Nelle
comunità urbane coesistono lo
spazio pubblico e quello privato.
Mentre il privato appartiene al
singolo o alla famiglia, quello
pubblico appartiene a tutti. Vi si
può passare, sostare e comunicare.
I luoghi pubblici possono essere:
strade, piazze, stazioni e parchi
(in questo caso si parla di verde
pubblico). Mentre gli edifici
pubblici possono essere:
biblioteche, municipi, edifici
amministrativi o simili.
Attualmente, si sono creati anche
spazi ibridi, tra pubblici e
privati. E’ il caso degli edifici
di proprietà pubblica, che non
sempre sono aperti a tutti. L’uso
può essere limitato (come una
caserma) o in spazi ben definiti,
come nel demanio marittimo (a
protezione delle coste, o degli
argini fluviali). All’opposto,
esistono spazi privati ma ad uso
pubblico. Come è il caso dei
luoghi di culto, i centri
commerciali, i parchi tematici.
In ogni caso, spazio pubblico
non vuol dire maleducazione o
comportamenti non consoni
all’edificio in cui ci si trova.
Esistono, infatti, leggi e
regolamenti a cui allinearsi.
Breve storia della città
Parlare degli spazi
pubblici è anche parlare
dell’evoluzione storica delle
città. Si inizia con l’agorà
nell’Antica Grecia, per poi
passare al Foro romano. Nel
medioevo ci si riferisce alle
piazze, luoghi commerciali ed
identità comunale, come ad
esempio, Piazza del Campo a Siena.
Seguentemente, nel Seicento, lo
spazio pubblico diviene oggetto di
progettazione, come a Roma con il
barocco di Bernini (Piazza del
Popolo a Roma). A Parigi il barone
Haussmann inventa i boulevard,
nell’Ottocento. Successivamente,
la città di New York si struttura
urbanisticamente intorno al
Central Park. Ciononostante,
dall’Ottocento, gli spazi pubblici
sono andati modificandosi a causa
di una rivoluzione silenziosa. Il
motivo? La mobilità. Nuovi mezzi
di trasporto, come la ferrovia, il
tram e l’automobile, hanno
richiesto un adattamento ed
ampliamento dello spazio pubblico.
A questo si sono aggiunte le
innovazioni nel campo della
tecnologia edilizia, che ha
permesso, con gli ascensori, un
aumento del peso della residenza
(basti pensare ad un grattacielo).
Ciò ha comportato una perdita di
significanza e simbologia dello
stesso, con una distribuzione
diversa degli stessi edifici
pubblici. Lo stretto rapporto che
vi era tra edilizia e la necessità
di incontro e relazione, che vi
era nell’urbanistica precedente, è
stata scardinata dalla pratica
dello zoning, che tende, al
contrario, a distinguere e
separare le attività urbane. Ciò è
stato richiesto da un lato da
necessità igieniche e dall’altro
dalla mobilità, cresciuta
esponenzialmente. Ultimo elemento
disgregatore è l’enorme aumento
dell’inurbamento. Da tessuti
urbani integrati e polifunzionali
si è passati alla frammentazione
urbanistica, con la creazione di
zone industriali, centri
commerciali, spazi a parcheggio e
quartieri dormitorio. Anche gli
spazi privati hanno segnato un
aumento. Insomma, un impoverimento
della qualità della vita, non solo
a livello “simbolico”.
Ampio è il dibattito avviatosi a
livello urbanistico, con la
creazione di nuove tendenze, come
la New Urbanism, che propone il
ritorno a forme abitative del
passato, a volte anche
architettoniche. Il concetto
comunque alla base del dibattito è
il recupero di ina socialità
identificativa della cittadinanza.
Tra le richieste anche quelle di
amministratori comunali e
associazioni di cittadini. Per
ora, alcune città europee stanno
tentando di reagire all’invadenza
delle automobili. Ci si è missi
limitando la percorribilità di
alcune strade o piazze. Questo con
la creazione di zone pedonali e
ciclabili, il divieto di accesso
al centro storico e la
ristrutturazione di spazi pubblici
di quartieri “decaduti”
materialmente e funzionalmente.
Molto si sta facendo,
contemporaneamente, nella
riqualificazione ed ampliamento di
parchi ed aree verdi. Ne ha
guadagnato, senz’altro, la
salubrità dell’aria da respirare,
ma anche la qualità della vita dei
cittadini ed i turisti. La
maggiore partecipazione dei
privati alla cosa pubblica, sta
portando ad una nuova forma di
progettazione urbanistica
partecipata.
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