Il
proverbio dice che “tra i due
litiganti il terzo gode”.
Nelle battaglie appena descritte,
Agatocle per rinforzare il proprio
esercito, aveva assoldato un
congruo numero di soldati
mercenari. . Alla sua morte (nel
288 a.C.) questi rimasero
praticamente disoccupati. Per
ovviare alla situazione, essi
misero sotto assedio Messana,
conquistandola. Presero il nome di
Mamertini, cioè figli di Marte,
dio della guerra. E infatti il
loro dominio si distinse
immediatamente per violenza, in
città e dintorni. Tale
situazione, alla lunga, divenne
pericolosa per gli stessi
siracusani. Nel 265 a.C. il nuovo
tiranno della città, Gerone II,
inviò l’esercito contro la città
peloritana. Se alcuni mamertini
propendevano per la resa, altri
inviarono a Roma (la nuova potenza
militare) una richiesta di aiuto.
Improvvisamente, la situazione
politica divenne pericolosa anche
per Cartagine, la quale inviò
frettolosamente una flotta e
truppe di terra a Messina. I
cartaginesi entrarono in città
accolti come “soccorso”. Tuttavia,
non essendo il nodo con i
siracusani ancora sciolto, i
cartaginesi iniziarono a trattare
con questi. La cosa non andò giù
ai mamertini, che inviarono una
seconda richiesta di aiuto a Roma.
Si decise, inoltre, l’espulsione
dei punici dalla città. I
romani, dal loro punto di vista,
vedevano negativa la presenza di
Cartagine nello Stretto di
Messina, molto rischiosa per i
loro traffici commerciali e per il
controllo del Mediterraneo
centrale. Anche se non convinti,
quindi, fu votato l’intervento
militare in Sicilia. Era
l’inizio della prima delle guerre
puniche, che si risolveranno con
la vittoria romana, la distruzione
di Cartagine e, in pratica, la
nascita del futuro impero romano.
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