La
Serao e Scarfoglio avevano in
comune l’interesse per il
giornalismo. Nel 1885 Scarfoglio,
con l’aiuto di Matilde, realizzò
il sogno di fondare un quotidiano:
il Corriere di
Roma. Sfruttando
le sue più ampie conoscenze, la
Serao invitò grandi personalità
del periodo a scrivere per il
nuovo giornale. Tuttavia, la
concorrenza con il più letto La
Tribuna, non fu mai vinta. La
scrittrice sfruttò comunque
l’esperienza scrivendo il libro
Vita e avventure di Riccardo
Joanna ( "il romanzo del
giornalismo" come ebbe a definirlo
Benedetto Croce). La Serao
sapeva bene che i suoi pezzi
duravano nel trascorrere di una
giornata. Elesse, perciò, ad arte
“maggiore” la sua attività di
scrittrice. In effetti, la pratica
professionale del giornalismo ebbe
grandissima importanza per l’opera
di scrittrice, regalandole un
punto di visuale privilegiato
verso la realtà quotidiana delle
persone. Proprio perché la Serao,
come giornalista, non si era mai
rifiutata di scrivere articoli
“minori”, si arricchì di questa
conoscenza sui fatti piccoli della
vita comune. Questa esperienza
“verista” della realtà di costume
si ritrova tutta nelle sue opere
come Cuore infermo (1881) e
Addio amore (1890). Il
Corriere di Roma, non
decollando, accumulava più debiti
che copie vendute. La
coppia ebbe la fortuna di
conoscere un banchiere livornese,
Matteo Schilizzi, che era anche
proprietario del Corriere del
Mattino, un quotidiano
napoletano. Questi accettò di
rilevare il giornale romano con
tutti i suoi debiti, pur di
accaparrarsi la squadra per il suo
quotidiano. Il Corriere di Roma
chiuse le pubblicazioni
il 14 novembre del 1887,
fondendosi con il Corriere del
Mattino, ed il 1º gennaio
dell’anno seguente nacque il nuovo
Corriere di Napoli. Grazie
alla scrittrice, prestigiose firme
iniziarono la collaborazione (ad
esempio, Giosuè Carducci e
Gabriele D'Annunzio). Nonostante
ciò, pochi anni dopo, nel 1891, la
Serao e Cerfoglio decisero di
svincolarsi dal quotidiano e, con
la propria parte, fondarne uno
proprio. Il 16 marzo del 1892 uscì
in edicola il primo numero de
Il Mattino, la loro creazione.
A dimostrazione del fatto che
la vita non è una favola, per la
Serao a livello privato le cose
non andavano bene. Il bellissimo
Scarfoglio aveva un’amante:
Gabrielle Bessard. Dopo averla
messa incinta si rifiutò, però, di
lasciare Matilde. La donna
disperata fece un gesto estremo.
Il 29 agosto del 1894 si presentò
a casa dell’uomo, depose la
bambina davanti l’uscio e si sparò
un colpo alla testa. Si cercò di
non fare trapelare la cosa a
livello pubblico, ma l’importanza
della coppia era tale, che scoppiò
uno scandalo enorme. Iniziò uno
scontro giornalistico tra i due
quotidiani napoletani, Il
Mattino e il Corriere di
Napoli. Il 5
settembre
Gabrielle Bessard morì
all'Ospedale degli Incurabili. Sua
figlia, Paolina, fu data in
affidamento alla Serao. Il colpo
fu duro per la scrittrice, ma
poiché, dopo avere sopportato il
tragico evento, suo marito non
rinunciava ad essergli infedele,
dopo alcuni anni, lo lasciò.
Nel 1900 fu aperta un’inchiesta
dal senatore Giuseppe Saredo sulla
gestione pubblica a Napoli. Nel
mirino vi era il risanamento, le
fognature, l'acquedotto del
Serino, l'istruzione, i bilanci, e
molto altro. L’inchiesta
piano piano si deformò, secondo
gli interessi, fino ad avere come
scopo principale quello di
coinvolgere Il Mattino
nello scandalo
dell'amministrazione Sulmonte.
L’accusa, che non risparmiò la
stessa Serao, era quella di aver
ricevuto soldi in cambio di
raccomandazioni per posti di
lavoro. Mentre infuriava lo
scandalo e la nuova battaglia
giornalistica, la firma di Matilde
scomparve dalle pagine del
Mattino, estromessa dal marito
dal giornale che avevano fondato
insieme a lui. Il 13 novembre, tra
le colonne del giornale apparvero
le dimissioni ufficiali della
Serao da redattore del Mattino.
La donna si ritrovò senza lavoro e
da sola.
La Serao, donna
dal forte carattere, non si perse
d’animo. Nel 1903, con l’aiuto di
un altro giornalista, l'avvocato
Giuseppe Natale, arrivò a fondare
un nuovo quotidiano, Il Giorno,
che diresse personalmente. Il
quotidiano, che ottenne un buon
successo, aveva uno stile pacato e
poco incline alle polemiche
giornalistiche, come il carattere
della scrittrice. La Serao si
ritrovò in concorrenza con il
Mattino, diretto dall’ex
marito. Intanto il rapporto con il
Natale si approfondì, fino ad
arrivare ad un nuovo matrimonio e
alla nascita di altri figli. I
due quotidiani differivano come
impostazione e stile, tanto che,
con l’arrivo della Grande Guerra,
mentre il Mattino era
d’opinione favorevole alla guerra,
il Giorno si mantenne
distaccato da qualsiasi iniziativa
interventista. Intanto il tempo
passava. Nel 1917 lo Scarfoglio
morì, seguito poco dopo da
Giuseppe Natale. La Serao, serena,
continuò il lavoro giornalistico.
Morì nel 1927 mentre scriveva un
articolo per il suo quotidiano.
Una citazione a parte meritano
le sue rubriche personali, uscite
su vari giornali sotto il titolo
“Api, mosconi e vespe”.
Apparentemente esse trattavano di
cronaca “mondana”, tra
salotti-bene e fatti popolari, ma
la rubrica dei “Mosconi” presenta
un mondo umano sofferto e
contrastato, che arricchisce e
meglio definisce il suo universo
narrativo. La narrazione della
realtà quotidiana della città,
narrando anche avvenimenti spuri,
finiva per occuparsi dello spirito
e del carattere popolare, quasi un
bozzetto. La Serao, con grande
partecipazione, tratta
dell’infinita pazienza popolare,
il suo attaccamento ai santi, i
suoi sogni, il suo epicureismo
grigio di malinconia. La sua
famosa rubrica dei “Mosconi”
finisce per avere, pur nella
transitorietà, il vero valore di
un ennesimo libro, impastato,
stavolta, di verità quotidiane.
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