La Rivoluzione artistica delle Avanguardie
del primo Novecento
La fine del XIX secolo segna una profonda crisi sia della fiducia nella ragione e sia in una società governata da leggi universali. Questa frattura si riflette nell’arte, dando vita a movimenti che sovvertono le convenzioni estetiche del passato. L’espressione artistica, lungi dall’essere una mera rappresentazione della realtà, diventa un campo di battaglia in cui si combattono le contraddizioni dell’animo umano e le inquietudini di un’epoca in rapida trasformazione.
Parigi, la Ville Lumière, si erge a epicentro di questa rivoluzione artistica. Qui, pittori come Van Gogh, Gauguin e Cézanne aprono nuove strade, allontanandosi dalla rappresentazione accademica e abbracciando una visione più soggettiva e intima della realtà. Le loro opere, caratterizzate da pennellate audaci e colori intensi, suscitano stupore e scandalo, ma segnano l’inizio di un percorso che porterà alla nascita delle avanguardie artistiche.
Il termine “avanguardia” evoca l’idea di un’arte innovatrice e avanzata rispetto al proprio tempo, un’arte che rompe gli schemi e sfida le convenzioni. Il termine avanguardia per la verità non era nuovo: Il filosofo francese Claude Henri de Saint-Simon lo usò per la prima volta nel 1825 per indicare un movimento innovativo nel mondo dell’arte. Centrale era l’idea che la letteratura d’avanguardia dovesse essere funzionale e didattica e quindi di facile comprensione. Alla fine del XIX secolo il termine assunse un significato nuovo e più comune. Il concetto di avanguardia divenne una metafora del lavoro innovativo di piccoli gruppi di intellettuali o artisti che anticipavano le masse. Nel XX secolo, questo divenne il nome dato a tutte le forme d’arte che avanzavano rapidamente (e i cui nomi spesso terminavano in -ismo), con immagini e idee rivoluzionarie che sarebbero state successivamente adottate da gruppi più ampi. Quindi quest’arte avanzata non si rivolgeva al grande pubblico, ma a un’élite di intellettuali e artisti che condividevano una sensibilità comune.
Dopo il “pompierismo” degli ultimi anni dell’Ottocento, caratterizzato da una pittura magniloquente e conformista, il mondo artistico, in particolare il mondo dei pittori, sembra scuotersi dalla polvere e dalla noia, per rivolgersi a soggetti che interpretano la realtà anziché limitarsi a ritrarla. Gli impressionisti avevano già avviato una tale evoluzione valorizzando la luce e l’impressione oggettuale. Ma i tempi sono maturati, per cui le esplosioni cromatiche di Van Gogh, le immagini audaci ed esotiche di Gauguin, le visioni oniriche di Rousseau il doganiere, le montagne del Sud della Francia dipinte da Cézanne, devono aver a lungo scandalizzato i visitatori delle prime esposizioni, quasi clandestine.
Il vero strappo si compie agli inizi del Novecento. Il successo esplode proprio con la grande mostra di Cézanne al Salon d’Automne del 1903, subito dopo la sua morte. Il pubblico, sospinto da una critica moderna e più consapevole, accoglie con entusiasmo la nuova pittura. Sono soprattutto i giovani artisti ad ammirare lo stile di Cézanne, che sembra già indicare le modalità e le invenzioni del Cubismo. Tra i primi a recepire questo insegnamento c’è Pablo Picasso, ma c’è anche Matisse. I due perseguiranno percorsi del tutto differenti. Nondimeno, ambedue manifestano un denominatore comune: il dualismo tra la nuova arte da una parte e il vecchio accademismo dall’altra.
Ogni mostra, ogni Salon, propone qualcosa di nuovo o rappresenta una sorpresa. Nelle sale d’esposizione, come sui quotidiani e sulle riviste d’arte, si aprono dibattiti e continue discussioni, si manifestano punti di vista critici, stroncature ed entusiasmi. Ciò vale in tutti i settori dell’arte o dell’architettura, vale persino dal balletto all’Opera, per ogni concerto. Nei primi anni del Novecento, le avanguardie a Parigi sono le vere protagoniste della vita artistica, il motore di una straordinaria stagione innovativa. I giovani artisti, spesso poveri e residenti a Montmartre e Montparnasse, in una Parigi che è veramente il centro intellettuale d’Europa, assorbono questi stimoli creativi e danno vita a opere geniali.
Tra le avanguardie pittoriche che fioriscono a Parigi nei primi decenni del Novecento, spicca il Fauvismo e presto emergerà il Cubismo. I Fauves, con le loro pennellate violente e i colori accesi, esprimono un’emotività travolgente. I Cubisti, invece, scompongono le forme in piani geometrici, dando vita a una nuova visione dello spazio.
Tuttavia, Parigi non è l’unico centro artistico di rilievo. Anche in altre città europee, come Berlino, Vienna o Mosca, si sviluppano movimenti d’avanguardia, ognuno con le proprie caratteristiche e peculiarità. In Italia, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, prende forma una nuova corrente pittorica: il Futurismo.
Le avanguardie artistiche, all’inizio del Novecento, rappresentano dunque un momento di grande fermento culturale, in cui l’arte si fa portatrice di nuove idee e di nuovi valori. È un periodo in cui chi decide di dedicarsi all’arte, in tutte le sue sfaccettature, si interroga sul senso della vita, sulla natura della realtà e sul proprio ruolo nella società.
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