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Tecnicamente per piazza si intende
uno slargo all’interno del centro
abitativo, dove portano le strade
più importanti del paese. In
genere su di essa si affacciano
edifici o chiese di grande
rilevanza. Ad esempio edifici
pubblici, la Matrice od edifici
privati di grandi famiglie.
Generalmente esprimeva il governo
ed il potere della città o quello
religioso. Secoli fa, in
esso si svolgeva il mercato
settimanale, frequentato dai
venditori ambulanti. Oggi, a
volte, è ridotta a parcheggio.
In tempi antichi la città
prevaleva sul territorio. Ad essa
si legava, infatti, il potere
politico e religioso, e, sempre in
essa, si svolgevano gli scambi
commerciali, o attraverso mercati
o porti. La piazza, svolgeva gran
parte di queste attività, in
quanto i cittadini erano
espressione del potere politico e
amministrativo e questo era
simboleggiato dalle piazze interne
alla cittadina. In essa era
pratica svolgere le riunioni dei
cittadini.
Vitruvio ci
riporta come nel mondo latino,
l’urbanistica e le differenti
tipologie edilizie assursero ad
immagine del concetto
rappresentativo della loro
dominazione. Alcune delle scelte
architettoniche fatte a Roma,
furono esportate in tutto
l’impero. Così, edifici quali le
terme, l’anfiteatro, i nuovi
teatri, la basilica e il tempio
corinzio,
furono esportate un po’ ovunque,
ad imposizione della propria
cultura e stile di vita. In
particolare, il foro
romano era la summa di tutto. Non
mancavano i porticati e le
architetture maestose e
celebrative della comunità del
posto. Il concetto fu mutuato in
grandiosità dall’agorà dell’epoca
greca. La cultura degli elleni fu,
infatti, inglobata da quella
romana.
Nell’Antica
Grecia
Attualmente si chiama piazza,
mentre al tempo degli antichi
greci era denominata “agorà”, cioè
la piazza principale della
polis. Era lo spazio pubblico
per eccellenza, dove ci si riuniva
ed incontrava, tant’è che il
termine agorà può essere tradotto
come “raccogliere” o “radunare”.
Probabilmente, le agorà
nacquero in periodo minoico. Vi si
svolgevano i riti e le processioni
religiose. Infatti su alcune di
esse prospettavano templi o
santuari. In ogni caso, ad essa,
sempre in periodo arcaico, erano
collegati cerimonie, feste e
giochi, ma anche le prime forme di
teatro. Ciononostante, la
presenza dell’agorà avviene
principalmente nei centri
dell’antica Grecia.
Contemporaneamente, non è così
nelle polis del vicino Oriente o
in quelle a cultura micenea.
Possiamo, quindi, considerarla
un’invenzione urbanistica greca.
Essa nacque, probabilmente,
nell’età di Pericle (verso il V
secolo a.C.), con le
ristrutturazioni urbanistiche. A
seconda il periodo storico si
configurarono in tre modi: vicino
al porto per le città mercantili;
vicino alla porta principale della
città, per gli scambi economici,
anche con il territorio, o verso
il centro dell’abitato, con la
presenza di palazzi pubblici e
templi sacri, il tutto come
espressione della guida
democratica dei cittadini. Spesso
l’agorà era collegata ad assi
viari principali o delimitata da
portici, a volte, anche su più
piani. A volte erano anche formate
da diversi terrazzamenti aperti
sul paesaggio. In seguito, in
periodo ellenistico, la tipologia
iniziò a diffondersi nelle polis
del mediterraneo. In quest’epoca
avviene una risistemazione degli
elementi collegati alla piazza, in
maniera più ordinata, ma mai
monumentale o simmetrica, come
capitò in epoca romana.
Per
riassumere tutte le funzioni
dell’agorà: era il centro
economico e commerciale (con la
presenza del mercato); il centro
religioso, con templi dedicati al
protettore cittadino e delle
principali divinità; centro
amministrativo, con gli edifici
pubblici, gli uffici ed i teatri;
infine, era il simbolo della
democrazia, in quanto in essa si
svolgevano le assemblee dei
cittadini, per discutere e
prendere decisioni politiche,
amministrative e nuove leggi.
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