Intanto Cicho il mago, solo nella
sua cameruccia, modificava e
variava la sua scoperta.
Pregustava il momento in cui,
fatto noto agli uomini il segreto,
gliene sarebbe venuta gratitudine,
ammirazione e fortuna. Infine, non
vale più la scoperta di una nuova
pietanza che quella di un teorema
filosofico? che quella di una
cometa? che quella di u nuovo
insetto? Bene, dunque: e lodato
senza fine sia l’uomo che la fa.
Ma un giorno che il termine era
vicino, Cicho il mago uscì a
respirare per la via del Molo:
arrivato presso la porta del
Caputo, un noto odore gli ferì le
nari. Egli tremò e volle
rincorarsi, pensando che era
inganno. Ma roso dall’ansietà,
entrò nella casa donde l’odore era
venuto e domandò ad una donna che
badava ad un tegame:
– Che cucini tu?
– Maccheroni, vecchio.
– Chi te lo insegnò, donna?
– Jovannella di Canzio.
– Ed a lei?
– Un angiolo, dicono. Ella ne
cucinò al re; ne vollero i
principi, i conti, tutta Napoli.
In qualunque casa entrerai, o
vecchio pallido e morente,
troverai che vi si cucinano
maccheroni. Hai fame? Vuoi tu
cibartene?
– No. Addio.
Entrato in varie case,
trascinandosi a stento, Cicho il
mago ebbe certezza dell’accaduto e
del tradimento di Jovannella; il
custode del palazzo reale gli
ripeté la storiella. Allora,
disperato d’ogni cosa, tornatosene
alla sua casetta, rovesciò
lambicchi, storte, tegami, forme e
coltelli; ruppe, fracassò tutto;
abbruciò i libri di chimica. E
partissene solo ed ignorato, senza
che mai più fosse veduto
ritornare.
Come è naturale, la gente disse
che il diavolo aveva portato via
il mago. Ma venuta a morte la
Jovannella dopo una vita felice,
ricca ed onorata, come la godono
per lo più i malvagi, malgrado le
massime morali in contrario, nella
disperazione della sua agonia,
confessò il suo peccato e morì
urlando come una dannata. Neppur
tarda giustizia fu resa a Cicho il
mago: solamente la leggenda
soggiunge che nella casa dei
Cortellari, dentro la stanzuccia
del mago, alla notte del sabato,
Cicho il mago ritorna a tagliare i
suoi maccheroni, Jovannella di
Canzio gira la mestola nella salsa
del pomodoro ed il diavolo con una
mano gratta il formaggio e con
l’altra soffia sotto la caldaia.
Ma diabolica o angelica che sia la
scoperta di Cicho, essa ha formato
la felicità dei napoletani e nulla
indica che non continui a farla
nei secoli dei secoli.
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