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   LA GALLERIA

 
   La Galleria Vittorio
  Emanuele III
 
   Opere di Camillo
  Puglisi Allegra
 
  
 
 
 

 

 

 

 

 
 

 

 
   



 

 

 
Dopo l'intervento di restauro è tornato a nuova vita
il prestigioso salotto urbano che Messina dovrà sapersi mantenere.
 
 
Restauri
di Sergio Bertolami

 

 

Il Palazzo della Galleria Vittorio Emanuele III, opera insigne dell’Ing. Arch. Camillo Puglisi Allegra (1884-1961) è stato realizzato tra il 1924  e il 1929. Per Messina è un esempio  singolare per le sue peculiari caratteristiche di spazio interno-esterno, pubblico-privato, luogo di transito, ma soprattutto di attrazione cittadina. L’edificio, per il suo pregio culturale, nel 2000 è stato dichiarato bene d’interesse storico-artistico ai sensi della ex Legge 1089/39.  Nel  Decreto di vincolo è sottolineato in modo particolare che la Galleria “costituisce un significativo esempio di architettura residenziale e per uffici del XX secolo, di gusto eclettico per la valenza plastico-decorativa, che la caratterizza sia dall’interno che dall’esterno”.

L’impostazione planimetrica dell'isolato 323,  su cui il Palazzo insiste, è risolta con la suddivisione in tre distinti comparti edilizi, che partono da quote differenti e che in negativo delineano una strada interna. I tre bracci della Galleria, in cui il percorso si dirama a forma di "Y", convergono verso un esagono centrale, posto in asse con la cupola caratterizzante l’ideale baricentro della struttura architettonica. La copertura è formata da una doppia volta, protettiva all’esterno, artistica all’interno, ideata al fine di mitigare le escursioni termiche. L’intelaiatura metallica di sostegno delle vetrature artistiche, a differenza di altre monumentali Gallerie italiane ed europee, è ancorata ad una struttura intelaiata in cemento armato, anziché in ferro o ghisa, materiali largamente utilizzati per questo scopo a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Altra particolarità progettuale, dettata dalla forte differenza di quota fra le strade urbane, è la soluzione di una scalinata interna a conclusione del ramo che conduce a via Oratorio della Pace, elemento tipologicamente atipico, ma non unico, per una Galleria monumentale.

L'opera fa stilisticamente riferimento ad elementi ornamentali collocabili fra Eclettismo e Déco. La composizione dell’intero  percorso coperto è resa unitaria da una delicata armonia di linee decorative. Le ripartizioni geometriche della pavimentazione sono in diretta relazione con la sovrastante tessitura di copertura. Il collegamento formale tra pavimentazione e volta è determinato dal ritmo delle lesene che ripartiscono  i fronti.  Questo disegno unitariamente cadenzato ed organico delle facciate interne della Galleria non si mantiene all’esterno. Infatti, lungo il perimetro viario cittadino, ciascun corpo di fabbrica è autonomo per trattamento compositivo dei prospetti, nei quali è utilizzato un ricco repertorio di elementi ornamentativi e simbolici, differenti per disegno e preziosità di linee  in relazione all’importanza della strada. Le facciate  compositivamente più ricche, per la migliore fusione di forme e motivi architettonici, sono quelle che prospettano sull’importante via Cavour e naturalmente su Piazza Antonello, dove è collocato il grande arco principale d’accesso alla Galleria.

L’edificio, ultimo in ordine di tempo, fra quelli che fronteggiano la piazza Antonello, è perfettamente armonizzato con il contesto monumentale. D'altra parte la volontà di un contorno ambientale omogeneo negli allineamenti e nelle masse era già stato espresso sin dall’inizio dal Consiglio Superiore dei LL.PP che nei riguardi dell'ornatum urbis riconosceva la necessità di presentare “masse euritmiche come le piazze e le linee curve richiedono".

Sin dalla sua edificazione si è sempre pensato a questo Palazzo come ad "un importante centro di vita cittadina, diurno e serale... un cospicuo edificio, con Galleria di ritrovo per il pubblico e con locali da destinarsi ad uso uffici ed Aziende commerciali, a negozi e caffè". La volontà della popolazione messinese, che viveva gli anni fervidi della ricostruzione post-terremoto, era quella di far tornare a palpitare l'antico cuore della città, nel tentativo di ristabilire un equilibrio fra il nuovo centro cittadino, quello che si estende a partire da piazza Cairoli ed il Viale S. Martino, verso sud, e il centro in cui era ubicata la città storica, che il terremoto non ha risparmiato.  All’epoca si dava quasi per scontato che con la costruzione dei grandi edifici da destinarsi a servizi pubblici, il centro avrebbe riacquisito l’importanza che aveva prima del tragico evento del 1908.

Questa aspettativa è ripetutamente riposta in ciascuno dei tre Palazzi monumentali che delineano il perimetro della piazza Antonello,  allora denominata semplicemente piazza Circolare o Cavour. Con grande attesa, ogni volta delusa, la città segue l'inizio dei lavori e il successivo completamento  del Palazzo delle Poste e Telegrafi, opera dell'architetto Vittorio Mariani, del Palazzo della Provincia, dell'ingegnere Alessandro Giunta, del Municipio dell’architetto Antonio Zanca. In realtà, questi grandi edifici pubblici non potevano garantire che il centro urbano, popolato di giorno, non si svuotasse  a sera, dopo la chiusura degli uffici.

Il dibattito per la costruzione di un edificio che fosse in grado di rivitalizzare il centro urbano nelle ore serali e notturne, si avvia parallelamente alla ricostruzione dell’intera città. In effetti il centro di Messina è ancora ingombro in gran parte da macerie e da costruzioni provvisorie in legno. L’Ufficio Speciale delle Espropriazioni è all’opera per determinare, nel minor tempo possibile ed in modo definitivo, le indennità di espropriazione dei beni immobili pre-terremoto, ricadenti all’interno della maglia di isolati, previsti in applicazione del Piano Regolatore Generale, progettato dall’Ing. Luigi Borzì.

Le vicende della Galleria prendono l’avvio nei primi giorni di novembre  del 1920, quando con la deliberazione da parte della Giunta Municipale riguardante la divisione in comparti dell’isolato 323, si rende evidente che occorre agire in fretta per modificare la disposizione appena approvata. Al fine di evitare lo spezzettamento in una serie di fabbricati distinti, occorre perentoriamente dichiarare l’isolato 323 “comparto unico”, ricoprente  una superficie complessiva di mq 4.000. Si impone infatti la necessità di realizzare un unico edificio, rispettando l’uniformità degli altri tre lati della monumentale piazza Circolare (oggi Piazza Antonello), occupati dal Palazzo Municipale, dal Palazzo delle Poste, dal Palazzo della Provincia.

Fortunatamente gli interessi pubblici, nel caso specifico, coincisero con quelli privati. Su di un numero della rivista Sicilia Elettrica, apparso nel giugno 1930, quando la Galleria era oramai completata, leggiamo: "La costruzione è sorta sotto gli auspici del gruppo finanziario della Società Generale Elettrica della Sicilia, che dovendo provvedere ad una decorosa sede definitiva per i propri uffici e servizi, volle – di piena intesa con le autorità amministrative e politiche – arricchire Messina di questo pregevole speciale edificio che soddisfacesse anche ad esigenze di interesse generale". La Società elettrica messinese, nel corso del 1920, aveva cominciato ad interessarsi all’area dell’isolato, acquistando terreni ed obbligandosi a costruire un edificio a carattere artistico, in grado di soddisfare le necessità dell’Amministrazione comunale di concludere degnamente le quinte architettoniche della piazza Circolare.

Occorre, per inciso, evidenziare che l’idea di  arricchire Messina di una Galleria monumentale, è ampiamente diffusa nell’animo della città. Non a caso il 22 febbraio 1921 la Giunta comunale delibera che la superficie a sud di Piazza Cairoli venga destinata alla costruzione di un fabbricato artistico di pubblico interesse, con esplicito riferimento alla tipologia delle Gallerie, che ornano le grandi città italiane: basti ricordare Milano, Torino, Genova, Napoli, Roma. Tuttavia, questo edificio non verrà mai eretto, preferendo lasciare a piazza Cairoli l’ampiezza prevista dallo strumento urbanistico.

Parallelamente al dibattito cittadino sulla Galleria di Piazza Cairoli, negli uffici tecnici comunali si studia lo schema di convenzione che dovrà essere approvato dalla Giunta municipale, descrivendo dettagliatamente  la Galleria da erigere nell’isolato 323. Si prescrive, fra l’altro, che il progetto esecutivo dovrà essere elaborato da parte della ditta aggiudicataria della gara d’appalto per l’esecuzione dei lavori.

La Società Generale Elettrica della Sicilia (S.G.E.S.) sottoscrive la dichiarazione con la quale si obbliga al rispetto delle clausole dettate dal Comune, cioè di adibire l’isolato a luogo di passeggio anche durante le ore serali e di rispettare il capitolato d’oneri ed il regolamento relativi alla costruzione. Poco più di un mese dopo, il 4 febbraio 1924, a Milano viene fondata la Società Anonima Imprese Edilizie (S.A.I.E.). Il capitale è formato da quote azionarie della Società Generale Elettrica della Sicilia e della  Società Tirrena Finanziaria anonima per azioni con sede in Milano, alla cui testa sono il Senatore Dott. Luigi Della Torre, Vice Presidente della S.G.E.S., ed il Cavaliere del Lavoro Comm. Francesco Paolo Lo Presti, proprietario dei Mulini di Milazzo e della Società Birra Messina.

Ad Agosto del 1924 è espletata la gara per l’aggiudicazione del comparto unico dell’isolato 323 del Piano Regolatore. La Società elettrica risulta assegnataria dell’appalto e si impegna a consegnare il progetto definitivo, come da contratto, otto mesi più tardi. Uno schizzo di progetto viene comunque allegato all’atto pubblico. E’ stato elaborato dall’Ing. Arch. Camillo Puglisi Allegra, messinese, con titolo di studio acquisito alla Regia Scuola d’applicazione di Roma. All’epoca Puglisi Allegra svolge la propria attività professionale a Venezia dove è contemporaneamente  impegnato nella redazione del progetto della maestosa Camera di Commercio della città lagunare. A Messina è già conosciuto ed apprezzato, avendo progettato nel 1911 proprio il Palazzo della Borsa e Camera di Commercio, del quale al momento sta seguendo la costruzione.

Con quattro mesi di ritardo rispetto alle date concordate, viene presentato il progetto della Galleria, che sarà approvato dalla Commissione Edilizia comunale nella seduta del 2 settembre 1925. Il parere favorevole è rilasciato a condizione che all’atto dell’esecuzione dei lavori si provveda ad allargare la via di transito, in previsione della cessione al Comune, nonché ad aumentare numero e dimensione delle finestre dell’attico posto sotto la volta. Queste modifiche, e quelle imposte dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici circa l’alleggerimento dei prospetti “dalle eccessive ornamentazioni e cesellature”, porteranno necessariamente ad una nuova versione di progetto, che corrisponde all’opera che oggi ammiriamo.

Il Palazzo della Galleria è un edificio prestigioso, degno perciò di essere intitolato “al nome Augusto del Sovrano". E’ anche un lussuoso edificio d'avanguardia, per i tempi, sia sotto il profilo della tecnica edilizia che delle finiture poste in opera. La modellazione delle parti ornamentali dei prospetti esterni ed interni al percorso vetrato è eseguita dagli scultori Antonio Bonfiglio e Giuseppe Ajello. Le decorazioni esterne sono opera di Ettore Lovetti, che nel corso di questi anni ha eseguito gli stucchi del Palazzo della Provincia e del Municipio. Le ornamentazioni degli appartamenti privati e degli uffici sono dal pittore Carlo Siviero.  Le soluzioni tecniche si presentano innovative,  grazie  all'installazione, completamente incassata, degli impianti delle reti elettriche, idriche, telefoniche. Le finiture preziose sono opera di molte ditte provenienti da ogni parte d’Italia: da San Donà di Piave, per gli infissi e i ferri battuti; da Cremona, per i pavimenti in ceramica porcellanata; da Messina stessa, per i lavori in legno e da Venezia per i parquet e i vetri artistici; da Milano, per le lavorazioni metalliche della volta di copertura.

L'avvenimento della inaugurazione della Galleria Vittorio Emanuele III  viene celebrato lunedì 12 agosto 1929 alla presenza di autorità ed invitati. Cinque anni più tardi, il 4 ottobre 1934, la S.A.I.E., avendo completato il suo programma d’investimento, viene messa in liquidazione e la Galleria, già sottoposta a vincolo di pubblico passaggio, viene ceduta al Comune di Messina, che da quel momento assume la  piena proprietà della via di transito e della sua copertura ed illuminazione.

A partire dal 1999, su sollecitazione della Soprintendenza per i BB.CC.AA., il Comune di Messina ha provveduto al restauro di questo bellissimo percorso vetrato e il Condominio dei proprietari privati si è accinto al recupero delle quinte architettoniche. Il primo progetto è stato, infatti, predisposto per conto del Comune di Messina, al fine di operare la manutenzione della pavimentazione, della copertura, dell’illuminazione e per la realizzazione di cancellate artistiche di chiusura. Il secondo progetto è stato elaborato per conto del Condominio dei proprietari privati, fra i quali l’E.N.E.L., per provvedere alla manutenzione dei prospetti interni. I lavori, progettati e diretti dal sottoscritto, sono iniziati a maggio del 2002 e sono stati definitivamente completati nel mese di aprile 2005. A giugno, dopo il collaudo, l'inaugurazione e l'apertura a transito pubblico.

Restituita al suo originario splendore, la vita in Galleria, potrà tornare ad essere quella dei suoi esordi, sfarzosa e rutilante, a somiglianza di un elegante salotto urbano, con bei negozi commerciali e caffè, ma anche luogo qualificato per incontri, esposizioni, feste e balli pubblici, come quelli che le cronache ancora ricordano. 

   
 
   
   
 
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