Il termine Grand Tour, sembra essere stato coniato da
Richard Lassels sulla guida An Italian Voyage pubblicata
nel 1698. Il successo, invece, del libro di Thomas Coryat,
Coryat's Crudities, è indicato come l'inizio della moda del
Grand Tour.
Il Grand tour è a tutti gli effetti un grande
viaggio. A partire dal XVII secolo iniziò la moda per i giovani
britannici della buona società di effettuare un viaggio
nell’Europa continentale. Se all’inizio il Grand Tour si
svolgeva principalmente negli stati del nord, Francia, Olanda e
Germania, le nuove scoperte archeologiche di Pompei ed Ercolano,
e la nuova moda neoclassica, compresero nel viaggio soprattutto
l’Europa del Sud, in particolare l’Italia. L’archeologia romana
a Roma e l’archeologia greca a Paestum e in Sicilia, erano tappe
fondamentali per una riscoperta dell’arte in età classica, ma
anche i tesori artistici di tutta l’Italia erano oggetto del
Grand Tour (Venezia, Firenze, Pisa, Bologna, Napoli, i Campi
Flegrei e i centri vesuviani. I giovani nobili inglesi nei
loro viaggi facevano lunghi giri turistici, studiavano la
politica, la cultura, l'arte e le antichità dei paesi europei, e
acquistavano opere d'arte e d'antiquariato. Vennero così a
conoscenza delle opere del Palladio e dei modelli di riferimento
del Neoclassicismo. Per gli studenti di arte scendere in Italia
era basilare per la loro conoscenza e formazione professionale.
Oltre l’acquisto di reperti archeologici, anche l’acquisto di
vedute paesaggistiche aveva una grande importanza. Tra i
vedutisti più importanti vi erano Pompeo Batoni, Canaletto, e
Piranesi. Gli allievi dell’Accademia di Francia a Roma,
svolgevano questa pratica, sia con la vendita delle loro
composizioni, che offrendosi come guide. Al Grand Tour,
specie verso l'Italia, parteciparono anche i giovani di altri
paesi europei, come la Germania e la stessa Francia. Anche il
poeta tedesco Johann Wolfgang von Goethe soggiornò nel nostro
paese dal 1786 al 1788. Da questa esperienza trasse il libro
"Italienische Reise" ("Viaggio in Italia"), edito nel 1817.
Ebbe un grande successo e venne considerato per decenni la
bibbia del Grand Tour. Anche Sthendal venne in Italia e arrivò
fino in Sicilia, scrivendo: “per
cogliere tutta l'essenza del Bel Paese è d'obbligo visitare la
Sicilia con le sue meravigliose rovine greche”.
Dopo un periodo di stasi, perdurando la rivoluzione francese
e le guerre napoleoniche, il Grand Tour tornò di moda con la
Restaurazione, senza, però, il successo riscosso nel XVIII
secolo.
Venne di moda nel Settecento, oltre il Grand
Tour, per i giovani dell’aristocrazia della Gran Bretagna, di
soggiornare a Parigi, polo culturale dello stile e della
sofisticazione in Europa. Il giovane, accompagnato dal suo
tutore e curato dal suo valletto, al suo arrivo, rinnovava il
suo intero guardaroba e iniziava lo studio dei modi e costumi
raffinati della corte francese. L’educazione nel comportamento
“alla francese” gli permetteva, non solo l’ingresso nella
società francese, ma anche il risalto e una posizione di spicco
all’interno della stessa aristocrazia britannica.
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