Guardare e ascoltare con
amore e rispetto vuol dire già
amare. E’ così che Grazia Deledda
ci riporta la leggenda narratagli
da una contadina sul castello di
Galtellì. In realtà è una leggenda
come tante in Italia. Narra di
fantasmi che fanno ricchi, con i
loro mitici tesori, contadini “ben
capitati”.
Il vero mistero, dietro alla
storia, non è il fantasma del
castello, ma il sogno non
confessato, , quasi la necessità,
di una vita diversa e migliore. Ed
il fatto che leggende simili si
trovino un po’ ovunque, denota
l’aspirazione popolare a
“qualcosa” di meglio.
Evidentemente, esistevano allora
favole per bambini e leggende per
i grandi.
Ciononostante, a distanza di più
di un secolo, il vero finale della
leggenda esiste. E non è legato
agli incontri fortunati della
narrazione. E’ l’affetto con cui
la Deledda ascolta, la vera forza
del racconto. Quest’attenzione
affettuosa è riuscita nel tempo a
dare questo “sacco di monete
d’oro”, a molti indifesi della
Storia. Ed è la vera strada da
percorrere ancora.
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