nel giro di pochi decenni, la radio avrebbe trasformato la comunicazione di massa, e le onde elettromagnetiche sarebbero diventate il fulcro della trasmissione moderna.

Dalla telescrivente alla telefonia digitale

All’inizio del Novecento, l’interesse per le applicazioni elettrotecniche nel settore della comunicazione non accennava a diminuire. La nascita della telescrivente rivoluzionò il giornalismo, permettendo la trasmissione rapida e diretta di notizie. Nel 1911 si realizzò anche il primo esperimento di trasmissione telegrafica di immagini: una tecnica destinata a trovare applicazioni immediate nella stampa, nella polizia e nell’esercito.

Il secondo Novecento vide la miniaturizzazione degli apparati e l’introduzione della tecnologia a transistor. Con il tempo, i dispositivi telefonici si arricchirono di nuove funzionalità: memorizzazione dei numeri, identificazione del chiamante, chiamate in conferenza, vivavoce e segreteria telefonica. Nel 1955, i Bell Telephone Laboratories introdussero la selezione multifrequenza (DTMF), base della tastiera a toni usata ancora oggi nei telefoni analogici.

In Germania, il primo telefono a pulsanti entrò in commercio nel 1976 con il modello FeTAp 751. Alla fine degli anni ’80 arrivarono anche i primi telefoni cordless, tra cui lo Stabo ST930 approvato nel 1988 dalle Poste Federali. In Svizzera, la diffusione del telefono passò per modelli iconici come il Modello 29 del 1929, il diffusissimo Modello 50 del 1950 e, negli anni Settanta, il Modello 70 disponibile anche in versioni colorate, ma sempre soggetto al rigido controllo del servizio pubblico.

Verso la rete globale

Il telefono, nato come strumento per la trasmissione vocale, si è progressivamente trasformato nel fulcro di una rete mondiale di comunicazione. Con l’avvento dell’elettronica e dell’informatica, le dimensioni degli apparecchi si sono ridotte, mentre le loro capacità si sono moltiplicate. Dal monitoraggio ambientale all’integrazione con fax e computer, il telefono è oggi parte integrante di un ecosistema digitale globale.

Lo sviluppo della telefonia mobile ha una data simbolica nel 1926, quando fu introdotto il servizio telefonico sui treni tra Amburgo e Berlino. Da allora, l’evoluzione è stata rapida e inarrestabile: dal telefono da tavolo al cellulare, fino allo smartphone, che racchiude in un unico dispositivo le conquiste di un secolo di innovazione.

Così, la voce che un tempo viaggiava incerta lungo un filo metallico attraversa oggi oceani e continenti in una frazione di secondo, portando con sé l’eredità di inventori, sperimentatori e pionieri che hanno saputo trasformare l’utopia della comunicazione istantanea in realtà quotidiana.


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