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  LE TRADIZIONI DEL PANE
 

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di Giuseppina Mento
 
 

Come il Natale cristiano ha assorbito tra i vari riti pagani anche la festa "della nascita dell’invitto sole,"anche la celebrazione pasquale coincise con la morte e la resurrezione del dio frigio Attis che si svolgeva a Roma il 24 e il 25 Marzo, inoltre questa data coincideva con l’inizio dell’equinozio di primavera, cioè con il periodo più favorevole per il ritorno in vita del "nume" della vegetazione. D'altra parte la rappresentazione antropomorfica del ciclo vegetale attraverso la morte e resurrezione di un dio affonda le sue radici nei complessi rituali propri delle società cerealicole dell'area mediterranea, vi sono infatti molte analogie tra i riti di Adone e quelli della Pasqua in Grecia, nell'Italia meridionale e soprattutto in Sicilia, e questo lo vediamo ancora oggi con i giardini di Adone che si depongono nei sepolcri allestiti in chiesa per il giovedì santo.

Nei pani tradizionali che si preparano a Pasqua in Sicilia è possibile dunque rinvenire le antiche radici precristiane della festa, anche se sono dispersi o sono in gran parte trasformati. Tra i pani che si confezionatolo ancora oggi abbiamo "u pani ri pasqua", il pane di pasqua tipico di Buscemi, è rotondo e ha al centro una croccetta rilevata nella stessa pasta, questa forma si richiama al pane tetrablomo, raffigurante l’ostia del banchetto eucaristico è fatto con grano duro, pesa circa due chili e viene, consumato il giorno di pasqua. I "pani ra puòstili" cioè pani degli apostoli li ritroviamo nella zona del ragusano, questi 'vengono preparati per il giovedì santo, per sciogliere un voto si portano in chiesa in un grande canestro, hanno forma elissoidale e una croce incisa all’estremità, la loro quantità varia in base alla promessa fatta. Durante l’eucarestia in chiesa, il celebrante lava i piedi a dodici bisognosi del paese, che rappresentano appunto gli apostoli, e ad essi vengono distribuiti i pani.

Altri nomi e forme di pane rientrano nella simbologia pasquale come "la cruna du Signuri", la corona del Signore che ha la forma di una ciambellina lavorata a treccia., e la "tinagghia" preparato con pasta di farina e uova rappresenta appunto la tenaglia, insieme alle scalette e alle croci queste forme rimandano agli strumenti della crocifissione, ma questi pani vengono preparati anche per altre occasioni. Un pane diffuso sia nella Sicilia occidentale che orientale è il cosiddetto "pani di cena" che dal nome richiama il pane consumato da Gesù nell'ultima cena, ma c'è una variante tra le due parti geografiche infatti nella Sicilia occidentale e in particolare a Messina con la 'ciciulena" cioè con il sesamo, questo pane pur essendo sempre legato al rituale della pasqua lo si trova ormai quotidianamente in ogni panificio.

Al confine tra i pani e i dolci erano invece "i pupi cu l’ova", che avevano fattezze non solo antropomorfe ma anche zoomorfe, o erano semplicemente oggetti in ogni caso comunque erano di due o più uova sode. Questi pupi però ebbero una tale diffusione che il loro nome si estese anche a pani e dolci pasquali di forme diverse, il Pitrè infatti afferma che "i pupi rappresentano le maggior stranezze della fantasia con forme di bambole, pupattole, mostri, imbottiti di uova sode, lo studioso tra le varie forme si sofferma sul "russuliddu" "un chierico rosso della cattedrale di Palermo, vestito di cotta e di sottana con un bell'uovo in ventre.

Molto ampia è dunque la tipologia di questi speciali pani che prendono nomi diversi a seconda della località in cui sono preparati, sono infatti chiamati "panaredda" a Favara e a Palazzolo Acreide, "campanara" a Marsala, Mazara e Trapani "cannatuni" nei paesi del Belice, "cuffitteddi" (da piccola coffa, sporta) a Buccheri, "cannilera" a Sciacca, Licata e Avola, "vaccareddi" a Castelvetrano e partanna, "cicìu cicìuliu" a Lentini e Adrano, "cannateddi" a Montelepre, "cuddura cu l'ova" Messina, "cavadduzzi" a Melilli, "purcuspinu" a Giarre e a Noto. Quest'ultimo pane si fa ancora con uno o due uova ricoperta da una sfoglia di pasta lavorata a punta di forbice in modo che si rialzino delle cime simili ad aculei, invece la testa ed il resto del corpo vengono rifiniti a a mano, sempre con la forbice si ottengono la criniera e il mantello dei cavadduzzi, mentre le redini sono riprodotte con due trecce di pasta.

L’uovo comunque campeggia come elemento centrale di moltissimi tipi di pani pasquali, esso fin dall'antichità è stato considerato come simbolo dell'origine delle cose, ma anche l'uso di inserire le uova comr motivi decorativi negli impasti di pane sembra remoto, questa tradizione è assai diffusa in tutti i paesi dell'Europa mediterranea e Balcanica, inoltre tracce di uova colorate sono state ritrovate in abitazioni lacustri e primitive ed anche in tombe d'epoca bizantina.

Con l'avvento del cristianesimo l’uovo esprimerà un diverso rilievo simbolico, raccogliendo in sè l’immagine concreta della resurrezione e della speranza, sappiamo inoltre che già da prima del IV secolo la benedizione delle uova pasquali interrompeva il cosiddetto "cannnnaru' cioè il tempo in cui la chiesa permette di mangiar carne. Inoltre si presume che quando si benedicevano le uova pasquali si preparavano dei pani speciali per la benedizione o per le offerte che si facevano in chiesa, tra le varie forme di pani e dolci il simbolismo cristiano predilige la colomba., la sua simbologia di uccello apportatore della primavera ha una più remota origine che per tappe successive il cristianesimo ha associato all'Annunciazione, all’Epifania e in seguito alla pasqua. 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

   
 
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