Primo piano  
 
Experiences     Catalogo     Azienda     Mission     Condizioni     Area Clienti      Prodotti Preferiti     Account   
 
   
      
 
 
 
   
  eBooks
   
  Brossure
   
  Stampe Fine Art
   
  Education
   
  Free
   
   
   
   
   
   
   

A livello popolare l'utopia a volte si richiama all'immagine del Paradiso terrestre

Foto da Wikimedia Commons

     
 
PRIMO PIANO
Il concetto di utopia
 

Se, come si dice, la perfezione non è di questo mondo, essa può rappresentare un punto d’arrivo o di rotta. E’ il concetto di utopia, irrealizzabile , ma necessaria a perseguirla nel concreto della quotidianità. L’utopista, di per sé, non può creare le proprie utopie, quanto semplicemente perseguire utopie generiche, poste come obiettivo lontano, che indichi un percorso da realizzare pragmaticamente. Ciononostante, il termine utopia o utopismo col tempo, ha preso un’accezione negativa, spesso rapportata al velleitarismo. Esistono, quindi, nella parola utopia un duplice significato o interpretazione, positiva o negativa che si voglia.
L’etimologia stessa della parola è ambigua. Secondo un’interpretazione dal greco, il termine si traduce in "non-luogo". Secondo l'inglese omofono (eutopia), vorrebbe dire "buon luogo". Come si vede lo stesso termine può avere significati opposti. Da questo ne è scaturito il senso di “luogo bello ma irraggiungibile”.

Apparentemente tendere ad un obiettivo utopico, cioè impossibile, può sembrare quantomeno ingenuo. In realtà l’utopista rifiuta il semplice “è così” della realtà, costruendosi una verità parallela, di per se virtuale. Se quest’ultima è immaginabile forse può divenire a sua volta realtà alla semplice domanda: qual è la realtà? L’utopista, creando un pensiero utopico, crea questa seconda verità forse attuabile quanto la prima.
Basta fare un esempio per dimostrare la vera efficacia dell’utopia: la pace nel mondo. Sembra, a tutti gli effetti, un sogno irraggiungibile, eppure tutti noi la pensiamo come il vero destino dell’Umanità. E poiché in fondo ne siamo tutti convinti (o quasi), tutti ci adoperiano per il raggiungimento di questa utopia. Dalla convinzione militarista di Sparta ad oggi il passo è già notevole.

Le grandi utopie sociali
Nel corso della storia si sono registrate diverse utopie sociali ed economiche. Nel Settecento, alcune hanno trovato delle realizzazioni (come gran parte del pensiero illuminista), altre meno. Queste ultime, tuttavia, hanno condizionato la realtà attuale, arricchendola di spunti e qualità. Basti pensare al pensiero politico e sociale di Rousseau, alla base della Rivoluzione francese e a tutte le sue derivazioni.
Due, invece, sono le utopie che, nel XIX secolo, sono nate e si sono confrontate a lungo (anche nel Novecento). La prima, quella socialista e comunista, in cui la società, completamente statalizzata e organizzata secondo il bene comune, arrivava a prevedere, addirittura, la totale abolizione del denaro. La seconda utopia prevedeva, all’opposto, un libero mercato dove si applicava la libera concorrenza.
Una volta finita la Guerra fredda (1989) con la contrapposizione fra est ed ovest, sono sorte utopie scientifiche e tecnologiche. Ci si è confrontati con una visione del futuro positiva o negativa, La quale boccia lo sviluppo tecnologico come foriero di negatività, che porterà all’estinzione della specie umana.. Sono atteggiamenti detti "estropia", ed entropia.
Alla fine, sarà giusto un atteggiamento ottimista o pessimista?

Le critiche
Nel secolo scorso, alcuni filosofi hanno criticato il concetto di utopia e la figura dell’utopista. Essi obiettano che, in primis, non esiste una metodologia razionale comune da seguire per l’ideazione dell’utopia stessa . Inoltre, la società perfetta o ideale presuppone un obiettivo concluso in sé, a cui, invece, Karl Popper (o Dario Antiseri) contrappono quello di una società aperta e non conoscibile a priori. Soprattutto, a loro avviso, l’utopista, che, di per sé, tende al totalitario, non può conoscere il tutto, sapere cosa è bene o il male per ognuno, e conoscere, infine, l’ideale né di società né di uomo perfetto.

Se la figura dell’utopista è quella di un uomo che vuole cambiare il mondo, spesso in maniera generale, i critici obiettano che la realtà è un fattore accumulato nel corso del tempo. Ciò è ottenuto in maniera gradualista e riformista. Per concepire altresì un’utopia, non si può ripartire da zero, in quanto un uomo non può cancellare se stesso per ricomporsi da zero in funzione dell’utopia stessa.

 
 
 
 
 
Indietro
 
 

 
   
HOME  
   
Informativa sulla Privacy    Credits    Contattaci    Registrazione    Experiences-plus    Biblioteche  
shop.experiences.it  
   
Registrati My Account HOME Chi siamo  Prodotti

Carrello

Contatti Privacy Condizioni Area partner Biblioteche