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Piramidi di vetro all'Epcot

Foto da Wikimedia Commons

     
 
PRIMO PIANO

La città del

futuro: l'Epcot

 

A Bay Lake, in Florida (USA), esiste un'utopica città del futuro, che venne costruita già come tale. E’ oggi un parco a tema, inaugurato nel 1982, tra i più visitati, realizzato dalla Walt Disney World Resort. Il centro si estende su 1,21 km², ma è diviso in due parti: Future World e World Showcase.
Il nome Epcot sta per L'Experimental Prototype Community of Tomorrow cioè "Prototipo sperimentale di comunità del futuro". In effetti, nell’intenzione di Walt Disney, negli anni sessanta, vi era il duplice intento di realizzare da una parte una comunità del futuro, dall’altra dare stimolo al mercato immobiliare americano con l’introduzione di nuove tipologie abitative. Solo in un secondo tempo, esso venne aperto come parco a tema, nel 1982.

Verso la fine della sua vita (morì nel 1966), Walt Disney, che aveva già conquistato un posto rilevante nell'industria cinematografica e del divertimento, anche con il parco di Disneyland a Los Angeles, del 1956, iniziò a riflettere sul futuro. La situazione delle città americane, a suo avviso, era disastrosa: la sovrappopolazione urbana, il caos architettonico, la crescente criminalità e l’inquinamento, tutto non dava a ben sperare. Nonno felice di diversi nipotini, si interrogò sul loro futuro. Poiché nella creazione dei suoi parchi di divertimento erano state applicate nuove tecnologie e modelli tipologici all’avanguardia, Disney pensò di rilanciare queste conoscenze in un nuovo campo come quello immobiliare ed urbanistico. Si acculturò, allora, nel campo dell’architettura e dell’ingegneria e consultò numerosissimi esperti del settore, prefissando i primi obiettivi.
Intanto, avendo riscosso un grande successo dalla presenza della sua azienda all'Esposizione Universale di New York (del 1964-1965), decise di creare la sua nuova città, che unisse il divertimento ad una pacifica residenza, sulla Est Coast. La scelta ricadde sulla zona di Orlando, in Florida, dove acquistò un’ampia area paludosa allo scopo.

Il progetto della nuova città del futuro aveva uno schema radiale. Cerchi concentrici avrebbero permesso una espansione progressiva, sia edilizia che abitativa. Al centro dell’impianto urbanistico si sarebbe svolta l’accoglienza vera e propria dei visitatori.

Essendo diversi i contenuti dell’iniziativa, l’intera area dell’Epcot era investita dal progetto. Alla base, la sorpresa.
In vicinanza dell’area, infatti, i visitatori sarebbero stati accolti da hostess poliglotte, per poi essere trasportati da una modernissima monorotaia al centro Epcot. Conseguentemente sarebbe stato offerto loro una completa visita all'EPCOT Industrial Park.
Al centro dell’impianto radiale vi era lo spazio pubblico, ben separato da quello abitativo. Seguendo una distribuzione utopica, al centro era posizionato un enorme hotel di 30 piani, con sala convegni, piscine, campi da tennis e da basket. Nel centro erano collocati diversi ristoranti e negozi. Essi sarebbero stati a tema, per avere un’offerta ai visitatori sempre nuova e accattivante.
Le abitazioni realizzate con grandi appartamenti, avrebbero offerto non più di 2000 posti, nella parte centrale. Naturalmente, erano previste anche residenze in affitto. Le loro rate sarebbero state inferiori alle città vicine.
Anche l’ambiente naturale venne inserito nel progetto di Disney. Infatti, tra la parte pubblica e quella residenziale, a scarsa densità, venne prevista una cintura verde. Al suo interno, oltre ai parchi, vi erano collocate funzioni come aree sociali, di gioco e sportive, chiese ed altro. Gli edifici dove erano gli alloggi, furono concepiti come delle ville, di non grandi dimensioni, che per la loro forma, entravano in rapporto con la zona verde, creando spazi naturali dove potevano svolgersi i giochi dei bambini e dei loro genitori.
Se curiosamente  Disney , aveva inserito nell’Epct soprattutto affittuari, tutti gli abitanti della città dovevano avere un lavoro. Questa soluzione avrebbe evitato ghetti o quartieri poveri. D’altra parte la nuova città offriva per le sue caratteristiche, un gran numero di posti-lavoro. Gli abitanti finivano per curare il proprio spazio vitale, incrementando l’accoglienza dei turisti.

Ma il vero segreto del progetto Epcot fu il sistema dei trasporti. Essi prevedevano un servizio pubblico di collegamento molto raffinato e, a volte, complesso. Innanzitutto la monorotaia (introdotta dallo stesso Disney nel 1959) che collegava il nord al sud della città, passando per il centro. Nel resto dell’agglomerato vi era un servizio pubblico di trasporto, che non si fermava mai. Vi era una rete pedonale separata da quella carrabile. La circolazione su quest’ultima aveva una complessa rete autonoma. Inoltre, l’approvvigionamento alimentare (e non) avveniva per strade sotterranee. Ricordiamo che tutto questo è stato creato all’inizio degli anni sessanta: per i tempi, avveniristico.

Poiché il suo non era stato uno scherzo, nel 1966 (due mesi prima della morte), egli produsse un documentario, dove si pubblicizzava l’idea alla base della Epcot, tutte le sue caratteristiche e prefigurazioni. Il target di questo non era il solo pubblico, ma soprattutto mirato agli imprenditori, managers ed industriali. Obiettivo: una “rivoluzione” nel campo immobiliare (il suo desiderio).
Dopo la morte di Disney, per volontà del fratello Roy, le costruzioni della città vennero denominate come il parco "'Walt Disney World'". La città iniziò a funzionare nel 1971, molto ridimensionata, per decisione dello stesso consiglio di amministrazione della società. Quest’ultimo, alla fine degli anni settanta, per dare un senso al lavoro fatto, fu aperto, nel 1982, come parco di divertimenti, l’EPCOT Center. Fu un omaggio al suo creatore, Valt Disney.
Nel 2013, il parco ha registrato 11 milioni e 220.000 visitatori, classificandosi al quinto posto per i parchi a tema più frequentati al mondo. Attualmente, Epcot si organizza in due grandi aree tematiche, Future World e World Showcase.

 
 
 
 
 
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