Chi
pensa che il virtuale sia legato
all’informatica si sbaglia. Il
primo a creare una simulazione
realistica fu Morton Heilig, negli
anni cinquanta. Egli inventò il
Sensorama, un nuovo modo di
intendere il cinema. Oltre al
film, che interessava vista ed
udito, venivano attivate
esperienze tattili ed olfattive.
L’obiettivo, infatti, era
coinvolgere tutti i sensi dello
spettatore in una esperienza
realistica ed immersiva. Il
dispositivo era totalmente
meccanico. Venne applicato, nel
1962, in cinque film. Nonostante
l’avvento del virtuale
computerizzato, il Sensorama,
tutt’oggi, ha ancora delle
applicazioni cinematografiche,
anche se rare. Il primo ad
utilizzare una realtà legata al
computer fu, nel 1968,
Ivan Sutherland. Esso si basava su
un visore da portare addosso, così
pesante da venire attaccato al
soffitto (ovviamente molto
scomodo). Le proiezioni create con
il computer, tuttavia, erano
ancora primitive e generiche. Il
sistema, in ogni caso, non poteva
che essere superato dal continuo
miglioramento della potenza e
miniaturizzazione dei computer.
E’ nel 1972, che arriva il
primo programma virtuale. A
crearlo gli ingegneri del MIT, che
diede vita al l'Aspen Movie Map,
così chiamato dal nome della
cittadina di Aspen, in Colorado.
Attraverso il programma ci si
poteva muovere liberamente per le
stradine della cittadina. In
realtà era basato su foto e
filmati del posto, poi ricreati al
computer in maniera tale da
prevedere ogni possibile
spostamento e percorso. Si poteva
visitare Aspen sia d’inverno che
d’estate. Una terza versione,
basata su una ricostruzione
poligonale dell’ambiente, non
ottenne grande successo, in quanto
ancora poco realistica. Ma la cosa
dipendeva dai tempi e dalla
qualità dei computer disponibili.
Dopo il primo programma virtuale,
nacquero i termini per denominare
questa nuova realtà. Nel 1982,
ecco il cyberspazio, parola
inventata da William Gibson,
scrittore americano. Il
termine di realtà virtuale (virtual
reality) venne coniato sembra
nel 1989. A farlo il grande Jaron
Lanier, che operò proprio in
questo settore, creando linguaggi
di programmazione virtuale.
Oggi, apparentemente, il
virtuale e la realtà fisica
sembrano aver raggiunto quasi la
parità. Il fotorealismo è,
infatti, quasi perfetto, grazie
alla grafica in 3D. In realtà c’è
ancora molto da fare. A livello di
Sensorama, parecchi sono i sensi
non coinvolti nell’esperienza
virtuale: olfatto, gusto e tatto.
Il Sensorama ne coinvolgeva di
più. Quindi, almeno per il
momento, la realtà materiale è
molto più completa. Il termine
“realtà virtuale” è stato molto
utilizzato, fino ad abusarne,
mentre oggi è diventato più che
altro generico.
Tuttavia, la comunicazione
con l’invenzione di Internet si è
sviluppata moltissimo,
coinvolgendo un numero enorme di
utenti, in una piazza, quella
virtuale, di dimensioni
inimmaginabili. Un nuovo
fronte si è aperto nel terzo
millennio, quello della realtà
aumentata. In pratica, le due
realtà, fisica e virtuale, si
assommano, dando vita ad una
visita materiale a cui si
aggiungono informazioni specifiche
informatizzate, sull’ambiente in
cui ci si trova. Grazie ad un
quadratino, tipo codice a barra
dei supermercati, si richiamano
arricchimenti sul proprio tablet o
Smartphone.
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