I
templi dorici dell’antica Grecia
stupiscono non solo per le loro
enormi dimensioni, ma,
soprattutto, per l’armonia tra le
parti (orizzontali e verticali, o
tra pieni e vuoti), che esse
presentano nel gioco delle
proporzioni. E questo non è un
caso. Infatti, ogni tempio dorico
ha una misura propria, chiave del
perfetto equilibrio della
costruzione. E’ il modulo, cioè
una dimensione specifica che
misura tutte le grandezze, pieni e
vuoti, tra di loro. Tale modulo è
estratto dalla dimensione del
diametro alla base della colonna.
La stessa è alta 4 o 5 volte la
misura. L'architrave e il fregio
risultano 1/6 dell’altezza della
colonna e via dicendo. Ma anche i
vuoti vengono misurati dal modulo.
Infatti, lo spazio che
intercorre tra le colonne
(l’intercolumnio) è uguale al
modulo della colonna stessa.
Infine, le misure totali della
costruzione presentano un rapporto
armonico: in genere, la lunghezza
è il doppio della larghezza.
Se a livello matematico e
architettonico la struttura,
quindi, era ben equilibrata, in
età classica, i greci iniziarono
ad apportarvi delle modifiche
impercettibili. La perfezione che
essi ricercavano del tempio era
soprattutto visiva. Le leggere
correzioni ottiche rilevate
riguardano in particolar modo le
colonne. Quelle d’angolo sono
leggermente ovoidali e
l'intercolumnio è più ampio al
centro del prospetto principale.
Anche la presenza dell’entasi (il
rigonfiamento delle colonne)
evitava l’effetto ottico del loro
assottigliamento. Esse presentano,
inoltre una leggera pendenza verso
l’interno, sempre per evitare
l’effetto ottico opposto. Varia
l’altezza dal pavimento dello
stilobate e della trabeazione, per
evitare l’effetto di curvatura
verso l’alto percepito dall’occhio
umano. Si ipotizza, inoltre,
che le colonne angolari fossero
dipinte di nero, per mantenere
l’effetto chiaroscurale tra
colonne bianche e lo sfondo in
penombra del naos alle loro
spalle.
Ogni tempio dorico,
quindi, presenta delle precise
misure interne che ne provocano
l’armonia generale delle parti.
Tuttavia, sulla base di precise
regole presenti sin dai primordi,
il tempio greco è andato sempre
più affinando e modificando,
appunto, questi rapporti. Si
registra un’evoluzione lenta nelle
costruzioni, quasi una messa a
punto della tipologia. E’ andata
variando, ad esempio, la
proporzione tra larghezza e
lunghezza. I templi più antichi di
Selinunte, ad esempio, risultano
più lunghi (6 x 17 colonne). Nel
corso dei secoli, inoltre, varia
il numero e il tipo di
scanalature, la rastremazione
verso l’alto delle colonne e il
loro rigonfiamento (l’entasi).
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