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 Trovai tutti persuasi che la Giovine Italia era pazzia; pazzia le sette, pazzie il cospirare, pazzie le rivoluzioncine fatte sino a quel giorno, senza capo né coda”. (Massimo d'Azeglio, Degli ultimi casi di Romagna)
La Giovine Italia, come associazione segreta, durò relativamente poco: si va dalla fondazione a Marsiglia del luglio del 1831, al suo scioglimento
il 5 maggio 1848, quando ad opera del suo fondatore, Giuseppe Mazzini, confluì nell’Associazione Nazionale Italiana (sempre fondata dallo stesso). Ebbe vita alterna: dopo le tentate insurrezioni in Savoia del 1833 e 1834, l’associazione sparì per quattro anni, per ricomparire nel 1838 in Inghilterra. Dieci anni dopo, lo scioglimento.
La Giovine Italia nel 1834 presso Berna, si fonde con la Giovine Germania, la Giovine Polonia e la Giovine Francia, per dare vita alla Giovine Europa, tutte creature sempre del Mazzini. E’ evidente la lungimiranza del politico italiano.

Dopo l’arresto dovuto al moti del 1830 in Piemonte, Mazzini, processato come carbonaro, non potendosi provare la sua partecipazione attiva nei fatti, fu posto davanti all’alternativa: o il confino in un paesino del Piemonte o l'esilio. Egli scelse quest’ultimo. Passando per la Svizzera si recò prima a Lione e poi a Marsiglia. Nel 1831 il suo carattere indomito, lo portò alla fondazione di una nuova setta segreta: la Giovine Italia. La nuova associazione aveva come scopo l'unione degli stati italiani in un'unica repubblica governata da un governo centrale, pena la debolezza nei confronti degli altri stati unitari europei. L'obiettivo sarebbe stato raggiunto attraverso un'insurrezione popolare provocata da una serrata guerra per bande. Infatti  Il motto dell'associazione era proprio Dio e popolo. Per raggiungere le masse l’associazione doveva essere “tendente anzitutto a uno scopo di insurrezione, ma essenzialmente educatrice fino a quel giorno e dopo quel giorno”. Per diffondere il messaggio di indipendenza, unità e repubblica fu anche fondato, nel 1832, il giornale La Giovine Italia.
Unitamente ad altri esuli e con i gruppi di Filippo Buonarroti e con associati al movimento sainsimoiano francese,  Mazzini portò avanti l’analisi delle motivazioni alla base degli insuccessi ottenuti dalla Carboneria. Molte erano le pecche nella preparazione degli eventi, la piccola dimensione dei progetti politici, spesso limitati ad un livello provinciale, scarsi collegamenti con gruppi limitrofi, uomini chiave e