Il vero dibattito sul rapporto
tra urbanistica del tempo e
l’utopia di una città ideale, lo
registriamo in periodo umanistico
e rinascimentale. Molte furono le
realizzazioni architettoniche
ispirate al concetto teorico da
parte degli architetti ed artisti
dell’epoca, ma pochissime
realizzazioni urbanistiche
concrete. In linea teorica
l’utopia della città ideale si
legò ad altre tematiche molto
dibattute: la centralità dell'uomo
nella natura, la riscoperte della
cultura e dell'arte greco-romana e
l’imitazione dell'arte classica.
Ritroviamo quest’ultima negli
studi di Vitruvio (nel famoso De
architecturae) e nelle ricerche
della sua Accademia della Virtù (a
cui partecipò anche il Vignola e
Claudio Tolomei). Nell’Accademia
si svilupparono tematiche
rilevanti, come l'organizzazione
prospettica, che trattava i
fondamenti della teoria delle
proporzioni e della misura
architettonica.
Il rilancio
umanistico della città, come
ambiente distinto dalla natura, in
diretto rapporto con la dignità e
l’agire dell’uomo, messo
quest’ultimo al centro
dell’indagine filosofica, apre
tutta la stagione rinascimentale.
L’artificialità dello spazio
urbano (diverso dalla natura),
inteso come spazio dell’opera e
dell’esperienza umana, lo rese
passibile d’astrazione
idealistica, meglio,
oggettualizzato in una visione
utopistica.
Le città-stato
dell’Umanesimo, che poi sono
città-principe, contengono in sé
funzionalità ed estetica. Le
diverse arti e l’immagine del
signore coincidono
complessivamente nell’immagine
cittadina. Non come somma di
interventi singoli dei cittadini,
ma in un unico rapporto urbano. Il
concetto di città-stato
corrisponde con quello di comunità
civica, quindi simbolo della vita
associata che vi si svolge. Da qui
l’astrattezza dell’architettura
diviene ideale o idealizzabile.
Perciò, amministrate politicamente
da signorie cittadine (e dalla
comunità locale) possedevano in sé
tutta la novità e la
rappresentabilità di un unico
concetto di città idealizzabile.
Il sogno dei principi divenne da
quello di un castello o di un
palazzo, a quello di una intera
città, che, oltre, alla propria
immagine, divenisse funzionalmente
ed esteticamente perfetta. Così la
città ideale aveva come finalità
architettonica l’equilibrio,
l’ordine, la funzionalità e la
razionalità formale, che potesse
essere rappresentazione e
traduzione concreta della
perfezione della propria guida
politica. Tali aspirazioni, nel
XV secolo, portarono, oltre alla
progettazione di nuove città,
anche all'apertura di nuove
prospettive nella città,
all'ampliamento di essa, alla
sua trasformazione come al
semplice abbellimento.
Nel secolo successivo (il XVI
secolo) le forti tensioni
politiche e militari in tutta
Europa, portarono ad irrobustire
le proprie difese. Nacquero
castelli dalla geometria perfetta
(come quella idealizzata), che
finirono per trasformare
indirettamente i centri urbani
secondo linee e direttrici più
regolari. Tuttavia, nell’urgenza
militare, alcuni signori diedero
vità a città o cittadelle
militari. Ne è un esempio la
città-fortezza di Terra del Sole,
costruita al termine del
Cinquecento, per decisione di
Cosimo I de' Medici. In
particolare, tra le città-fortezza
ben si colloca il castello a forma
di stella e l’abitato di
Palmanova.
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