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Il 10 aprile 1796, Napoleone scende in Italia col suo esercito e con veloce colpo di mano occupa parte dei territori ad amministrazione austriaca: il Ducato di Milano, e di Mantova; i territori del Ducato di Modena e Reggio e quelli di Bologna e Ferrara, che facevano parte dello Stato della Chiesa. Poiché Napoleone cercava di stabilizzare i territori occupati per continuare la campagna militare contro gli Austriaci, “ispirò” l’aggregazione di questi luoghi. Il 16 ottobre 1796 nasceva, infatti, a Modena la Confederazione Cispadana, che comprendeva Modena, Reggio Emilia, e le ex pontificie Bologna e Ferrara.
Il congresso delle quattro città riunite, in dicembre a Reggio Emilia, proclamò la Repubblica Cispadana, invitando altre città alla riunificazione. Sempre a Reggio Emilia, il 7 gennaio 1797, nella sala dell'Archivio ducale , adottò come bandiera un tricolore orizzontale, con strisce rosse, bianche e verdi con uno stemma al centro, composto da una faretra, trofei di guerra, e quattro frecce simboleggianti le quattro province fondatrici, il tutto al'interno di una corona di alloro. Era nato il tricolore che, in seguito modificato, diverrà la bandiera dell’Unità d’Italia.
Ottenuta la Romagna con il Trattato di Tolentino, Napoleone decise una diversa aggregazione. La Romagna si aggregava alla Repubblica Cispadana, mentre Modena, Reggio Emilia, Massa e Carrara si univano alla Repubblica Transpadana (ex Ducato di Milano). Il 29 giugno 1797 nascevano la Repubblica Veneta e la Repubblica Cisalpina. Il 9 luglio 1797, comunque, le due Repubbliche Cispadana e Transpadana si fusero nella Repubblica Cisalpina, con Milano capitale.
Con il Trattato di Campoformio, il 17 ottobre, l’Austria riconobbe il nuovo Stato, annettendo, come controparte, la giovane Repubblica Veneta. La Repubblica Cisalpina, comprendeva in linea di massima, le odierne regioni Lombardia ed Emilia-Romagna e marginalmente Veneto (i territori veneti compresi tra l'Adda e l'Adige) e la Toscana.

La Repubblica, nella politica di espansione al fine di riunificare aree di lingua italiana, cercò di annettersi anche territori ad amministrazione svizzera. Vi fu, ad esempio, l’occupazione di Campione d'Italia e all'annessione della Valtellina (si provò anche, nel 1797, con Lugano). Alla nascita della Repubblica elvetica, i tentativi di annessione terminarono.
La Costituzione cisalpina venne emanata l'8 luglio 1797, di stampo moderato, simile a quella francese del 1795. Era governata da un Direttorio, composto da cinque ministri, eletto dai due Consigli, quello dei Seniori e quello dei Giuniori (che si occupavano dell'approvazione dei trattati, dei tributi e di eventuali modifiche costituzionali), più il ramo legislativo. In quest’ultimo operarono personaggi importanti del calibro dei letterati Pietro Verri e Giuseppe Parini o dello scienziato Alessandro Volta.
Tuttavia la massima autorità rimase al comandante in capo della polizia e del presidio militare francese in Lombardia (composto da venticinquemila soldati). Pur concepito, in teoria, quindi, come stato indipendente, alleato a quello francese, in pratica, ne era subordinato. Infatti, non solo questi militari erano a spese della repubblica Cisalpina, ma la stessa dovette formare un esercito di trentamila uomini, di sostegno a quello francese in eventuali campagne militari. Quando venne il momento di approvare il trattato con la Francia, essendo chiaro il suo significato, il Consiglio dei Seniori lo bocciò. Il generale francese Louis Alexandre Berthier, e poi  il generale Guillaume Marie Anne Brune, che lo sostituì, senza mezzi termini arrivarono a destituire alcuni membri dei Giuniori e Seniori. Alla fine, ovviamente, il Trattato fu ratificato l'8 giugno 1798.

La seguente vita della Repubblica fu alquanto travagliata, dipendendo dalle fortune militari e dalla volontà di Napoleone. Sciolta nell'Agosto del 1799 (con la vittoria degli eserciti austro-russi), fu ricostituita il 9 febbraio 1801, grazie al Trattato di Lunéville. Fu ricostituita la Repubblica Piemontese (col nome di Repubblica Subalpina) e furono riannessi i territori della Repubblica Veneta ed i nuovi delle rimanenti Legazioni Pontificie (nell’area delle attuali Marche). L’anno successivo, il 26 gennaio 1802, con decisione della Consulta di Lione la Repubblica Cisalpina si trasforma in Repubblica Italiana, con Napoleone suo presidente. Come vice-presidente fu nominato Francesco Melzi d'Eril, già abile componente del precedente stato. Affiancato da capaci collaboratori, il Melzi cercò di affrancare il governo dalla pesante influenza francese e, contemporaneamente, riunificare l’intera penisola sotto un unico stato. Forse per questo, nel quadro di un’amministrazione moderna, egli fece approvare la coscrizione obbligatoria, nel tentativo di dare un peso militare al giovane stato, proiettato verso ipotesi future.
Ma la Repubblica Italiana non durò a lungo: lo stesso Napoleone, il 18 marzo 1805, incoronandosi imperatore, proclamò la fine di essa e la nascita del Regno d'Italia. Il sogno di uno stato sovrano e indipendente fu rimandato al futuro.



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