Con la
nascita del Cristianesimo
dall’Ebraismo, molti riti di
quest’ultimo, vennero ripresi, ma,
logicamente, trasformati. Nel II
secolo d. C., la Chiesa struttura
l’anno liturgico. In esso la
Pasqua assume un’importanza
fondamentale. Nasce la Quaresima,
mentre nella domenica di Pasqua si
celebra la resurrezione di Cristo
dalla morte (il nuovo contratto
con Dio ed il suo perdono). Il
nome della solennità giudaica
viene confermato, ma gli si dà un
diverso significato. Con il
riferimento (almeno nei primordi
del Cristianesimo) allo stesso
termine, ma d’origine greca. La
sua traduzione non è ancora
“passaggio”, ma “patire”. E’
un’interpretazione severa, diremmo
pessimista della Pasqua. Nel
Cristianesimo orientale si
manterrà questo aspetto scuro.
Come, ad esempio, ancora oggi in
Grecia la festa è denominata
“Pasqua della crocifissione”.
Col concilio di Nicea, nel 325
d.C., in Occidente, la Pasqua,
però, assume un valore più
ottimista e bello. A dimostrarlo,
la decisione di celebrarla nella
domenica che viene dopo il primo
plenilunio di primavera, cioè la
luce che spicca nel buio, la vita
oltre la morte. L’importanza
della festa cristiana si deve pure
all’unione tra Pasqua e Settimana
Santa, organizzata su più
significati e riti specifici,
tutti relazionati alla Passione
del Cristo.
La Pasqua
ricopre una grande importanza per
le tre religioni monoteiste.
Variano i significati, i riti, le
date e l’importanza all’interno
delle tre confessioni. Per la
religione cristiana è la festività
principale, svolgendo la morte e
la resurrezione del Cristo, da cui
prende tutto lo sviluppo della
fede e gli appuntamenti liturgici
per i vari momenti narrati dalle
sacre scritture (I Vangeli).
Non avendo una data specifica, ma
dipendendo dal calcolo delle fasi
lunari, ogni anno ha una diversa
scadenza. Da ciò variano
ricorrenze come la Quaresima (e il
Carnevale) e la Pentecoste.
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