Non esistono problemi;
ci sono soltanto soluzioni.
André Gide

Occorre  dar vita ad un Think tank, strumento di azione civile col fine di elaborare idee-guida per favorire lo sviluppo.

Siamo convintamene consapevoli che una nuova “idea di città” non può essere racchiusa semplicisticamente in un “motto” o in uno “slogan”, pur condiviso da chiunque intenda portare un contributo a favore del proprio territorio. Un territorio sovente da scuotere energicamente da condizioni d’inerzia totale. Ben sappiamo, infatti, che lo sviluppo e la crescita della città dovranno, nei prossimi anni,  orientarsi verso progetti e servizi avanzati, al fine di rispondere adeguatamente ai grandi cambiamenti in atto: economici, politici, culturali, legislativi, del lavoro sociale e professionale. Per elaborare una nuova “idea di città”, che prenda in considerazione i cittadini, come elemento portante, come risorsa per eccellenza, occorre perciò dar vita ad ampie relazioni sociali, che aiutino a creare un’identità collettiva, a sviluppare il senso di appartenenza, a superare la frammentazione, che tende a separare soggetti sempre più integrati da altri sempre più esclusi.

Per raggiungere questo obiettivo ambizioso è necessario produrre azioni che favoriscano un ampliamento del dibattito ed una maggiore attenzione verso problematiche di ampio spettro. È fondamentale dare vita ad una larga disponibilità dei rispettivi saperi e della convivenza sociale, perché la guida di un territorio non sia demandata unicamente agli addetti ai lavori della politica o della pubblica amministrazione. Occorrerebbe che tutto ciò fosse recepito dai variegati sistemi che  compongono le città: le forze produttive, sindacali, imprenditoriali, le banche, il mondo del lavoro, della cultura, dell’intrattenimento e dello svago, il mondo della sanità, le Università e  tutte le istituzioni dell’educazione e della ricerca, le realtà associative, i professionisti, i commercianti.

Necessita lavorare insieme, con obiettivi condivisi, approvati e sostenuti, potenzialmente da tutti, predisponendo collegamenti e sinergie tra istituzioni pubbliche e città, operando opportunamente fra sistema delle imprese e sistema della formazione, fra ricerca, scuola e cultura, associazionismo, sport, turismo, spettacolo, coinvolgendo nel progetto ogni fascia d’età ed ogni luogo che compone la città ed il suo territorio. Ciò significa anche  dare vita, insieme, ai necessari strumenti di analisi ed intervento, oltre che spingere coloro, cui democraticamente abbiamo demandato il compito, a progettare ed a ben gestire la “vita pubblica”.

Il nostro sogno comincia da una città fondata sulle “relazioni”, capace di passare dalla separatezza dell’individualismo all’interazione e, possibilmente, alla integrazione sociale. Per fare ciò occorrerà un consapevole e concordato investimento sulle risorse disponibili, tutte le risorse. Il nostro desiderio è realizzare città in grado di confrontarsi e competere con le migliori realtà europee, mettendo in atto la propria capacità di dare maggiori opportunità ai cittadini e garanzie ai più deboli. Città, dunque, commisurate a dei cittadini europei, città ripensate per rispondere alle esigenze dei più deboli, a cominciare dai bambini, dagli anziani, dai disabili. Di fatto, città capaci di ascoltarne le necessità e svilupparne le potenzialità, significherà immancabilmente una città migliore per tutti.

Tutto ciò passa, naturalmente, attraverso azioni di risanamento urbano, programmazione urbanistica, proposte culturali, impostazione della mobilità e del sistema dell’avviamento al lavoro, attraverso il ripensamento degli spazi della residenza privata e dei servizi pubblici, degli ambiti di lavoro, di relazione sociale, di gioco ed intrattenimento.

La grande scommessa per il rilancio di molte realtà territoriali riguarda spesso la riqualificazione urbana, il cui processo di trasformazione dovrà, sempre più, essere soggetto ad un pertinente controllo, eliminando e riassestando le incongruenze prodotte in questi ultimi sessanta anni. Una riqualificazione che punti non solamente al trasformazione positiva dell’ambiente urbano, ma altresì al miglioramento della qualità della vita dei suoi cittadini e, non ultimo, ad un profondo cambiamento economico e sociale.

Per questi motivi necessita elaborare una idea-guida alla quale uniformare piani e programmi. Una rinnovata “idea di città”, infatti, dovrà essere alla base delle decisioni per delineare il futuro dell’ambiente cittadino e del suo hinterland. Ciò pone come obiettivo finale la riqualificazione di un tessuto connettivo non soltanto fisico, ma soprattutto etico-comportamentale, attraverso un quadro di proposte strategiche scadenzate nei tempi, dal breve al lungo termine.

Lo stesso concetto di identità urbana, da riacquisire e sostanziare,  deve essere inteso non come un dato statico, bensì come finalità da perseguire costantemente, giorno dopo giorno, attraverso la riscoperta dei frammenti storici e del patrimonio contemporaneo. Non dovremo dimenticare tuttavia che il futuro prefigura l’innovazione, come risposta congruente di tutti i processi economici sempre più accelerati e globali che i tempi richiedono.

La riqualificazione delle nostre città dovrà, dunque, essere condotta efficacemente in riferimento ai due termini di conservazione/innovazione, in questo specifico caso non contrapposti, né conflittuali, ma al contrario strettamente interagenti.  Se è vero, come è vero, che sono gli uomini, non le case, a caratterizzare le città, bisognerà essere capaci d’influenzare gli indirizzi da assumere per tradurre in realtà le proprie potenzialità di sviluppo. Città per tutti, non da rifuggire, per stabilire altrove lo spazio vitale della propria esistenza, ma città dove potere dire con Tito Livio: Hic manebimus optime, resteremo ottimamente qui.