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  LE TRADIZIONI DEL PANE
 

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La pianta del Triticum cresce ovunque, tranne che nelle zone equatoriali. Essa è un genere che fa parte della famiglia delle Graminacee o Poacee. E’ un cereale. La chiamiamo anche tritico, o più semplicemente frumento o grano. E’ alla base delle culture più antiche, tanto che ne sono state ritrovate tracce in Iraq, risalenti a 5000 anni fa. Nonostante ciò, la classificazione del genere Triticum risulta complessa e non accettata da tutti gli studiosi. Tutt’oggi è oggetto di ricerche. Infatti, alcuni suggeriscono l’unificazione del genere Triticum  con il genere Aegilops. Sono in corso analisi genetiche.
A questo proposito, nel 1974, si è ottenuta una modificazione della pianta del grano, da parte di Nazzareno Strampelli (con l’irradiazione di Raggi X). La varietà ottenuta risulta più resistente e di maggior resa. E’ chiamata "Creso".
In ogni caso, la pianta del frumento risulta delicata, sia nei confronti dei parassiti sia delle avversità metereologiche.

Gli studiosi e gli archeologi, da ricerche attente, fanno risalire le prime coltivazioni del grano in un’area ristretta particolare, che va dai rilievi del Caucaso e dell’Iran alle spiagge palestinesi. Al centro, la fertile area bagnata dal Tigri e dall’Eufrate (attuale Iraq). La coltivazione del grano spinse gli agricoltori a realizzare dei canali per irrorare aree sempre più vaste. Il raccolto del frumento apparve, infatti, di grande importanza economica e sociale. La sua produzione portò ad una serie di accorgimenti, quali la difesa del prezioso bene. Città murate, eserciti, armi per la difesa, strade per il trasporto o la sua commercializzazione, insomma, il frumento creò le prime forme di sviluppo umano. Tutto il contrario delle popolazioni nomadi, che non coinvolgevano lo sviluppo del territorio.
Ciononostante, inizialmente erano diverse le granaglie coltivate. La civiltà greca al frumento preferiva l’orzo. Così in Sicilia si diffusero le coltivazioni d’orzo. Poiché, invece, la comunità romana, predileggeva il grano, con la conquista e lo sviluppo dell’impero, la maggiorparte del territorio fu impegnato in questo tipo di piantumazione. La Sicilia divenne “il granaio di Roma”.

Esiste il grano duro ed il grano tenero. Con il frumento duro macinato (dette semole) si produce la pasta secca, mentre dal frumento tenero si ottiene la farina (dai granuli piccoli e tondeggianti), con cui si realizzano svariatissimi alimenti (tra cui, anche la pasta fresca). Perciò, un pacco di questa si trova in quasi tutte le case. La legge italiana vieta l’uso di grano tenero nella pasta secca industriale, anche se in piccole percentuali, pena l’accusa di frode. Al di fuori dell’Italia, purtroppo, non è così.
La ricetta, comunque, ad essa legata, più importante e più antica, è quella del pane.

La raccolta del grano si ottiene con la mietitura (il taglio delle spighe) e con la trebbiatura (la divisione dei chicchi dalla paglia). Oggi le due fasi si ottengono contemporaneamente con l’uso di una moderna mietitrebbia.
I cinque maggiori produttori al mondo di frumento sono: la Cina (con 115 milioni di tonnellate), l'India (con 81 milioni di tonnellate), la Russia (con 62 milioni di tonnellate), gli USA (con 60 milioni di tonnellate) e la Francia (con 38 milioni di tonnellate). In Italia, ogni anno, si raccolgono circa 8 milioni di tonnellate di grano. Tra i produttori nazionali, spicca la provincia di Foggia.
Ogni anno nel mondo vengono raccolti 681,9 milioni di tonnellate di grano, di cui l’ Unione Europea produce 138,7 milioni di tonnellate. Tutti i dati sono riferiti al 2009.

Come capita con gli alimenti più comuni ed utilizzati, anche dal grano si ottengono i più svariati prodotti. Dal germe del frumento, essendoci in esso dei grassi, se ne estrae l’olio di frumento, molto deperibile, ma con cui si fabbricano saponi e saponette. Dal frumento si estrae ancora l’mido e l’alcool (facendolo fermentare).  Inoltre, da uno dei suoi prodotti di scarto, la paglia, si può realizzare la carta, oltre ad essere impiegata nelle stalle con gli animali. Con la crusca, utilizzata come foraggio per i bovini ed i cavalli, unita alla farina, si ritorna alla panificazione: di pane o biscotti integrali.