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Crocifissione di Antonello da Messina

Foto da Wikimedia Commons

     
 
PRIMO PIANO
Gesù Cristo,
 Agnello di Dio
 

Per il Cristianesimo l'Agnello Pasquale è Gesù Cristo, il figlio di Dio. La sua venuta e le sue vicende sono predette da Isaia, 200 anni prima, nell’Antico Testamento: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo…”. Così pure, più tardi, Giovanni Battista, quando Gesù gli si presenta sulle rive del fiume Giordano per farsi da lui battezzare,  lo saluta come  l’agnello: “Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che prende su di sé il peccato del mondo” (da qui l'Agnus Dei).
Al di là del semplice riferimento all’agnello, questi passi chiudono il cerchio, per la Chiesa cristiana, tra Antico Testamento e l’effettiva venuta di Gesù Cristo e della sua passione, compiendo, quindi, la predizione biblica di Isaia.

L’ulteriore indagine
Ma non basta. Annie Jaubert, esegeta francese, negli anni ’50 del secolo scorso, ha individuato un passo della Bibbia (dell’Esodo), che preannuncerebbe l’avvenuto compimento delle sacre scritture. In esso Dio parla a Mosè ed Aronne:

“Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d'Egitto: Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno. Parlate a tutta la comunità d'Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello secondo quanto ciascuno può mangiare. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo custodirete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà tra i due vespri. Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco, la mangeranno con azzimi ed erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere. Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco. Ecco in qual modo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua del Signore! In quella notte io passerò nel paese d'Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto, uomo o bestia; così farò giustizia di tutti gli dei dell'Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d'Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete con un rito perenne. In una sola casa si mangerà: non ne porterai la carne fuori di casa; non ne spezzerete alcun osso.”

Questo riferimento al 10 del primo mese ebraico, si riscontrerebbe nel Vangelo di Marco, dove egli riporta la data della condanna da parte del sinedrio del Cristo: esattamente il 10 di Nisan, l’effettivo primo mese del calendario lunare ebraico (“Questo mese sarà per voi l'inizio”).
Facendo riferimento al Calendario di Qumran, che fissa l'Ultima Cena al martedì (e non al Giovedì) Gesù sarebbe stato catturato il martedì notte. Tre furono i giorni in cui Cristo fu detenuto, fino al venerdì, in cui fu messo a supplizio. Esattamente i quattro giorni in cui l’agnello sarebbe stato scelto e custodito, per poi essere sacrificato (il 14 di Nissan).
Così pure la perfezione dell’agnello da consumarsi, è un riferimento più volte citato nelle sacre scritture: nella profezia di Isaia, nel Vangelo di Giovanni, come anche in una lettera di S. Pietro, che scrive: Gesù è “l'agnello senza difetti e senza macchia”.
Il riferimento  all’ora del sacrificio, “tra i due vespri”, indagata dalla ricercatrice, corrisponderebbe alle 3 del pomeriggio, orario confermato da tutti i Vangeli, che riportano l’ora della morte del Cristo: il venerdì 14 Nisan all'ora Nona (le prescrizioni di Mishna indicano le 14.30).

La cottura dell’agnello
Come  per il capretto indicato nell’Esodo, Dio dice a Mosè: “In quella notte ne mangeranno la carne”, ed anche nell’ultima cena Gesù dice agli apostoli: “Prendete e mangiate: questo è il mio corpo”.
Sempre nello stesso stralcio si parla di “...arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere”. Ora, San Giustino descrive le modalità per arrostire l’agnello, servendosi di due bastoni di melograno. Questi attraversavano il corpo dell’agnello, formando una croce. E’ un ennesimo indizio possibile riferito proprio alla crocifissione.
Infine, nel brano dell’Esodo, a conclusione, si riporta: “Non ne spezzerete alcun osso” (dell’agnello). E’ proprio in un testo di Giovanni, che assistette all’epilogo, l’ultimo frammento colto dalla ricercatrice francese: : “Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro, che ara stato crocifisso insieme a lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzaron le gambe... Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso.”

 
 
 
 
 
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