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Piazza di Spagna a Rome  scalinata

Foto da Wikimedia Commons

     
 
PRIMO PIANO

La storia del virtuale

 

Chi pensa che il virtuale sia legato all’informatica si sbaglia. Il primo a creare una simulazione realistica fu Morton Heilig, negli anni cinquanta. Egli inventò il Sensorama, un nuovo modo di intendere il cinema. Oltre al film, che interessava vista ed udito, venivano attivate esperienze tattili ed olfattive. L’obiettivo, infatti, era coinvolgere tutti i sensi dello spettatore in una esperienza realistica ed immersiva. Il dispositivo era totalmente meccanico. Venne applicato, nel 1962, in cinque film. Nonostante l’avvento del virtuale computerizzato, il Sensorama, tutt’oggi, ha ancora delle applicazioni cinematografiche, anche se rare.
Il primo ad utilizzare una realtà legata al computer fu, nel 1968, Ivan Sutherland. Esso si basava su un visore da portare addosso, così pesante da venire attaccato al soffitto (ovviamente molto scomodo). Le proiezioni create con il computer, tuttavia, erano ancora primitive e generiche. Il sistema, in ogni caso, non poteva che essere superato dal continuo miglioramento della potenza e miniaturizzazione dei computer.

E’ nel 1972, che arriva il primo programma virtuale. A crearlo gli ingegneri del MIT, che diede vita al l'Aspen Movie Map, così chiamato dal nome della cittadina di Aspen, in Colorado. Attraverso il programma ci si poteva muovere liberamente per le stradine della cittadina. In realtà era basato su foto e filmati del posto, poi ricreati al computer in maniera tale da prevedere ogni possibile spostamento e percorso. Si poteva visitare Aspen sia d’inverno che d’estate. Una terza versione, basata su una ricostruzione poligonale dell’ambiente, non ottenne grande successo, in quanto ancora poco realistica. Ma la cosa dipendeva dai tempi e dalla qualità dei computer disponibili.
Dopo il primo programma virtuale, nacquero i termini per denominare questa nuova realtà. Nel 1982, ecco il cyberspazio, parola inventata da William Gibson, scrittore americano. Il termine di realtà virtuale (virtual reality) venne coniato sembra nel 1989. A farlo il grande Jaron Lanier, che operò proprio in questo settore, creando linguaggi di programmazione virtuale.

Oggi, apparentemente, il virtuale e la realtà fisica sembrano aver raggiunto quasi la parità. Il fotorealismo è, infatti, quasi perfetto, grazie alla grafica in 3D. In realtà c’è ancora molto da fare. A livello di Sensorama, parecchi sono i sensi non coinvolti nell’esperienza virtuale: olfatto, gusto e tatto. Il Sensorama ne coinvolgeva di più. Quindi, almeno per il momento, la realtà materiale è molto più completa. Il termine “realtà virtuale” è stato molto utilizzato, fino ad abusarne, mentre oggi è diventato più che altro generico.

Tuttavia, la comunicazione con l’invenzione di Internet si è sviluppata moltissimo, coinvolgendo un numero enorme di utenti, in una piazza, quella virtuale, di dimensioni inimmaginabili.
Un nuovo fronte si è aperto nel terzo millennio, quello della realtà aumentata. In pratica, le due realtà, fisica e virtuale, si assommano, dando vita ad una visita materiale a cui si aggiungono informazioni specifiche informatizzate,  sull’ambiente in cui ci si trova. Grazie ad un quadratino, tipo codice a barra dei supermercati, si richiamano arricchimenti sul proprio tablet o Smartphone.
 
 
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