Per il
Cristianesimo l'Agnello Pasquale è
Gesù Cristo, il figlio di Dio. La
sua venuta e le sue vicende sono
predette da Isaia, 200 anni prima,
nell’Antico Testamento:
“Maltrattato, si lasciò umiliare e
non aprì la sua bocca; era come
agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi
tosatori, e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta
sentenza fu tolto di mezzo…”. Così
pure, più tardi, Giovanni
Battista, quando Gesù gli si
presenta sulle rive del fiume
Giordano per farsi da lui
battezzare, lo saluta come
l’agnello: “Ecco l'agnello
di Dio, ecco colui che prende su
di sé il peccato del mondo” (da
qui l'Agnus Dei). Al di là del
semplice riferimento all’agnello,
questi passi chiudono il cerchio,
per la Chiesa cristiana, tra
Antico Testamento e l’effettiva
venuta di Gesù Cristo e della sua
passione, compiendo, quindi, la
predizione biblica di Isaia.
L’ulteriore indagine Ma
non basta. Annie Jaubert, esegeta
francese, negli anni ’50 del
secolo scorso, ha individuato un
passo della Bibbia (dell’Esodo),
che preannuncerebbe l’avvenuto
compimento delle sacre scritture.
In esso Dio parla a Mosè ed
Aronne:
“Il Signore disse
a Mosè e ad Aronne nel paese
d'Egitto: Questo mese sarà per voi
l'inizio dei mesi, sarà per voi il
primo mese dell'anno. Parlate a
tutta la comunità d'Israele e
dite: Il dieci di questo mese
ciascuno si procuri un agnello
per famiglia, un agnello per casa.
Se la famiglia fosse troppo
piccola per consumare un agnello,
si assocerà al suo vicino, al più
prossimo della casa, secondo il
numero delle persone; calcolerete
come dovrà essere l'agnello
secondo quanto ciascuno può
mangiare. Il vostro agnello sia
senza difetto, maschio, nato
nell'anno; potrete sceglierlo tra
le pecore o tra le capre e lo
custodirete fino al quattordici di
questo mese: allora tutta
l'assemblea della comunità
d'Israele lo immolerà tra i due
vespri. Preso un po' del suo
sangue, lo porranno sui due
stipiti e sull'architrave delle
case, in cui lo dovranno mangiare.
In quella notte ne mangeranno la
carne arrostita al fuoco, la
mangeranno con azzimi ed erbe
amare. Non lo mangerete crudo, né
bollito nell'acqua, ma solo
arrostito al fuoco con la testa,
le gambe e le viscere. Non ne
dovete far avanzare fino al
mattino: quello che al mattino
sarà avanzato lo brucerete nel
fuoco. Ecco in qual modo
mangerete: con i fianchi cinti, i
sandali ai piedi, il bastone in
mano; lo mangerete in fretta. È la
pasqua del Signore! In quella
notte io passerò nel paese
d'Egitto e colpirò ogni
primogenito nel paese d'Egitto,
uomo o bestia; così farò giustizia
di tutti gli dei dell'Egitto. Io
sono il Signore! Il sangue sulle
vostre case sarà il segno che voi
siete dentro: io vedrò il sangue e
passerò oltre, non vi sarà per voi
flagello di sterminio, quando io
colpirò il paese d'Egitto. Questo
giorno sarà per voi un memoriale;
lo celebrerete come festa del
Signore: di generazione in
generazione, lo celebrerete con un
rito perenne. In una sola casa si
mangerà: non ne porterai la carne
fuori di casa; non ne spezzerete
alcun osso.”
Questo
riferimento al 10 del primo mese
ebraico, si riscontrerebbe nel
Vangelo di Marco, dove egli
riporta la data della condanna da
parte del sinedrio del Cristo:
esattamente il 10 di Nisan,
l’effettivo primo mese del
calendario lunare ebraico (“Questo
mese sarà per voi l'inizio”).
Facendo riferimento al
Calendario di Qumran, che
fissa l'Ultima Cena al
martedì (e non al Giovedì) Gesù
sarebbe stato catturato il martedì
notte. Tre furono i giorni in cui
Cristo fu detenuto, fino al
venerdì, in cui fu messo a
supplizio. Esattamente i quattro
giorni in cui l’agnello sarebbe
stato scelto e custodito, per poi
essere sacrificato (il 14 di
Nissan). Così pure la
perfezione dell’agnello da
consumarsi, è un riferimento più
volte citato nelle sacre
scritture: nella profezia di
Isaia, nel Vangelo di Giovanni,
come anche in una lettera di S.
Pietro, che scrive: Gesù è
“l'agnello senza difetti e senza
macchia”. Il riferimento
all’ora del sacrificio, “tra i due
vespri”, indagata dalla
ricercatrice, corrisponderebbe
alle 3 del pomeriggio, orario
confermato da tutti i Vangeli, che
riportano l’ora della morte del
Cristo: il venerdì 14 Nisan
all'ora Nona (le prescrizioni di
Mishna indicano le 14.30).
La
cottura dell’agnello
Come per il capretto
indicato nell’Esodo, Dio dice a
Mosè: “In quella notte ne
mangeranno la carne”, ed anche
nell’ultima cena Gesù dice agli
apostoli: “Prendete e mangiate:
questo è il mio corpo”. Sempre
nello stesso stralcio si parla di
“...arrostito al fuoco con la
testa, le gambe e le viscere”.
Ora, San Giustino descrive le
modalità per arrostire l’agnello,
servendosi di due bastoni di
melograno. Questi attraversavano
il corpo dell’agnello, formando
una croce. E’ un ennesimo indizio
possibile riferito proprio alla
crocifissione. Infine, nel
brano dell’Esodo, a conclusione,
si riporta: “Non ne spezzerete
alcun osso” (dell’agnello). E’
proprio in un testo di Giovanni,
che assistette all’epilogo,
l’ultimo frammento colto dalla
ricercatrice francese: : “Vennero
dunque i soldati e spezzarono le
gambe al primo e poi all'altro,
che ara stato crocifisso insieme a
lui. Venuti però da Gesù e vedendo
che era già morto, non gli
spezzaron le gambe... Questo
infatti avvenne perché si
adempisse la Scrittura: Non gli
sarà spezzato alcun osso.”
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