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Sarcofago fenicio di tipo greco, da Antarados, nel nord del Libano

Foto da Wikimedia Commons

 

     
 
CARTAGINE
Cartagine come
secondo polo

 

Nei sobborghi di Tunisi abita la Storia. Si chiama Cartagine, e fu, prima della cancellazione da parte dei romani, la più importante delle colonie fenice, tanto da offuscare l’importanza della stessa madrepatria. Il suo nome significa, infatti, “Città nuova”, ma anche "Nuova Tiro”, la città di provenienza dei coloni, posta sulle coste dell’odierno Libano.
Diversa è la data di fondazione. Risalirebbe all'814 a.C., secondo il parere dello storico greco Timeo, mentre lo storico Giuseppe Flavio indica la data dell’826 a.C. I coloni provenivano da Tiro. Secondo la leggenda erano guidati dalla regina Didone, chiamata anche Elissa. Il fratello, Pigmalione di Tiro, ne avrebbe ucciso il marito per impossessarsi delle sue ricchezze. Vedutasi messa alle stette, Didone sarebbe partita con altri coloni fenici, approdando poi sulle coste tunisine. Molto più semplicemente, i fenici che componevano quella spedizione erano oppositori politici del governo.
Fondando Cartagine, portarono con se il dio Melqart e la propria cultura. Dopo una iniziale contesa tra proprietari terrieri e commercianti, la città imboccò la seconda strada: quella del commercio. Tra esploratori (Annone il navigatore) e conquistatori (il generale Malco), all'inizio del VI secolo a.C., Cartagine sviluppò la sua influenza sulle coste africane, fino (si dice) ad arrivare alla Sierra Leone. I suoi esploratori si spinsero anche verso l’interno dell’Africa. Così facendo la città si arricchì e prosperò sempre più.
Nel V secolo a.C., la città-stato di Cartagine con la sua dominazione commerciale divenne la polis maggiore dell’intero Mediterraneo. Essa, infatti, controllava le coste africane, dal Marocco fino all’Egitto, parte dell'isola di Sardegna, delle isole Baleari, di Malta, e della parte occidentale della Sicilia.  Possedeva inoltre, delle colonie sulla costa spagnola. Gli contendevano il possesso della Corsica e del mar Tirreno gli Etruschi. Ma l’unica vera civiltà concorrente era quella greca. Questi ultimi, oltre all’influenza nel mare Egeo, avevano colonizzato la parte meridionale dell’Italia (la Magna Grecia) e l’area orientale della Sicilia. A nord si opponeva a Cartagine la sola Marsiglia, che era anche una colonia greca d’origine focese.

La città di Cartagine era amministrata da un’oligarchia. I componenti di questa venivano chiamati "suffeti", esattamente come quello del governatore di Tiro, città fenicia d’origine. Il termine si traduce con quello di “giudici”.
Se il popolo aveva qualche influenza sulla legislazione, la città era pienamente in mano degli aristocratici e le loro famiglie. Nel tempo alcuni suffeti iniziarono a ricoprire cariche elettive, ma eletti sempre dai nobili. Il potere amministrativo, giudiziario ed esecutivo dei suffeti era temperato dalla presenza di un senato, con 300 membri, e dal Consiglio dei Cento. La loro funzione era simile al senato romano in epoca repubblicana. L’esercito era invece diretto separatamente da alcuni generali, detti "strategoi", di incarico pluriennale.
Inizialmente Cartagine usufruiva della rete commerciale impostata dai fenici, perciò, aveva rapporti ad oriente con la città-madre di Tiro e ad occidente con Tartesso e città limitrofe, poste sulla costa spagnola. In particolare, con Tartesso commercializzava argento, ma soprattutto stagno. Quest’ultimo era fondamentale per ottenere il bronzo, metallo principale nelle civiltà del tempo.
Un cambio di velocità si ebbe quando Cartagine si impossessò di Tartesso e della sua rete commerciale. Risalendo, infatti, verso la zona a nord-ovest della Spagna, i punici raggiunsero le miniere di stagno, acquisendole. Poi i suoi esploratori si spinsero a nord verso la Cornovaglia, mentre a sud le sue navi arrivarono, seguendo la costa atlantica africana, al Senegal e alle sue miniere d’oro.

Tutto questo portò ad una esplosione commerciale di Cartagine, che divenne fornitrice ed acquirente di tutte le civiltà mediterranee. A nord, ad esempio, gli Etruschi divennero partner dei traffici punici, mentre ad oriente, persino la Grecia aveva scambi commerciali con la città, anche in periodi di guerra. Nel teatro greco è rimasta la figura del commerciante cartaginese, furbo, avido ed infido, ma ciononostante comico. Al contrario gli storici romani, che ne parlarono negativamente.

 
 
 
 
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