Sono passati
cinquant’anni (era. Il 12 aprile 1961) da
quando un giovane ragazzo russo,
ventisettenne, figlio di semplici
contadini, Yuri Gagarin (pilota militare),
fu inviato nello spazio a bordo della
piccolissima navicella Vostok 1. Si trattò
di un viaggio molto breve: appena
un’orbita intorno al pianeta, due ore in
tutto tra partenza e rientro. Quel giorno,
memorabile, lo spazio si aprì all’umanità.
Yuri disse quelle brevi parole: “Vedo la
terra, è azzurra". Un emozione improvabile
prima di lui. Fino a quel momento l’uomo
si era limitato a guardare fuori verso lo
spazio. Quel giorno un uomo, invece, dallo
spazio guardò verso la Terra, da allora
“il pianeta azzurro”.
Una mostra
fotografica e multimediale, promossa
dall'Agenzia di stampa russa Ria Novosti,
dall'Agenzia Spaziale Italiana e
dall’Università degli Studi di Roma "La
Sapienza", ne celebra il cinquantenario,
attraverso la raccolta di 35 fotografie
(alcune inedite) e diversi video, al
Palazzo del Rettorato di Roma. Le foto
sono state attentamente selezionate
dall’immenso archivio della Ria Novosti.
Esse coprono non solo lo spazio
dell’impresa storica, ma anche la
preparazione fino ai viaggi all’estero
dopo l’impresa e ad immagini della vita
privata del suo eroe.
All’inaugurazione della mostra hanno
partecipato: il del Presidente di
Roscosmos Anatoly Perminov e il Presidente
dell'Asi Enrico Saggese. Il Direttore
della Ria Novosti per l'Italia Sergey
Startsev, ha evidenziato come, al di là
dei profondi mutamenti storici, la figura
di Yuri Gagarin, eroe dell’intera umanità,
abbia superato il tempo, e come "il suo
nome e' tuttora sulla bocca e nell'anima
dei russi, cosi' come lo era 50 anni fa".
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