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Lapide commemorativa posta
sull'abitazione dove dimorò
Matilde Serao a Ventaroli
Foto
da Wikimedia Commons
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MATILDE SERAO
Matilde Serao ed il Verismo napoletano |
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Le grandi donne del Verismo lo
sono state davvero. Matilde Serao
non fu soltanto scrittrice, ma
anche significativamente
giornalista. È stata, infatti, la
prima donna ad aver fondato e
diretto un quotidiano in Italia.
Il 16 marzo del 1892, grazie a lei
e al marito, vide la luce il
quotidiano napoletano Il
Mattino, seguito poco dopo,
dalla fondazione de Il Giorno,
che diresse da sola. Ma la sua
vita da giornalista e
imprenditrice la vide protagonista
di molte pubblicazioni,
soprattutto a Napoli.
La
Serao nacque in Grecia a Patrasso
il 7 marzo 1856. Il padre
Francesco, avvocato, con
l’insuccesso insurrezionale del
1848 a Napoli, dovette riparare in
Grecia. Qui svolse attività
d’insegnante, conoscendo e
sposando la nobile decaduta
Paolina Borely, discendente dei
principi Scanavy di Trevisona.
Alla notizia, nel 1860, della
prossima caduta del governo
borbonico di
Francesco II, il padre tornò in
Italia. La famiglia lo seguì a
Napoli nel 1861. Il padre riprese
la sua attività di avvocato e
giornalista, presso Il Pungolo
nella città partenopea.
Matilde crebbe, quindi,
frequentando una redazione di
giornale, rimanendone affascinata.
Quello
che non ci si aspetterebbe è che
la Serao, futura scrittrice, fino
all'età di otto anni non aveva
ancora imparato né a leggere né a
scrivere. La spinsero
successivamente una grave crisi
economica familiare e la malattia
della madre. A quindici anni,
priva di qualsiasi titolo di
studio, si iscrisse, in qualità di
uditrice, alla Scuola Normale
"Eleonora Pimentel Fonseca". Con
ottimi profitti ottenne il diploma
di maestra. Subito dopo cercò e
trovò un lavoro stabile, entrando
(vincendo un concorso pubblico),
come ausiliaria ai Telegrafi di
Stato, dove lavorò per quattro
anni. La vocazione al giornalismo,
tuttavia, la spinse a collaborare
con brevi pezzi al Giornale di
Napoli. Nel 1878, a ventidue
anni, pubblicò sul Corriere del
Mattino la sua prima novella,
Opale.
Due
anni dopo, nel 1882, la sua
ambizione la portò a partire per
Roma, dove per cinque anni
collaborò attivamente come
giornalista al
Capitan Fracassa.
Qui si adattò a scrivere di tutto,
dalla cronaca rosa alla critica
letteraria. Riuscì con la sua
attività ad entrare nella vita dei
salotti mondani della capitale.
All’inizio il suo piglio di donna
indipendente suscitò attenzione e
curiosità. Finita questa, la sua
“immagine”, come la chiameremmo
oggi, il suo fisico un po' tozzo,
la risata grossa, la mimica ed i
modi del tutto spontanei, più che
ammirazione la fece diventare
l’oggetto stesso della derisione e
del pettegolezzo. La Serao,
tuttavia, aveva la testa dura, e
se non ottiene soddisfazione dalla
realtà mondana, fu il suo mestiere
di giornalista a rincuorarla e a
darle la forza per mirare avanti.
Così arrivò il successo tanto
sperato con la pubblicazione del
libro Fantasia (1883).
Unico critico fu un certo Edoardo
Scarfoglio, che dalle pagine del
giornale letterario Il libro di
Don Chisciotte, nella sua
recensione al testo della Serao,
usò parole critiche, a volte dure:
“... si può dire che essa sia come
una materia inorganica, come una
minestra fatta di tutti gli avanzi
di un banchetto copioso, nella
quale certi pigmenti troppo forti
tentano invano di saporire la
scipitaggine dell'insieme”.
Quello
che non capita nella fantasia
capita nella realtà. La Serao e
Scarfoglio si incontrarono
successivamente nella redazione
del Fracassa. La Serao non
parlò della recensione cattiva, ad
un bel giovane così attraente
quale egli era. Si sviluppò,
invece, una intensa amicizia, che
ben presto divenne argomento
proprio di quei salotti che
frequentava la scrittrice. Erano
sempre insieme, ovunque a Roma:
lui tanto bello ed elegante e lei
con modi così “popolari”. Come
finì? Si sposarono il
28 febbraio 1885 a Roma, e la
notizia divenne l’argomento di
tutti, tanto che lo stesso
Gabriele D’Annunzio scrisse un
pezzo su La
Tribuna, narrando
la splendida giornata. Ebbe
quattro figli dallo Scarfoglio,
ma, testa dura, non per questo si
arrese, rinunciando al suo lavoro.
Anzi, il seguente periodo romano
la vide scrittrice molto
prolifica. Scrisse, tra l’altro:
Pagina Azzurra,
All'erta!, Sentinella,
La conquista di Roma,
Piccole anime, Il ventre di
Napoli (1884) e Il romanzo
della fanciulla. |
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