Il percorso di sviluppo e comunicazione della Macroregione Mediterranea EUSMED

di Paolo Pantani

Il percorso per giungere al varo della Strategia della Macroregione Mediterranea EUSMED è stato già ufficialmente tracciato. Sul bollettino ufficiale della Regione Campania, infatti, è stato pubblicato il decreto a firma del Difensore Civico, avvocato Giuseppe Fortunato, che riconosce i “Gruppi di Azione” (Action Groups) della Macroregione Mediterranea. La Macroregione Mediterranea EUSMED si aggiunge a quelle già esistenti: Baltica, riconosciuta nel 2009, Danubiana (2011), Adriatico-Jonica (2014) e Alpina (2016).  Voglio ricordare a tutti la vicenda dell’Assemblea Mediterranea che portò alla mozione di riconoscimento rivolta al Difensore Civico presso la Regione Campania.  Molti di noi, (io stesso), avevano delle perplessità, tra i quali molti giuristi come il prestigioso costituzionalista Andrea Piraino, l’economista Rocco Giordano, alla fine abbiamo osato e ci è andata benissimo!  Ma detenevamo tutta una “cornice istituzionale”, una sede assembleare prestigiosa come Palazzo Serra di Cassano,  amici e alleati riconosciuti e potenti, tutti contattati e incontrati personalmente dal sottoscritto, quali  il Console Generale di Spagna a Napoli  Josè Luis Solano Gadea, la SVIMEZ, EURISPES, ANIMI, ( con gli esponenti Adriano Giannola, Marco Ricceri, Gerardo Bianco ), il Parlamentare Paolo Russo, l’Europarlamentare Andrea Cozzolino, il Presidente della Autorità Portuale Pietro Spirito, i costituzionalisti Carlo Amirante e Sandro Staiano ( attuale Preside della Facoltà di Giurisprudenza Federico II ), la Regione Basilicata con Elio Manti e Cristina Florenzano,  Francesco de Notaris della Assise di Palazzo Marigliano, Berardo Impegno del P.D., Pasquale Persico, Rocco Giordano, Alessandro Citarella e Tony Quattrone dei Meridionalisti Democratici,  tre medici, Francesco Montanaro, Presidente dell’Istituto di Studi Atellani, Stanislao Napolano, Presidente della Associazione Nazionale per le cure domiciliari e Maria Rosaria Rondinella curatrice del Premio e della rivista Buona Sanità, due patrocini morali del Comune di Napoli e della Regione Campania,  l’AICCRE , le associazioni campane dei comuni e delle regioni d’Europa ed eravamo tutti coesi,  tutti i presenti votarono a favore della mozione. 

I nostri avversari si sono misurati, ma come facevano ad impugnare il Decreto?  Infatti, non lo hanno fatto! Unico caso finora!  Adesso deteniamo una rubrica settimanale televisiva mono-tematica su Canale 695, ( a disposizione di tutti noi  e grazie sempre alla alleanza con Anna Rea della Direzione Nazionale della U.I.L. ), una rivista quindicinale e un giornale economico unico del Mezzogiorno quali Il Denaro e il nascente Il Denaro Magazine, l’appoggio di una Comunità Cosmopolita, Religiosa e Culturale molto influente, quale la Comunità Ebraica di Napoli e la Fispmed , network internazionale per lo sviluppo sostenibile e la lotta alla povertà. La Fispmed è membro con status di Osservatore del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente del Mediterraneo UNEP PAM. La nascita della Fispmed è stata sostenuta dalla Commissione Europea (DG Allargamento e DG Politiche Regionali) e dal Ministero dell’ambiente italiano, il quale diede origine al network composto oggi da 229 partner appartenenti a 39 differenti paesi, rappresentanti di istituzioni culturali, Ong, agenzie non governative, centri di studio, istituti di ricerca, università. Nel 2008 la Regione del Veneto con Legge regionale approvata all’unanimità diviene socio Fondatore così pure nello stesso anno il Comune di Venezia. La Fispmed ha sottoscritto con noi, i rappresentanti della Macroregione Mediterranea EUSMED, una lettera d’intenti.

Secondo Antonio Gramsci, gli intellettuali organici hanno una funzione importante nei processi decisionali, un qualsiasi “partito “, ”il moderno Principe”, ne deve tenere conto  e considerarli  come i principali mediatori del consenso.  Tutti i partner delle lettere di intenti, le quali si trasformeranno in protocolli di intesa, sono i “moderni intellettuali “con i quali bisogna necessariamente mediare il consenso “intellettuale organico”, vale a dire concreto, che già ci sta portando i suoi frutti (vedasi l’incarico a titolo non oneroso di condurre una trasmissione televisiva, sempre migliorabile, in evoluzione attiva e concreta, certo, non siamo dei Mark Twain). Questo è il nostro stile, è un poco “commerciale”, diciamo così, un poco “ripetitivo e noioso”, ma mai siamo stati così forti, convinciamoci di questo, sempre molto umilmente e vediamo come vogliamo procedere, ma assolutamente andiamo avanti, sempre misurando i passi che si compiono successivamente raggiungendo sempre obiettivi parziali e continui, nessuno detiene una “Magna Carta” da proclamare soltanto, ma senza nessuna costruzione continua, consequenziale e costante.

IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Gerd Altmann da Pixabay 

Rocco Giordano: Ammodernare le infrastrutture ed eliminare le attuali cesure tra Nord e Sud

Paolo Pantani presenta in questa puntata della sua trasmissione in onda su Canale 695 il professore Rocco Giordano. Attualmente Direttore della Rivista on-line “Sistemi di Logistica”, edita da Giordano Editore, il professore esaminerà una serie di tematiche relative alle infrastrutture stradali e autostradali, ferroviarie, i porti e gli interporti, gli aeroporti, ovvero tutte quelle reti che adeguate opportunamente – come ad esempio l’alta velocità estesa al Sud – permetterebbero azioni di sviluppo per l’intera Macroregione. In quest’ottica non si parlerà solo di rapporti con l’Europa, ma anche di Mediterraneo, soprattutto occidentale, da intendersi come area che interessa anche le nazioni africane che vi si affacciano.

Su Canale 695 Paolo Pantani conduce “Verso la Macroregione mediterranea”

IMMAGINE DI APERTURA – Foto di TheOtherKev da Pixabay 

Andrea Piraino – Capovolgere il concetto di confine

Occorre una nuova prospettiva e la parola-chiave è macroregione, termine rilanciato dall’Unione Europea nell’ambito del potenziamento della politica di coesione.

di Andrea Piraino

Il Mediterraneo costituisce uno spazio debolmente strutturato che invoca interventi di cooperazione ed interconnessione sotto ogni punto di vista: economico, sociale, politico, ecologico, culturale. Lo sviluppo delle sue popolazioni è infatti una necessità non soltanto per sé stesso ma anche per l’Europa -che conquisterebbe così una maggiore sicurezza, un controllo più sostenibile dei flussi di immigrazione e la partecipazione diretta ad un’area in crescita- e per gli Stati europei che sanno bene che dal Mediterraneo deriva il futuro dei propri rapporti con un’area strategica per la pace ed il benessere dei propri popoli. Ancora di più. La sua rinascita costituirebbe una occasione unica per invertire quello che, viceversa, sarà un declino inesorabile delle Regioni del Mezzogiorno d’Italia e della Sicilia, in particolare. Insomma, senza un processo di riconsiderazione del valore strategico del bacino del Mediterraneo, è difficile pensare oggi al rilancio dell’Europa, degli Stati e delle Regioni che in esso si affacciano, registrando benefici in ordine alla lotta alla povertà, alla tutela ed alla valorizzazione del patrimonio ambientale, alla coesione territoriale, alla sicurezza ed, infine, anche al dramma delle migrazioni che non sono un fenomeno emergenziale ma strutturale.
Ma se così è, bisogna allora avere l’intelligenza e la lungimiranza di pensare e fare del Mediterraneo una narrazione secondo altre categorie. A partire dall’idea della costruzione di una nuova organizzazione di governo in cui i principi di sussidiarietà e di cooperazione si sostituiscano a quelli di sovranità e di autonomia invocati spesso per difendere grandi e piccoli interessi che sempre più declinano verso insostenibili privilegi. Di questa nuova prospettiva, la parola-chiave è macroregione. Termine rilanciato dall’Unione Europea nell’ambito del potenziamento della politica di coesione che con il Trattato di Lisbona del 2007 ha di fatto assunto, accanto ai profili sociale ed economico già delineati dall’Atto Unico Europeo del 1986, una nuova dimensione: quella territoriale, il cui obbiettivo di fondo è il miglior coordinamento delle istituzioni e delle risorse. Ora, se si fa un attimo mente locale a quanto appena cennato, ci si rende subito conto che l’efficacia di tale prospettiva finisce per essere definita dalla circostanza che il miglior coordinamento che essa assicura nasce dall’abbattimento e dal superamento dei confini politico-amministrativi entro cui, ad oggi, restano costretti Stati, Regioni ed Enti territoriali vari. Il che significa che la Macroregione è una forma di aggregazione dei territori non più determinata da retaggi e vincoli storici ma dalla capacità di capovolgere il concetto di confine da luogo del limite, della delimitazione, del divieto dell’oltrepassamento in sede dell’incontro, della cooperazione, dell’integrazione. Ma se questo è vero -e lo confermano le Macroregioni Baltica, Danubiana, Adriatico-Jonica ed Alpina, già costituite- le conseguenze dell’adozione di questa strategia nell’ordinamento comunitario dell’Unione non saranno limitati agli specifici obbiettivi intorno ai quali essa è stata costruita ma, pur non costituendo un nuovo soggetto istituzionale, investiranno le vecchie aggregazioni territoriali degli Stati nazionali esistenti e dimostreranno come sono proprio questi ultimi con le loro delimitazioni insuperabili ad impedire la costruzione dell’Europa comunitaria dei Padri fondatori. Non solo. Ma questa attitudine al coordinamento, alla cooperazione ed, addirittura, all’integrazione le Macroregioni la mostrerebbero ancora di più, se possibile, con riferimento agli ordinamenti regionali che in Italia, come negli altri Paesi europei, sono sottoposti ad un ‘ritorno’ di centralismo statalistico che tende ad esautorarli sia dal potere legislativo che dal potere amministrativo, mortificandoli oltre tutto con tagli finanziari sempre più pesanti.
Naturalmente qui non si vuol disconoscere che le Regioni, almeno in Italia, siano oggi diventate in larga misura centri di potere fine a sé stesso. Ciò che invece si intende sottolineare è che, se si punta ad una loro nuova configurazione nell’ambito della Repubblica, altra deve essere la pista da battere. E, precisamente, quella del riordino territoriale delle attuali venti Regioni previste dall’art. 131 della Costituzione, come peraltro segnalano le diverse proposte di leggi costituzionali presentate nella scorsa legislatura per “ridisegnare la cartina d’Italia”. Del resto, l’ipotesi di modificare le attuali Regioni per costruire un inedito sistema di Macroregioni non rappresenta altro che il riemergere di un’antica idea la cui nascita, all’indomani della seconda guerra mondiale, fu prospettata dal leader del Movimento Indipendentista Siciliano (MIS), Andrea Finocchiaro Aprile, e poi ripresa, nella prima metà degli anni settanta del secolo scorso, da un lato, da Guido Fanti, primo presidente della Regione Emilia-Romagna, e, dall’altro, da Piersanti Mattarella, allora semplice deputato dell’Assemblea Regionale Siciliana. Da allora, per una quindicina di anni, la prospettiva macroregionale sembrò scomparire dall’agenda politico-istituzionale per riemergere nel 1992 con la famosa ricerca della Fondazione Agnelli, che rilanciava l’idea di macro aree geo-economiche a vocazione europeista come alternativa al regionalismo burocratico-amministrativo dell’esperienza attuata in Italia, e con la proposta federalista della Lega Nord e per essa di Gianfranco Miglio che riprendeva una sua vecchia convinzione e sosteneva una rinnovata architettura istituzionale del Paese in tre Macroregioni (o “Italie”). Per arrivare, così, ad oggi quando la riforma dell’impalcatura della Repubblica in chiave macroregionale non servirebbe soltanto a ridisegnare l’organizzazione territoriale del nostro Paese ma anche a superare i muri costituiti dai confini dei vari Paese europei e così ricomporre nuove Comunità geo-politiche di dimensione continentale. Ma come? In che modo? Attraverso una aggregazione di aree regionali omogenee per territori, storia, cultura, sensibilità politiche ed interessi socio-economici che superino le diversità di appartenenza nazionale e si collochino nella prospettiva europea. Di quella Europa politica, però, che non può che essere dei Popoli e dei Territori. Non certo degli Stati.
Evidentemente, fare questa affermazione nel bel mezzo del boom della logica intergovernativa che tende a spazzare via tutte le istanze comunitarie può sembrare temerario. Ma è proprio così. Se infatti non si accantona il pensiero centralista e tecnocratico che ha dato vita all’attuale struttura burocratica, priva di anima, per ritornare all’idea originaria di Europa, l’attuale impronta prettamente economicistica, assunta a seguito del Trattato di Maastricht, non sarà superata mai e la moneta unica sostituirà quella unità culturale, politica, sociale ed economica che dovrebbe costituire l’unica ragion d’essere dell’Unione Europea. Confermando, come si sostiene da più parti, che il processo di unificazione è un clamoroso fallimento che ha determinato un appiattimento delle culture storiche ed ha ridotto l’Europa ad una entità senza identità, scarsamente democratica e spesso incomprensibile per i suoi stessi cittadini, costretti ad assistere allo scempio dei respingimenti dei migranti chiedenti asilo da parte di Paesi che devono la loro attuale esistenza proprio alla generosa accoglienza della (vera) Comunità Europea.
Ora, se si vuole evitare questa deriva, non c’è dubbio che l’unica possibilità è quella di costruire una nuova unità politica del vecchio Continente fondata su queste Macroregioni che, come nel caso di quella del Mediterraneo occidentale, potrebbero costituire anche l’occasione per realizzare quella cooperazione territoriale indispensabile allo sviluppo equilibrato e sostenibile dei Territori dei vari Paesi che in esso si specchiano.
Come è noto, allo stato attuale, la Macroregione mediterranea non presenta elementi definiti e non sarebbe altro che un “piano” volto ad affrontare le problematiche e le sfide comuni dei soggetti nazionali, regionali e locali che si affacciano nell’area. In prospettiva, però, potrebbe configurarsi come una modalità di governance multilevel che garantisce la partecipazione delle Autorità regionali e locali alle politiche di cooperazione europea, ad esempio, per i sistemi energetici, la ricerca scientifica e l’innovazione, la cultura, la tutela ambientale, etc. Insomma, potrebbe diventare una rete dove annodare tutte le materie che costituiscono i settori portanti per una crescita economica intelligente e sostenibile che, non solo, sarebbe in linea con la strategia dell’UE ma avrebbe anche la capacità di dare un apporto significativo allo sviluppo del nostro Paese ed, in particolare, a quello del Mezzogiorno e della Sicilia che di questa Macroregione del Mediterraneo occidentale potrebbero costituire i motori propulsori assieme a Regioni come la Corsica, la Costa Azzurra, la Catalogna, l’Andalusia, Malta.

Andrea Piraino è ordinario di Diritto Costituzionale nell’Università degli studi di Palermo. Consulente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani. Coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Siciliana degli ex-parlamentari regionali e nazionali. Già Assessore della Regione Siciliana con delega alla Famiglia, Politiche Sociali e Lavoro.

L’ARTICOLO È PUBBLICATO NEL PRIMO NUMERO DI ESPERIENZE MEDITERRANEE

Macroregioni: nate in funzione delle sfide e delle opportunità transnazionali comuni

di Paolo Pantani

Le Macroregioni si configurano nel rafforzamento della politica di coesione che con il Trattato di Lisbona del 2007 ha di fatto assunto, accanto ai profili sociale ed economico già delineati dall’Atto Unico Europeo del 1986, una terza dimensione: quella territoriale. Attraverso questo strumento le istituzioni europee hanno voluto elevare la cooperazione territoriale a chiaro obiettivo dell’Unione Europea in posizione centrale, mobilitando il potenziale di crescita che esiste nei territori.
La politica di coesione spera di migliorare l’equilibrio geografico dello sviluppo economico e di innalzare il tasso potenziale di crescita dell’intera Unione, rendendolo sostenibile, equilibrato ed armonioso, in grado di ridurre le diseguaglianze  e di rafforzare la cooperazione transfrontaliera, mediante iniziative congiunte locali e regionali, e la cooperazione transnazionale, mediante azioni volte allo sviluppo territoriale integrato.
In sostanza, le Macroregioni sono strumenti per la migliore attuazione della coesione territoriale – che, nell’elaborazione più recente, come ricordato, affianca e completa la coesione economico-sociale: l’unica in riferimento alla quale finora erano state elaborate la maggior parte delle politiche europee – e per la promozione di uno sviluppo “in grado di superare i confini tra Stati-membri”.
Rendendo più efficace “un’azione che veda come protagoniste aree territoriali contigue, accomunate da problematiche simili, piuttosto che interi territori statali, considerati separatamente l’uno dall’altroDel resto bisogna tenere presente che verso questa modalità di cooperazione si indirizza sempre più frequentemente anche il favore di molti Stati preoccupati dall’accentuarsi dei problemi (come, per esempio, quello degli effetti del cambiamento climatico) che superano i confini amministrativi e non possono essere affrontati in modo adeguato che dalla cooperazione dei territori interessati. Inoltre, c’è da dire che questa strategia di cooperazione territoriale dell’Unione Europea, in modo particolare con la programmazione dei Fondi strutturali 2014/2020, mira ad evitare la dispersione delle risorse finanziarie concentrandole nel tentativo di risolvere alcuni problemi comuni a più autorità statali e sub-statali in determinati settori (definiti “pilastri” o “obiettivi”) la cui dimensione può variare in considerazione della zona geografica interessata, dei soggetti partecipanti e, quindi, delle risorse a disposizione.
In poche parole per la Commissione Europea la Macroregione è una Entità che non è nata in base a criteri amministrativi o finanziari ma in funzione delle sfide e delle opportunità transnazionali comuni.

Da questa impostazione funzionalista, poi, la Commissiome Europea ne faceva inizialmente derivare la regolamentazione principale, cd. dei “tre No!”: 1) No! a finanziamenti specifici a carico del bilancio UE ma coordinamento dei fondi europei (e nazionali) esistenti per il raggiungimento degli obiettivi  inerenti la strategia individuata; 2) No! all’introduzione di una normativa specifica in quanto ogni strategia macroregionale è frutto di una apposita “comunicazione” della Commissione e del corrispondente “piano d’azione” elaborato in base ai contributi di soggetti pubblici (Autorità nazionali, regionali, locali) e privati (stakeholder, mondo scientifico, società civile); 3) No! alla creazione di un’ulteriore istituzione dovendosi applicare alle Macroregioni i principi della cooperazione, del coordinamento, dell’integrazione, della multilevel governance.
Circostanze, tutte queste, che però non si sono dimostrate in grado di dare una risposta soddisfacente al problema principale costituito dall’incapacità delle strutture esistenti di agire in modo efficiente ed efficace a causa della loro frammentarietà. Ed ecco, allora, che la stessa Commissione ha proposto di modificare ed il Consiglio ha accettato di capovolgere la regola dei “tre No!”  nella regola dei “tre Si!”. E cioè: 1) Si! alla complementarietà dei finanziamenti; 2) Si! alla definizione di una nuova progettualità; 3) Si! al coordinamento degli strumenti istituzionali. In definitiva, configurando la Macroregione quale l’Entità per permettere di raggiungere una maggiore efficacia rispetto a quella che si potrebbe registrare a seguito di azioni individuali poste in essere da Unione Europea, Stati-membri, Regioni e Comuni.
Con questa regola dei “tre Si!”, in definitiva, la nostra Macroregione Mediterranea (EUSMED) può configurare una nuova progettualità in maniera complementare e coordinata con gli strumenti nazionali e questa rappresenta una vera evoluzione, potendo avere quindi una progettualità strategica definita della Macroregione Mediterranea (EUSMED).

IMMAGINE DI APERTURA – Un disegno inviato da Paolo Pantani per illustrare is suo articolo.

Su Canale 695 Paolo Pantani conduce “Verso la Macroregione mediterranea”

Paolo Pantani è un homme d’action, una persona che agisce e non se la tira. Meno che mai si pianta al telefono per suggerire cosa gli altri debbano fare: lui fa. Non esulta sulle chat mentre posta link a filmati senza neppure un rigo di commento; non gareggia a chi fa più scoop, secondo le istruzioni del gioco “Piccoli giornalisti crescono”. Pantani spedisce seri articoli d’informazione alla stampa e ai siti web. Chi ci segue su Experiences, ha notato, già da tempo, il suo spirito propositivo: sia attraverso i propri scritti e sia attraverso gli scritti dei suoi amici che ha invitato a collaborare. Punto centrale è il progetto comune per la costituzione di una Macroregione Mediterranea.

Da qualche mese, in piena emergenza pandemica, Pantani ha varato persino una rubrica televisiva su Canale 695, un’emittente partenopea. Nel suo salotto televisivo intervista (a giusta distanza) un ospite alla volta. Sappiamo bene che, a cominciare dalle istituzioni fino ai singoli cittadini, qualunque ruolo si ricopra, ognuno di noi è chiamato ad avanzare proposte per un futuro che tenga conto del nuovo contesto. Per delinearlo al meglio, questo futuro, è necessario un brainstorming grazie al quale assommare la giusta visione d’insieme. La nostra idea è, semplicemente, riproporre la trasmissione di Canale 695 e trasformarla in una rubrica periodica sulle pagine di Macromed, il sito web che Experiences dedica fuori dagli schemi ai temi macroregionali. Con questo video iniziamo dalla puntata di apertura e cerchiamo di capire, attraverso le parole di Paolo Pantani e del suo ospite, il prof. Paolo Ferrara, cosa sia una Macroregione e quali vantaggi ne deriverebbero.

Su Canale 695 Paolo Pantani conduce “Verso la Macroregione mediterranea”

IMMAGINE DI APERTURA – Foto di TheOtherKev da Pixabay 

Bari, “Mediterraneo per il futuro del Sud”: convegno sulle macroregioni del Sud

(Bari, servizio del 15 ott. 2019). Il Sud deve fare squadra, cioè fare fronte comune. Lo sostiene il prof. Enzo Siviero, rettore dell’Università telematica eCampus ed esperto di fama internazionale in progettazione di ponti. Parla infatti della necessità di un collegamento del Sud col Nord, ma soprattutto del Sud con il Sud. Occorre spostare, in altri termini, l’attenzione dell’Europa al Mediterraneo, come afferma anche il prof. Giuseppe Valerio, presidente Aiccre Puglia (Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa). Per questo motivo gli incontri promossi dal prof. Cosimo Inferrera con AEM (Associazione Europea del Mediterraneo), di cui è presidente, sono una notevole opportunità per discutere sul riscatto del Mezzogiorno, in primo luogo, e sul bacino del Mediterraneo, considerando l’unione di quelle regioni italiane, europee ed extra-europee, che vi si affacciano.
Una nota a margine. Avete notato quante sedie vuote? Accade spesso che riunioni importanti come questa, durante le quali si analizzano proposte a favore del territorio, siano poco affollate. Ma, non sempre le immagini documentano del tutto il vero. Molto più facile è che una piccola e volenterosa Tv privata, costretta ad operare con scarsi mezzi e uomini, monti un servizio con spezzoni di riprese. Una intervista ai personaggi del giorno, prima che inizi l’incontro, e una sventagliata sul pubblico che si sta accomodando nella sala ancora deserta. Finalmente si aprono i lavori e si possono inquadrare i saluti dei relatori. Poi via di corsa per un nuovo servizio in qualche differente angolo della città. Questo chi organizza eventi deve prevederlo, perché la “percezione” della manifestazione è altrettanto importante dei contenuti espressi. Come si fa? Questione di metodo. Insieme possiamo imparare molto.

IMMAGINE DI APERTURA – La copertina del libro edito da Franco Angeli

La Macro-Regione del Mediterraneo (Occidentale) – intervista al prof. Andrea Piraino

TVM Tele video market ha mandato in onda questa intervista, ribattuta su YouTube il 17 luglio 2017. L’argomento è “La Macro-Regione del Mediterraneo Occidentale per ripensare le strategie geopolitiche Europee – Bilancio dell’inizio di un cammino”. Argomento di grande importanza, esposto dal prof. Andrea Piraino, ordinario di diritto costituzionale all’Università di Palermo e coautore, insieme al prof. Renato D’Amico, del libro “Per la Macroregione del Mediterraneo occidentale” (Franco Angeli, editore). Nonostante ciò, a distanza di quasi tre anni, di Macroregione del Mediterraneo non c’è quasi traccia da parte delle Regioni. Le visualizzazioni del presente filmato, poi, sono appena 35. Un numero così esiguo di interessati testimonia che non basta postare un video, seppure su di una piattaforma di successo come YouTube, ma occorre veicolarne la diffusione e alimentare il dibattito sul territorio e nelle sedi istituzionali. Per questo motivo Macromed ripropone l’intervista, chissà che non si possa avvertire qualche fremito.

IMMAGINE DI APERTURA – La copertina del libro edito da Franco Angeli

Macroregione Mediterranea per uno sviluppo sostenibile del Mezzogiorno d’Italia

di Paolo Ferrara

La Unione Europea (U.E.) ha sempre guardato con particolare interesse al Bacino del Mediterraneo, sia perché esso, disegnando tutto il confine meridionale della Comunità, rappresenta un area nella quale è indispensabile mantenere dei rapporti di stabilità e pacifico interscambio, e sia perché, dopo la caduta negli anni ottanta del secolo scorso, della strutturazione a blocchi contrapposti, si erano aperte proprio in quest’area nuove possibilità di dialogo e di inter-relazioni,  specie tra gli Stati frontalieri, spesso con tradizioni storico-culturali e identitarie affini.

Fino a questo momento, tutte le strategie politiche messe in atto dall’U.E. nel Bacino del Mediterraneo, hanno sempre visto una prevalenza gerarchica dell’Unione attuata mediante un rapporto di tipo bilaterale sia nei confronti degli Stati Membri meridionali, che nei confronti dei Paesi non Membri della sponda sud. I risultati di questa strategia non sono stati però all’altezza delle attese per cui si è evidenziata la necessità di creare strumenti strategici capaci di implementare l’integrazione tra popoli mediante una interlocuzione il più possibilmente diretta tra persone o, al massimo, tra Enti ed Istituzioni Locali. Questo modello di integrazione e cooperazione tra Popoli e Cittadini è stato identificato nel Trattato di Riforma di Lisbona (ratificato nel 2007 ma messo in atto nel dicembre 2009) nella strategia macroregionale, e proprio per questa ragione il Trattato di Lisbona ha previsto l’istituzione di ben 5 Macroregioni, tutte posizionate lungo dei confini della Unione. Di queste 5 Macroregioni progettate, 4 sono state già realizzate e stanno funzionando molto bene (Macroregione Baltica; Macroregione Danubiana; Macroregione Alpina; Macroregione Adriatico-Ionica) solo la Macroregione Mediterranea è rimasta a livello di progetto e non è stata ancora istituita.

Per permettere inoltre un buon funzionamento delle macroregioni, il Trattato di Lisbona, confermando quanto già stabilito dal Trattato di Maastricht, ha basato la ripartizione delle competenze all’interno dell’U.E. e tra la U.E. e gli Stati Membri, sul Principio della Sussidiarietà, secondo il quale, se un Ente “inferiore” è capace di svolgere bene un compito, l’Ente “superiore” non deve intervenire, ma deve piuttosto sostenerne l’azione. Il principio di Sussidiarietà quindi, si configura come un principio dinamico che consente di ampliare le competenze dell’U.E. mediante l’utilizzo delle specifiche competenze ed esperienze dei singoli Territori, senza che questo, in nessun caso comporti delle ulteriori maggiori competenze gerarchiche da parte dell’U.E., essendo le sue competenze “limitate a quanto necessario per il conseguimento degli obiettivi dei Trattati”. Gli atti normativi e i programmi messi in atto dagli Enti ed Istituzioni Territoriali della U.E. in base al principio della sussidiarietà, possono divenire oggetto di controllo e censura da parte della Corte Europea di Giustizia, solo nel caso che in questi siano ravvisabili delle” violazioni di quanto dagli Stati Membri attribuito direttamente alla U.E. nei Trattati, per realizzare gli obiettivi da questi stabiliti”.

È evidente che l’Italia Mediterranea, con la sua peculiarità orografica di essere come un “ponte” lungo circa 1000 km lungo l’asse nord-sud tra l’Europa e l’Africa, ha delle caratteristiche di assoluta specificità nell’offerta di linee di transito rapide, coordinate e sostenibili, quale base primaria di tutti gli scambi di merci e persone, nonché asse portante del turismo. La Macroregione Mediterranea infatti si prospetta appunto come incubatore gestionale di un’area, densa di affinità storico-culturali e geo-climatiche, a cavaliere tra l’Europa, l’Africa settentrionale e il Medio Oriente.

La costituzione della Macroregione Mediterranea da parte dell’U.E. realizzerebbe inoltre, in base al principio della Sussidiarietà, un drastico spostamento della “cabina di regia” da Bruxelles direttamente nei nostri territori, portando sia la elaborazione dei singoli progetti, così come anche la loro gestione e controllo, ad un livello molto più vicino ai cittadini, con quindi una maggiore possibilità di interpretare gli effettivi bisogni e le reali aspettative delle persone. Inoltre, l’acquisizione da parte dei nostri Enti Locali di una piena responsabilità dei progetti stimolerebbe gli stessi a migliorare drasticamente le proprie capacità gestionali ed amministrative, a tutto vantaggio della qualità della vita delle popolazioni. Precisi segnali in tal senso sono già ben evidenti in Puglia e Basilicata, inserite operativamente nel progetto macro-regionale adriatico-jonico, dove è ben visibile come le rotte adriatiche tra Albania, Montenegro ed Italia, precedentemente vie di migrazione incontrollata e di traffici criminali, si sono rapidamente trasformate in virtuose rotte di sviluppo sostenibile di piccole e medie imprese e di turismo.

La Macroregione Mediterranea coinvolgerebbe tutte le regioni del mezzogiorno in una unica grande Zona Economica Speciale con caratteristiche e bisogni simili, in un progetto “green” di economia circolare, coordinata e sostenibile, basata su PMI innovative e tecnologiche, agro-alimentare di alta qualità e turismo, immersa in quel naturale incubatore di interscambi che è sempre stato il Bacino del Mediterraneo.

Tutte queste considerazioni sottolineano l’urgenza di costituire e rendere al più presto operativa la Macroregione Mediterranea che, a seguito di un forte impulso di richiesta da parte della Società Civile, il Difensore Civico della Regione Campania ha già ufficialmente istituito con decreto n° 09/2018 pubblicato sul BURC n° 89 del 29 novembre 2018.

Ora ci aspettiamo che, attraverso la Conferenza Stato-Regioni possa avvenire un forte coinvolgimento del Governo italiano affinché questo, insieme agli altri Stati Membri interessati, possa richiedere all’Unione Europea la rapida costituzione operativa della Macroregione Mediterranea. Questa infatti non solo è l’unica Macroregione, tra quelle auspicate dal Trattato di Lisbona, non ancora realizzata, ma il suo ritardo di realizzazione sta anche producendo dei sostenuti danni alla economia del nostro Mezzogiorno.

IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Gerd Altmann da Pixabay 

Mediterraneo chiama Europa – Filmati del 5 giugno 2020 – Parte seconda

“Nel 65° anniversario della Conferenza di Messina “Mediterraneo chiama Europa” – Videoconvegno 4-5 giugno 2020 organizzato dall’Associazione Europea del Mediterraneo.

Arch. Sergio Bertolami – Direttore ed editore Experiences.it
Arch. Pierpaolo Maggiora – Studio Associati Torino

4/7

Avv. Francesco Attaguile – Presidente HUB-Siciliainternazionale, già sindaco di Catania

5/7

Prof. Enzo Siviero – Rettore Università eCampus Roma
Prof. Andrea Piraino – Università Studi Palermo

6/7

Monsignor Antonino RaspantiVescovo Diocesi Acireale, vice Presidente CEI
Prof. Cosimo InferreraPresidente Associazione Europea Mediterraneo, Emerito Classe 2^ Accademia Peloritana

7/7

MEDITERRANEO CHIAMA EUROPA
Filmati del 4 giugno 2020
Filmati del 5 giugno 2020 – Parte prima
Filmati del 5 giugno 2020 – Parte seconda

VAI SU ASSEURMED.EU

IMMAGINE DI APERTURA – Frontespizio della locandina  

Mediterraneo chiama Europa – Filmati del 5 giugno 2020 – Parte prima

“Nel 65° anniversario della Conferenza di Messina “Mediterraneo chiama Europa” – Videoconvegno 4-5 giugno 2020 organizzato dall’Associazione Europea del Mediterraneo.

Prof. Mario BolognariSindaco Taormina
Dott. Salvatore ZinnaEsperto programmazione fondi europei (Moderatore)

1/7

Prof. Adriano GiannolaPresidente SVIMEZ Roma

2/7

Ing. Giovanni SaccàPreside CIFI Sezione Verona

3/7

Ing. Giovanni Saccà – I corridoi TEN T e TMN T (Relazione)

I-corridoi-TEN-T-e-TMN-T-Saccà-05-giugno-2020-1

MEDITERRANEO CHIAMA EUROPA
Filmati del 4 giugno 2020
Filmati del 5 giugno 2020 – Parte prima
Filmati del 5 giugno 2020 – Parte seconda

VAI SU ASSEURMED.EU

IMMAGINE DI APERTURA – Frontespizio della locandina  

Mediterraneo chiama Europa – Filmati del 4 giugno 2020

“Nel 65° anniversario della Conferenza di Messina “Mediterraneo chiama Europa” – Videoconvegno 4-5 giugno 2020 organizzato dall’Associazione Europea del Mediterraneo.

Prof. Cosimo Inferrera – Presidente Associazione Europea Mediterraneo, Emerito Classe 2^ Accademia Peloritana
Prof. Enzo Caruso – Assessore Comune Messina alla cultura, turismo, brand Messina, giovani
Prof. Salvatore Cuzzocrea – Rettore Università degli Studi di Messina

1/4

Prof. Giovanni Moschella – Prorettore vicario Università Studi Messina (Moderatore)
On. Prof. Antonio Martino – Emerito Università Luiss Roma
Prof. Roberto Santaniello – Commissione Europea Università Studi Roma III
Prof. Giorgio Anselmi – Presidente Movimento Federalista Europeo Roma

2/4

On. Prof. Maurizio Ballistreri – Università Studi Messina
Dott. Mario Primo Cavaleri – Giornalista scrittore Messina
Prof. Giulio TarroEmerito Virologia A.O. “D. Cotugno” Napoli
Prof. Giuseppe CampioneGeografo Politico, già Presidente Regione Siciliana

3/4

Prof. Roberto Santaniello Commissione Europea Università Studi Roma III
Prof. Giorgio Anselmi
– Presidente Movimento Federalista Europeo Roma
Dott. Mario Primo Cavaleri – Giornalista scrittore Messina
Prof. Cosimo InferreraPresidente Associazione Europea Mediterraneo
INTERVENTI ESTERNI
Prof. Giuseppe CampioneGeografo Politico già Presidente Regione Siciliana

4/4

MEDITERRANEO CHIAMA EUROPA
Filmati del 4 giugno 2020
Filmati del 5 giugno 2020 – Parte prima
Filmati del 5 giugno 2020 – Parte seconda

VAI SU ASSEURMED.EU

IMMAGINE DI APERTURA – Frontespizio della locandina