E’
nella Bibbia che si trovano le
prime importanti verità religiose.
Nell’Esodo, essa narra, con la
decima piaga d’Egitto, come nella
notte fra il 14 e 15 del mese di
Abib, passò l’Angelo di Dio, con
la morte dei primogeniti egiziani,
ma risparmiando proprio i bambini
ebrei, poiché le loro case erano
segnalate dal sangue dell’agnello
sulla porta. La parola, infatti,
di pesach
significa in ebraico "passare
oltre". In questa tragica notte
morì perfino il primogenito del
faraone, che non voleva
assolutamente che gli ebrei
lasciassero il paese.
Successivamente, ecco il primo
“passaggio”: la liberazione con la
fuga degli Ebrei dalla schiavitù,
con Mosè verso la terra promessa.
La liberazione dalla schiavitù
egiziana, il viaggio e il
raggiungimento della terra di
Israele, per volontà di Dio, e la
nuova vita con Esso, rappresenta
un momento cardine delle Sacre
Scritture e della fede ebraica.
La Pasqua degli Ebrei durava
sette giorni. Oltre alle
celebrazioni nel tempio di
Gerusalemme, veniva rispettato il
riposo nel primo e nell’ultimo
giorno della festa. Molti erano i
pellegrini che raggiungevano la
città nel periodo sacro. Nelle
offerte votive, all’agnello si
accludeva un fascio di spighe di
grano e primizie di stagione, per
il buon raccolto. L’offerta
avveniva, in particolar modo, il
16 di Nisan.
Ancora adesso
è tradizione cucinare, per Pasqua,
l’agnello e, per gli israeliti, Il
pane azimo, simbolo pasquale
tradizionale. Quest’ultimo viene
consumato durante i sette giorni
rituali, tanto che la Pesach
viene da loro chiamata anche
“festa degli azzimi”. Gli ebrei
ortodossi, inoltre, usano
utilizzare stoviglie esclusive per
cucinare e mangiare in tutto il
periodo celebrativo.
Filone
d'Alessandria, pensatore ebraico
tra i più importanti, individua il
significato della
Pesach nel
ringraziamento a Dio, a
ricordo della fuga ed il passaggio
del Mar Rosso (e quindi della
nuova libertà), ma anche nel
significato allegorico di
“purificazione dell'anima”.
Mentre noi cristiani consideriamo
Gesù Cristo il Messia, atteso
nella Bibbia, gli Ebrei ancora lo
aspettano. Al suo arrivo seguirà
la fine del mondo. E’ per questo
che per gli ebrei la Pasqua
significa pure attesa per l’arrivo
del Messia. Nella Bibbia,
unitamente alla fuga dall’Egitto
si assommano, infatti, una serie
di passi chiave, quali le quattro
notti segnalate nel libro delle
memorie, che comprendono, oltre a
quella di Pasqua, anche la
creazione del mondo, il sacrificio
di Isacco, l’arrivo del Messia e
la fine del mondo
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