Il
tempio dorico
Iniziano ad apparire i primi templi
dorici a partire dal VII secolo a.C.
Abbiamo visto come gli antichi
templi geometrici e orientalizzanti
fossero per lo più realizzati in
legno. Questa origine sarebbe
comprovata dall’evoluzione stessa
del tempio dorico. I triglifi,
infatti, non sarebbero altro che
la rappresentazione in marmo della
testata delle travature in legno,
che portavano il carico della
copertura, mentre le metope
nascerebbero dalle tamponature
realizzate tra una trave e l'altra.
Lo stesso Plutarco racconta come in
origine l'antico tempio di Hera ad
Olimpia fosse realizzato in legno, e
altresì come quando i pilastri
marcivano venissero sostituiti con
colonne in marmo.
Desrizione
Il tempio dorico si
distingue dagli stili che verranno
successivamente. Di forma massiccia,
è riconoscibile facilmente con una
osservazione a occhio nudo. Innanzi
tutto la caratteristica delle
colonne. Poggiante direttamente su
una vasta piattaforma di marmo
(crepidoma o stereobates), la
colonna dorica è poco slanciata.
Formata da “rocchi” di forma
cilindrica sovrapposti, presenta una
rastremazione verso l’alto,
denunciando, a circa un terzo, un
leggero rigonfiamento (entasis).
Dopo la sovrapposizione, la colonna
veniva rigata con scalanature, ma
meno fitte che negli altri stili. In
cima possiede il capitello, molto
caratteristico, a forma
tondeggiante, più propriamente
circolare convesso o tronco-conico
(echìno). Al di sopra un
parallelepipedo quadrato basso,
chiamato àbaco. Poggiante sulle
colonne vi era posta l’architrave,
cioè la trave orizzontale (formata
da blocchi lisci) su cui si
scaricava il peso del tetto
sovrastante. Di dimensioni uguali
era presente una fascia decorata (il
fregio) con triglifi e metope
alternate. Si notano anche le
guttae (gocce), a
raffigurazione di quelle di resina,
che fuoriuscivano dalle antiche
travi in legno. Parte principale
della trabeazione era il frontone,
posto sull’ingresso e parte
posteriore. Tamponava, in pratica,
il tetto superiore. Per questo di
forma triangolare, era riquadrato da
un fregio sporgente al di sopra su
cui poggiavano le tegole dipinte (ghèison
obliquo o sima), con una
tamponatura chiamata timpano. Sulle
cornici superiori a volte erano
poste le antefisse, cioè statuette a
forma di teste umane o raffiguranti
quelle di animali. Ai vertici del
triangolo o alla sua base erano
presenti i cosiddetti acroteri.
Sono quasi del tutto perdute le
parti decorative dei templi dorici,
Tuttavia, esse sono riscontrabili in
tutti gli scavi archeologici.
Innanzi tutto, il tempio era di
colore bianco, dalle colonne fino
alla trabeazione, come riscontrabile
nel Tempio E di Selinunte. Anche le
metope erano dipinte con
raffigurazioni mitologiche, o
raramente in rilievo. La prova è
individuabile nell’Heraion posto
alla foce del Sele a Paestum, oppure
nei Templi C, D ed E di Selinunte.
Altre decorazioni venivano
realizzate in terracotta colorata,
che impreziosivano il tempio in
punti come il bordo del tetto o il
suo culmine. Tra queste vi erano
doccioni a protomi dalla testa
leonina, antefisse, acroteri ed
altre. Ma la parte più decorata
era il frontone. Esso raccoglieva
diverse sculture (in marmo o in
bronzo), che dato lo spazio
triangolare, presentavano dimensioni
diverse, a scalare dal centro fino
agli angoli. Da queste, ritrovate,
spesso si è desunta la divinità a
cui il tempio era dedicato.
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