Self-portrait, New York, 1955 ©Estate of Vivian Maier,
Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY

A Palazzo Sarcinelli di Conegliano
in mostra “Vivian Maier. Shadows and Mirrors”

Nota Informativa a cura di Anne Morin (curatrice della mostra)

Gli autoritratti

Il materiale rinvenuto da Maloof è composto da oltre 120mila negativi, filmati super 8mm, tantissimi rullini mai sviluppati, foto e registrazioni audio. Particolarmente interessante è la collezione degli autoritratti in cui Maier si fotografa spesso su superfici riflettenti come le vetrine dei negozi con al collo la sua inseparabile macchina Rolleiflex.
Diversamente da Narciso, che distrusse sé stesso contemplando e ammirando la sua stessa immagine, l’interesse di Vivian Maier nell’ambito dell’autoritratto fu piuttosto una disperata ricerca dell’identità. Ridotta all’invisibilità, a una sorta di non esistenza, anche a causa della sua particolare condizione sociale, la fotografa diede vita ad una prova inconfutabile della sua presenza in un mondo nel quale sembrava non aver alcuno spazio.

Riflessi del suo volto in uno specchio, o in un infinito regresso, o la sua ombra che si allunga per terra, o il contorno della sua figura: tutti gli autoritratti di Vivian Maier sono una dichiarazione della sua presenza in un luogo specifico, in un tempo specifico. La caratteristica costante che divenne una firma nei suoi autoritratti, allo stesso modo di Lee Friedlander, fu la sua ombra. L’ombra, quella silhouette la cui caratteristica distintiva è l’attaccamento al corpo. Quel duplicato del corpo in negativo, ritagliato dalla realtà, ha l’abilità di rendere presente ciò che è assente. Sebbene l’ombra attesti l’esistenza di ciò a cui si riferisce, essa allo stesso tempo cancella la sua presenza. All’interno di questo dualismo, Vivian Maier si destreggiava con una versione di sé sul confine tra la sparizione e l’apparizione del suo doppio, riconoscendo forse che un autoritratto è “una presenza in terza persona (che) indica la simultaneità di quella presenza e della sua assenza”.

Dal momento che una fotografia, come disse Edouard Boubat, è “qualcosa di strappato dalla vita”; nel caso di Vivian Maier, lei accumulò grandi quantità di autoritratti per configurare la propria identità. Una identità che ha ora preso il suo posto in un eterno presente, costantemente ripetuto e sotto il sigillo della storia.

VIVIAN MAIER.
Shadows and Mirrors

Conegliano, Palazzo Sarcinelli
23 marzo – 11 giugno 2023

Mostra a cura di Anne Morin in collaborazione con Tessa Demichel e Daniel Buso. Organizzata da ARTIKA in sinergia con diChroma Photography e la Città di Conegliano.

Vernice per la Stampa: giovedì 23 marzo, ore 11

La mostra “Vivian Maier. Shadows and Mirrors”, composta da 93 autoritratti, racconta la grande fotografa e la sua ricerca incessante di trovare un senso e una definizione del proprio essere. L’esposizione è in programma presso Palazzo Sarcinelli a Conegliano, dal 23 marzo al 11 giugno 2023. La mostra, a cura di Anne Morin in collaborazione con Tessa Demichel e Daniel Buso, è organizzata da ARTIKA, in sinergia con diChroma Photography e la Città di Conegliano.

Vivian Maier fotografò per più di quarant’anni, a partire dai primi anni ’50, pur lavorando come bambinaia a New York e a Chicago. Spese la sua intera vita nel più completo anonimato, fino al 2007, quando il suo corpus di fotografie vide la luce. Un enorme e impressionante mole di lavoro, costituita da oltre 120.000 negativi, film in super 8 e 16mm, diverse registrazioni audio, alcune stampe fotografiche e centinaia di rullini e pellicole non sviluppate. Il suo pervasivo hobby finì per renderla una delle più acclamate rappresentanti della street photography. Gli storici della fotografia l’hanno collocata nella hall of fame, accanto a personalità straordinarie come Diane Arbus, Robert Frank, Helen Levitt e Garry Winograd.

L’allestimento di Palazzo Sarcinelli esplora quindi il tema dell’autoritratto di Vivian Maier a partire dai suoi primi lavori degli anni ’50, fino alla fine del Novecento.


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