In questo periodo in Italia sorgono scuole un pò
dappertutto con tendenze diverse presso le corti o nei grandi
centri urbani. Venezia si distingue su tutte. Già nel
Seicento la sua pittura era stata di grande livello,
distinguendosi per l'originale tendenza “coloristica”. Ma è nel
Settecento che la pittura veneta raggiunge il suo culmine. Le
grandi correnti artistiche, ad esempio il Vedutismo, passano
sempre di più per la città lagunare. Tra i pittori che operano a
Venezia si distingue l'opera di Giovan Battista Tiepolo
(1696-1770). Egli non segue la mimesi ma l'ostentata finzione ed
esagerazione:unisce, nelle decorazioni parietali e dei soffitti,
una grande fantasia di colori ad un senso magico della
prospettiva.(Affreschi di Villa Valmarana a Vicenza). Si
possono cogliere nell’opera di Tiepolo ingredienti di cultura
tardo cinquecentesca e secentesca Molti altri sono pittori
che hanno legato la loro fama a Venezia. Tra questi si
distinguono Giovanni Antonio Canal, più conosciuto come il
Canaletto (1697-1768) e Francesco Guardi (1712-1793), che
operano nella città veneta. Il Vedutismo è un genere pittorico
che rappresenta vedute prospettiche di città o paesaggi,
limitandosi alla realtà oggettiva del panorama, soprattutto
architettonico, in modo scientifico tramite l'uso della camera
ottica. Eccezionale è il rinnovamento nelle rappresentazioni di
Venezia del Canaletto, così attente nella riproduzione (nei suoi
quadri pur di piccolo formato) dei bellissimi palazzi,
diffondono ovunque delle bellissime immagini della città. Al
tempo stesso per la loro precisione e accuratezza (il valore
matematico della prospettiva), possono essere considerate dei
veri e propri rilievi architettonici, una vera documentazione di
Venezia in quel secolo. Egli è affascinato dalle idee
razionalistiche dell'Illuminismo, ed è per questo che propugna
la ricerca di una specie di scientifica oggettività, avvalendosi
proprio dello strumento ottico. A differenza di Canaletto,
Guardi non crea una rappresentazione quasi fotografica, ma cerca
di rappresentare nei suoi quadri la luce della città lagunare
con veloci tocchi di pennello. Egli cerca la città con la
memoria, con rappresentazioni meno scientifiche e più emotive.
Crea così alcuni capolavori dove la "curiosità" si lega ad un
colore prezioso. Altri pittori si applicheranno alla
raffigurazione di Venezia: il figlio del Tiepolo, Giandomenico;
Giovan Battista Piazzetta e Pietro Longhi. L' architettura
veneziana del Settecento determinerà sostanzialmente il
caratteristico aspetto odierno della città lagunare. Tra gli
architetti che la generarono, un grande artefice fu Baldassarre
Longhena (Chiesa della salute).
Tra gli artisti vedutisti, c'è Van Wittel, pittore
olandese, che ne è uno dei maggiori esponenti. Egli si reca
spesso a Napoli. La città partenopea, grazie a questo artista,
viene rappresentata con quadri prospettici notevolmente
scientifici e rigorosi. Van Wittel, come Canaletto, adopera la
camera ottica. “uno strumento ottico che inquadra e permette i
vedere meglio la realtà...vedere con ordine, con gli occhi e la
mente insieme. Vedere le singole cose e il contesto che formano;
ma sapendo che l'ordine non è della realtà oggettiva, bensì
della mente che valuta e coordina i dati del senso”. (Argan)
Sempre a Napoli si distingue la pittura di Giordano. Nei suoi
quadri spariscono i riferimenti naturalistici. Giordano supera
la grandiosità barocca di P. Da Cortona, anticipando nella sua
pittura molte tendenze del gusto decorativo europeo. Da
ricordare la notevole creatività di Corrado Giacquinto e per i
vivaci ambienti scenografici di Francesco Solimena (detto
l’Abate Ciccio). A Napoli opera soprattutto l'architetto
Vanvitelli che per i Borboni progetta e costruisce la grandiosa
Reggia di Caserta, immersa in un enorme parco di stile rococò,
con giochi d’acqua e fontane e arredato da statue mitologiche o
di gusto arcadico.
Tipica di una cultura illuministica,
come abbiamo visto, è la passione per il "il paesaggio". Ma
questo sviluppatosi a Roma (abbiamo già parlato di Giambattista
Piranesi), dietro l’esempio classico di Poussin e di Lorrain,
non poteva che riempirsi di ruderi dell'antica Roma. Nelle opere
dei cosiddetti "Rovinisti" si anticipa preannunciandolo il
Romanticismo. In architettura i riferimenti non mancano nella
città eterna. Così, alla fine del barocco, ci si ispira sia
dalle esperienze del Bernini sia da quelle del Borromini. Altri
architetti come Ferdinando Fuga (Palazzo della Consulta,
Facciata di Santa Maria Maggiore), contaminano la propria
opera con un chiaro riferimento neoclassico. A Roma si sviluppa
anche la nuova urbanistica settecentesca, essendo il centro del
cattolicesimo. Nel 1721 viene realizzata la scalinata di
Trinità dei Monti grazie all’opera di Alessandro Specchi e
Francesco De Sanctis. Nel 1733 segue la Fontana di Trevi
ad opera di Niccolò Salvi, che riempie l'omonima pazza con uno
spettacolo scrosciante di statue e festosi giochi d’acqua.
A Torino si impone l’attività di un grande architetto, il
messinese Filippo Juvara (piano regolatore della città,
Basilica di Superga, Palazzina di caccia di Stupinigi);
che successivamente passò dalla corte dei Savoia a quella
spagnola, realizzando preziose costruzioni.
Alessandro
Magnasco, pittore di calda fantasia descrittiva, operò a Genova.
A Bologna, si distingue la figura di Crespi. Egli pratica
una pittura “naturalistica". Basandosi su effetti luministici,
egli coglie nella sua opera episodi di vita quotidiana.
Ugualmente in Lombardia, Giacomo Antonio Melchiorre Ceruti
(1698-1767), detto il Pitocchetto, dipinge opere a soggetto
religioso, nature morte e ritratti. Aveva come soggetti
principali i poveri, i reietti, i vagabondi, i pitocchi
(da qui il soprannome di Pitocchetto). Nella
ritrattistica (intensamente caratterizzata) si distingue Fra’
Galgario (Giuseppe Ghislandi).
In Sicilia si mette in
mostra uno scultore innovatore come il palermitano Giacomo
Serpotta. La sua produzione artistica comprende numerossissime
varietà di sculture a stucco, il quale consentendo grande
duttilità della materia, gli permise di legare il suo nome al
gusto e allo spirito del rococò.
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