Il fine di queste pagine è far capire che anche mangiare
o bere è cultura. E' la
cultura di un popolo che dalla sua terra ha sempre tratto sostentamento, che lha
coltivata con amorevolezza e perseveranza. Tratteremo della cucina della tradizione,
quindi, legata alle stagioni e molte volte alle feste religiose e propiziatorie; la cucina
dei nobili e quella del
popolo. Non solo perciò la
cucina dei "monsù", ossia i cuochi dei baroni, ma anche quella della gente
comune, che nella semplicità traeva piatti freschi e gustosi, fra i cui ingredienti
sembrava esserci persino il naturale profumo dellorto.
A questo proposito ci pare appropriato prendere spunto
dalle parole che da Sidney ci scrive il signor Antonino Biondo, un nostro assiduo
visitatore (ormai un nostro amico), da anni in Australia. Attraverso un suo ricordo di
ragazzo ci fornisce una significativa testimonianza della buona cucina casalinga
siciliana.
«Sono nato a Barcellona Pozzo di Gotto, ho fatto il militare a
Brescia, quindi mi sono trasferito a Sabaudia. Dal 1961 ho vissuto per lavoro nei paesi
del Mercato Comune e qui ho potuto conoscere le differenti cucine europee. Adesso mi trovo
in Australia e ho provato i cibi inglesi, giapponesi, cinesi, in altri termini la cucina
etnica di buona parte del mondo. Cè chi mangia nei ristoranti di lusso, dove più
paghi più esci con lo stomaco vuoto, e chi mangia sui marciapiedi, approfittando delle
bancarelle degli ambulanti, con quei piatti di pasta il cui condimento è impuzzolentito
dal fumo dei gas di scarico delle automobili che passano. Ma quanto è bello mangiare in
casa !
Mio padre era un coltivatore diretto e a volte ci toccava di rimanere in
campagna. Le pietanze erano genuine e gustose, ma non solo perché mangiavamo insieme ai
contadini. Oggi penso che il migliore cibo era quello di una volta, era quello che
cucinavano i nostri genitori: i bei piatti di pasta condita con pomidoro fresco, con
prezzemolo, con succo di limone, aglio e pepe. Per secondo un paio di melanzane ripiene
oppure un po di "pesce stocco a ghiotta". Il tutto annaffiato da mezzo
litro di buon vino fatto in casa. Questo capriccio se lo poteva passare chi non comprava
niente, se non lo stoccafisso. Vi posso assicurare che questo era il miglior mangiare». Buona lettura e buon appetito.
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