La
ripetitività dei movimenti
celesti, le stagioni ed il
succedersi degli anni, hanno dato,
in ogni civiltà, la cadenza
annuale dei simboli carnevaleschi,
come morte e rinascita, come fine
del caos seguito dalla
riaffermazione della Cosmogonia.
Con
l’affermazione della religione
cristiana, anche il carnevale,
festa pagana, si è inserita tra
l’organizzazione dei nuovi riti
religiosi. Infatti, esso è posto
nella settimana che precede
l'inizio della Quaresima, che ha
origine dal mercoledì delle
Ceneri. Il termine “Carnevale” ha
origine dal latino "Carnem
Levare" ("eliminare la
carne"), con riferimento al
divieto di mangiare
carne durante il periodo
quaresimale, considerato periodo
di astinenza e digiuno. Il martedì
grasso è chiamato così proprio
perché tale giorno avveniva
l’ultimo banchetto.
La parola “carnevale" (o "carnevalo")
appare, la prima volta, nei testi
del giullare Matazone da Calignano
verso la fine del XIII secolo e,
successivamente, negli scritti del
novelliere Giovanni Sercambi nel
Quattrocento. Durante questo
secolo anche i Medici, signori di
Firenze, si misurarono con i balli
e le manifestazioni carnevalesche.
Le processioni fiorentine,
chiamate “Trionfi”, erano già
allora ricche di maschere ed
ispirarono lo stesso Lorenzo il
Magnifico nel comporre il famoso
Trionfo di Bacco e Arianna.
Sempre nel secolo XV e XVI, a
Roma, sotto il governo papalino,
si tenevano due manifestazioni per
carnevale: la “corsa dei barberi”,
una razza di cavalli da corsa
d’origine araba, e la "gara dei
moccoletti", in cui i concorrenti
cercavano di spegnersi l’un
l’altro il moccolo.
In
Italia il carnevale non termina
sempre il martedì grasso. È il
caso di Viareggio o di Putignano,
il più lungo fra tutti. Molte sono
le manifestazioni che terminano
con un falò (accade spesso anche
in Sicilia), dove viene bruciato
il manichino del “Re di
Carnevale”.
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