

La figura storica della “strega” è oggi reinterpretata in una chiave moderna. Sul tema la grande diffusione di libri, serie televisive, film, ma anche social media, ha contribuito alla reinterpretazione della “strega” e alla sua rinata popolarità. La cultura popolare ha promosso l’idea che “c’è una strega in ognuna di noi”, offrendo a milioni di donne e ragazze un modello che si è evoluto negli anni. Oggi l’appellativo viene rivendicato da molte donne come sinonimo di persona ribelle, sessualmente libera, potente, scomoda. |
Non solo Halloween
Con Halloween le streghe riaffiorano insieme ad altre figure spaventose evocate per l’occasione. Ma di streghe oramai non si parla solo alla sera di festa che precede il 1° novembre, dal momento che sia la figura storica, sia quella folclorica della “strega”, sono sempre più reinterpretate in una chiave moderna. Le streghe sono, infatti, sempre più connesse con i movimenti femministi oppure associate a rivendicazioni politiche, fungendo da metafora della condizione femminile soggetta all’egemonia patriarcale. Pertanto, a differenza di zucche, zombie e altri poltergeist, le streghe – presentate come donne perseguitate solo per il fatto di essere donne – sono divenute un tema ricorrente nel dibattito pubblico. Gli storici di professione, al contrario, tendono a evitare generalizzazioni sull’argomento, pur riconoscendo le motivazioni misogine delle accuse e la realtà delle numerose donne perseguitate e uccise per stregoneria.
Quindi, di cosa parliamo quando ci riferiamo a “streghe”? Per rispondere, è necessario considerare tre aspetti distinti ma complementari.
- In primo luogo, la reale persecuzione degli individui accusati di stregoneria.
- In secondo luogo, la dimensione simbolica della stregoneria, intesa come un costrutto culturale sviluppato nel corso dei secoli e ancora rilevante oggi.
- In terzo luogo, il fenomeno contemporaneo di persone che si identificano come “streghe”, in particolare seguaci di movimenti neopagani.
La repressione della stregoneria: un fatto storico
I primi processi per stregoneria appaiono nelle fonti storiche all’inizio del XIII secolo, specialmente nell’Italia settentrionale. Divennero più frequenti con il cambiamento di percezione della Chiesa, che avviò un grande progetto per combattere tutte le eresie, in un contesto di crisi politica e affermazione del potere papale. Venne istituita l’Inquisizione. In questo paradigma, la stregoneria implicava un patto con il diavolo e l’invocazione dei demoni, e gli accusati affrontavano la punizione riservata agli eretici: il rogo.
Un momento chiave fu la promulgazione della bolla papale “Super illius specula” da parte di Papa Giovanni XXII nel 1326, che vedeva la stregoneria come una minaccia per la società cristiana. Anche le autorità secolari parteciparono alla repressione. I processi divennero più frequenti fino alla fine del XV secolo.
Mentre nel Medioevo uomini e donne erano colpiti in egual misura, tra il 1560 e il 1750 l’80-85% dei perseguiti erano donne. Tale cambiamento può essere compreso esaminando il concetto di Sabba, costruito nel XV secolo, che inizialmente includeva entrambi i sessi. Questo perché stereotipi contro le donne emersero rapidamente, con l’idea di una presunta debolezza si credette che fossero più suscettibili al diavolo rispetto agli uomini.
Dalla repressione al mito
Diversi sviluppi, in età moderna, portarono alla fine dei processi e alla depenalizzazione della stregoneria, come l’editto del Parlamento di Parigi del 1682 e il Witchcraft Act del 1736. Dopo la depenalizzazione, il fenomeno divenne oggetto di studio e interesse. Jules Michelet, in “Satanismo e stregoneria” (1862), contribuì significativamente alla riabilitazione del personaggio della strega, sottolineandone la dimensione simbolica e mitica. Alcuni autori, come i fratelli Grimm, esplorarono le connessioni tra stregoneria e antiche credenze pagane.
Streghe e paganesimo
A cavallo del XX secolo, Alphonse Montague Summers sostenne che le streghe facevano parte di un’organizzazione segreta ostile alla Chiesa e allo Stato, perseguendo culti pagani antecedenti al cristianesimo. Margaret Alice Murray avanzò nuove e controverse interpretazioni della stregoneria come culto pagano. Le sue teorie influenzarono movimenti neopagani come la Wicca, iniziata nel Regno Unito da Gerald Gardner.
Streghe e femminismo
Alla fine del XIX secolo, durante la prima ondata del femminismo, Matilda Joslyn Gage vedeva le streghe come simboli della scienza repressa dall’autoritarismo religioso. Nel movimento di liberazione delle donne, le idee di Murray ispirarono il Movimento di liberazione delle streghe, che generò numerosi gruppi femministi negli Stati Uniti. Questi cercarono di riabilitare il termine “strega” come simbolo di resistenza femminile.
Scrittrici come Barbara Ehrenreich e Deirdre English proposero teorie sulle persecuzioni basate sulla minaccia che la conoscenza delle donne rappresentava per l’establishment medico maschile, anche se non vi è prova di una correlazione diretta. In Italia, movimenti attivisti presero ispirazione dalla visione di Michelet, utilizzando lo slogan “Tremate, tremate, le streghe sono tornate”.
Secondo studiose come Leopoldina Fortunati e Silvia Federici, la nascita del capitalismo comportò l’espropriazione sistematica delle donne da parte degli uomini. Françoise d’Eaubonne considerava la caccia alle streghe come una “guerra secolare contro le donne”. La figura della strega è diventata un simbolo dell’emancipazione femminile, riflettendo preoccupazioni politiche, sociali e culturali contemporanee.
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